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Villa Floridiana, il museo Duca di Martina non ha più nemmeno il custode per aprire e chiudere i cancelli ai visitatori. Unica risorsa, i volontari

Posted by on Lug 26, 2018

Villa Floridiana, il museo Duca di Martina non ha più nemmeno il custode per aprire e chiudere i cancelli ai visitatori. Unica risorsa, i volontari

La Floridiana è un parco dal verde intenso. Grandi alberi folti, un grande prato e vista sul mare.  E’ un luogo delizioso, riservato, raccolto.  Non è molto grande (con gli anni ha perso un pezzo). E’ silenzioso. Soltanto, a volte, grida gioiose di bambini si perdono nel verde. Viali dolci vi si insinuano seducenti. Il passato, la storia, ha fatto il suo lavoro. Quei viali dalle dolci curve sono di un tempo in cui non si andava, come ora si va, quasi meccanicamente diritti verso il futuro. Ma si andava con un consapevole cammino, ci si girava intorno. Si capiva dove ci si trovava, e si sentiva trascorrere la vita propria e  degli altri.

La Floridiana  fu un nido d’amore. Un amore non più giovane ma profondo. Tra un Re  e una bella siciliana. Lui, il re Borbone Ferdinando (che per la Storia fu III, IV e I) e Lucia Migliaccio, vedova, del principe di Partanna, con cinque figli e senza reddito.  Per lei, duchessa di Floridia, Ferdinando fece costruire questa villa. Che dimostra il suo amore e quello per la natura e la bellezza, la dolce bellezza del vivere amando.
Nella villa vi è una bianca palazzina di stile neoclassico-napoletano, il che vuol dire che, tutta bianca, si adegua alla irregolarità del terreno e cerca la vista del mare. Questa palazzina conserva, con alcuni dipinti d’epoca, un patrimonio di oltre 6.000 pezzi  di opere d’arte decorativa occidentale ed orientale.
Vetri e cristalli, coralli e tartarughe, porcellane e maioliche, avori e smalti. Il nucleo principale di questo tesoro è costituito dalla collezione di Placido de Sangro duca di Martina, che i suoi eredi donarono allo Stato italiano, dal 1919 proprietario del complesso della Floridiana.
  Alla direttrice, dottoressa Luisa Ambrosio, è affidata sia la villa che il museo (foto). Lei ama moltissimo l’una e l’altro, a cui ha dedicato quasi tutta la sua vita lavorativa, al 1979 ad oggi. Con un intervallo, dal 1987 al 2002, in cui fu chiamata a lavorare alle bellissime collezioni d’arte ceramica di Capodimonte.

La direttrice, una signora dall’aspetto dolce e cordiale, è una persona attiva e decisa a salvare questo tesoro che è insidiato dall’incuria delle Istituzioni. Infatti, per decisione del ministro Franceschini, il complesso della Floridiana, insieme ad altri 27 musei campani, fa parte del Polo Museale Campano, diretto dalla dottoressa Anna Imponente.
Le risorse economiche del Polo sono esigue e, a Napoli, vanno soprattutto alla reggia spagnola di piazza del Plebiscito, che ha una visibilità turistica maggiore. E qui occorre osservare che gli uffici turistici napoletani, pochi e con orario di apertura molto contenuto, non danno informazioni sull’esistenza della Floridiana né sugli avvenimenti museali, perché non li conoscono, né hanno depliant da offrire ai turisti. Una situazione deprimente e non solo.
Nonostante ciò, la direttrice Ambrosio cerca di pubblicizzare il bene che le è stato affidato con varie iniziative culturali: visite guidate, conversazioni colte, concerti ecc., mentre ricorre anche agli alunni delle scuole in alternanza scuola-lavoro. Per questa estate, ha preparato un fitto e vario calendario di iniziative. Tra cui Oki Do, Taijikuan, Yoga Integrale,Girokinesis, Kundalini Yoga e Sat Nam Rasayan (di cui c’è notizia  a fine articolo). Ma non ha denaro sufficiente a disposizione neanche per l’ordinaria manutenzione. Mi mostra la carta riciclata  (dalle scuole) usata dal suo ufficio e tira dal cassetto della sua scrivania una chiave inglese, un martello e altri aggeggi, di cui personalmente è costretta a servirsi per i piccoli interventi di manutenzione del museo. Le cui sale riesce a tenerle bene.

Ma quello che le duole molto sono le condizioni in cui versa la villa. Che ha degli alberi bellissimi ed anche esotici, Ginko Biloba, Cedro del Libano e Araucaria, tutti piantati al tempo di Ferdinando. Ma il loro degrado è evidente. «Vi sono degli eucalipti che,attaccati da un morbo,- mi dice la direttrice Ambrosio-  stanno morendo».
Il fatto è che la manutenzione era stata affidata al Comune di Napoli, ma la convenzione è scaduta nel dicembre 2016. Da allora, non più giardinieri né personale di sorveglianza e, dal maggio 2018, neanche il custode per aprire e chiudere i cancelli della villa. Tanto che può succedere, come è successo venerdì di due settimane fa, che ai visitatori sia stato impedito, alle 16,15, di entrare, (secondo legge la chiusura è alle 19) e alcune mamme con bambini, che cercavano di uscire, sono rimaste prigioniere, fin quando non è venuto in loro soccorso il personale del museo.
La dottoressa Ambrosio, naturalmente, ha denunciato più volte questa situazione. Il Comune ha risposto che si rivolgesse al Ministero e il Ministero ha risposto che si rivolgesse al volontariato. Cosicché, a volte, ho trovato al cancello d’ingresso delle gentili fanciulle in divisa. Erano volontarie: guardie zoofile. Che però non avevano in custodia gli esemplari che si rimpallano le responsabilità che la legge e il buon senso impone loro.
Per saperne di più
http://www.polomusealecampania.beniculturali.it/index.php/mostre-manifestazioni/mostre-e-manifestazioni-in-corso/r-estate-in-floridiana

Adriana Dragoni

fonte

https://www.ilmondodisuk.com/villa-floridiana-museo-duca-martina-non-piu-nemmeno-custode-aprire-chiudere-cancelli-ai-visitatori-unica-risorsa-volontari/

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