120mila soldati piemontesi per schiacciare il Regno delle Due Sicilie

L’Unità d’Italia non fu affatto il trionfo della volontà popolare, ma un atto di forza imposto con le armi. Il Sud, lontano dall’accogliere i Savoia come liberatori, resistette strenuamente: il cosiddetto “brigantaggio” fu una vera e propria guerra civile, soffocata nel sangue da un esercito d’occupazione di oltre 120.000 soldati piemontesi. I “liberatori” devastarono città, incendiarono paesi, fucilarono migliaia di civili. L’ex Regno delle Due Sicilie, una delle economie più floride d’Europa, fu ridotto in macerie e saccheggiato, mentre Torino e il Nord industriale si arricchivano. La retorica risorgimentale, dipingendo l’unificazione come un moto spontaneo e patriottico, ha occultato la brutalità dell’annessione.
Non si trattò di un’epopea di libertà, ma di una conquista coloniale interna, sostenuta da pochi notabili e imposta contro la volontà della maggioranza meridionale.
Dietro gli ideali di patria si nascondevano interessi dinastici, economici e politici. Oggi, a distanza di più di un secolo, è doveroso riscrivere quella storia falsificata, ridando voce ai vinti e riconoscendo che l’Italia nacque sulla negazione della libertà di milioni di suoi cittadini.
Fonti:
Nicola Zitara, L’Italia è una repubblica fondata sulla bancarotta
Pino Aprile, Terroni
Gigi Di Fiore, Controstoria dell’unità d’Italia
Antonio Gramsci, Quaderni del carcere (riflessioni sul Risorgimento)
fonte
Regno Libero