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William Shakespeare o Florio Crollalanza? Era inglese o messinese?

Posted by on Mag 31, 2016

William Shakespeare o Florio Crollalanza? Era inglese o messinese?

qualche tempo fa un mio carissimo amico, jery, mi dice, piazzato una polpetta in un discorso sul teatro, che Shakespeare era siciliano adottato dagli inglesi. Dopo lo stupore e lo scherno comincio a fare delle verifiche per vedere se c’era qualcosa di vero ed in effetti non tutto quadra e come al solito, al mio pittore laborino, bisogna sempre prestargli attenzione. Escono libri sul fatto che era un agente segreto misteri sulla sua provenienza e sulla sua morte ma quello che più mi salta all’occhio e che vedere il suo teatro e come vedere il teatro greco con infarinature della magna grecia, ricordo che il teatro drammatico nasce in grecia mentre quello satirico nasce nella magna-grecia con la punta di diamante delle liburine atellane, e dopo di lui cose simili non sono state prodotte in inghilterra. Di seguito un interessante articolo,

E’ lo scrittore inglese per antonomasia. Anche il più ignorante degli studenti riconosce in William Shakespeare l’emblema della letteratura inglese. Eppure pare proprio che le più recenti ricerche dimostrino che tutti gli studiosi di letteratura e del teatro elisabettiano hanno preso un grande granchio: William Shakespeare era messinese!

La mancanza di notizie biografiche sul drammaturgo sin dal XVIII secolo è stata al centro del dibattito accademico, perché non sembra molto più che una cornice in cui l’autore di “Romeo e Giulietta” resta comunque inafferrabile. Inoltre, da sempre, la mancanza di legami fra le storie narrate dal bardo e i suoi luoghi natali (o limitrofi) aveva fatto sospettare che in realtà le origini di William Shakespeare non fossero quelle che vengono riportate nei libri di letteratura. Non c’è nulla che unisca la sua vita e le sue opere a Stratford on Avon. E poi, per quale ragione uno che nasce nel Warwickshire, un grosso centro a nord-ovest di Londra, dovrebbe ambientare la commedia “Molto rumore per nulla” a Messina, infarcendola di caratteristiche espressioni, doppi sensi e modi di dire – come “mizzica”, solo per dirne una – che solo un autoctono potrebbe usare con tanta precisione?

E’ stata questa la domanda dalla quale sono partiti gli studiosi. Ma scavando hanno trovato molto di più. Il 23 aprile 1564 (stessa data di nascita del drammaturgo), a Messina veniva alla luce Michelangelo Florio autore di “Tantu traficu ppi nenti” (vi ricorda niente?), e de “I secondi frutti” un volumetto di proverbi che conterrebbe molte delle citazioni presenti poi anche in “Amleto”. Il vero nome di William Shakespeare sarebbe allora Michelangelo Florio, figlio di Giovanni Florio e Guglielmina Crollalanza, scappati in Inghilterra per sfuggire alla Santa Inquisizione (non bisogna dimenticare che all’epoca la Sicilia era sotto la dominazione spagnola) perché assertori del calvinismo.

Il cognome stesso, Shakespeare, altro non sarebbe che la traduzione letterale del cognome della madre: Shake (Scrolla)-speare (lancia).

Quando la notizia uscì sul “The Times”, il quotidiano inglese scriveva così: «Il mistero di come e perché William Shakespeare sapeva così tanto dell’Italia ed ha messo tanto dell’Italia nelle sue opere (ndr. 15 su 37 delle sue opere sono ambientate in Italia) è stato risolto da un accademico siciliano pensionato. La questione risiede nel fatto che Shakespeare non era affatto inglese, ma italiano».

L’accademico pensionato siciliano è il professore Martino Iuvara di Ustica, docente di letteratura italiana all’Università di Palermo. Secondo Iuvara, la chiave del mistero sta proprio nell’anno di nascita del Bardo (che è anche l’anno di in cui Calvino morì a Ginevra). In quell’anno, secondo le biografie ufficiali William sarebbe nato a Stratford da John Shakespeare e Mary Arden a Stratford; per Iuvara e i ricercatori dell’Università di Southampton (capitanati da John Richmond), è la data di nascita di Michelangelo Florio Crollalanza, figlio del medico Giovanni Florio e della nobildonna Guglielma Crollalanza, che fuggì insieme alla famiglia a Treviso dove comprò casa Otello (un’altra coincidenza che la casa abbia il nome di una fra le più famose tragedie di Shakespeare?).

Michelangelo studiò a Venezia, Padova e Mantova; viaggiò molto in Danimarca, Grecia, Spagna e Austria. Strinse amicizia con Giordano Bruno che aveva forti amicizie con i conti di Pembroke e Southampton sotto il cui patronato, nel 1588, Michelangelo raggiungerà l’Inghilterra. A Stratford la signora Crollalanza aveva un cugino che aveva già mutato il proprio cognome e che aveva avuto un figlio di nome William, morto prematuramente. Sembra che Michelangelo abbia preso il nome proprio da questo cugino, ma potrebbe anche aver semplicemente tradotto esattamente il nome e il cognome della madre. Qualunque sia la verità, questa nuova identità cancellava il passato da quacchero fuggiasco, ma obbligava lo scrittore a mantenere il segreto sulle proprie origini.

Le ricerche del professor Iuvara si sono spinte anche nel cuore della vita privata di Michelangelo/William. Pare infatti che attraversando l’Europa egli si fosse innamorato di una giovane di nome Giulietta, ed anche che – a causa dell’opposizione famigliare a questa unione – la ragazza si sia suicidata. E non solo. Nel suo saggio “Shakespeare era italiano” Iuvara cerca di dare risposte a molte domande: come faceva il figlio di un guantaio (come la storia della letteratura tramanda) a possedere l’immensa cultura classica che Shakespeare dimostra? Come faceva a descrivere fedelmente i luoghi, i paesaggi, le persone (soprattutto a quei tempi)? Perché la biblioteca di Shakespeare non è mai stata messa a disposizione dei biografi? Poi c’è la questione della lingua. Le prime opere di Shakespeare vengono tradotte per essere messe in scena al teatro in legno “The Globe”; dopo il matrimonio, sarà la moglie di Shakespeare a tradurre i suoi versi più famosi. Anche per i biografi dell’epoca, Shakespeare aveva un accento straniero. Altre singolari circostanze? Nei registri scolastici di Stratford non compare il nome di nessun William Shakespeare… E neanche i registri del Club In che Shakespeare frequentava lo menzionano, salvo il fatto – invece – che in questi elenchi figura Michelangelo Florio.

Al di là di ogni scettiscismo costruttivo, immaginiamo la difficoltà degli inglesi ad ammettere che il loro “superautore” non sia britannico doc. Cosa faremmo noi, se ci dicessero che Dante non era italiano, ma spagnolo, tedesco, inglese o fiammingo?

 

fonte

angloamericanstudio.wordpress.com

 

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