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17 MARZO 1861 L’IPOCRISIA DI UNA COMMEMORAZIONE IGNOBILE

Posted by on Mar 21, 2025

17 MARZO 1861 L’IPOCRISIA DI UNA COMMEMORAZIONE IGNOBILE

Il 17 marzo si celebra la “Giornata nazionale dell’Unità, della Costituzione, dell’inno di Mameli e della bandiera” in virtù della legge 222 approvata nel 2012 e fortemente voluta da Napolitano.

Pur non essendo un giorno festivo il Parlamento ha preteso ricordare la promulgazione ufficiale del Regno d’Italia (Re Vittorio Emanuele II assume il titolo di Re d’Italia dinanzi ad un Parlamento italiano eletto da soli 400mila elettori ).

Nel 2012, quindi, il Governo italiano vedendo carente l’amor patrio, si è impegnato alacremente a ricordare e promuovere i valori di cittadinanza e a riaffermare e consolidare l’identità nazionale con iniziative, percorsi didattici, momenti di riflessione che hanno lo scopo, appunto, di far conoscere gli eventi e il significato del Risorgimento, nonché di meditare sulle vicende che hanno condotto all’Unità Nazionale, anche alla luce della storia europea.

La Scuola infatti, più di ogni altra istituzione, è il luogo deputato al consolidamento di radici e principi comuni per la formazione e l’evoluzione dell’unità nazionale visto che, nella maggior parte dei casi, la Scuola è l’unico luogo dove un individuo imparerà la Storia.

Peccato però che quella che insegnano è la verità indotta da storici di regime che mai hanno avuto l’onestà di ammettere che l’unità d’Italia fu un atto di invasione di uno stato sabaudo protetto dal reame inglese.

Peccato però che ciò che insegnano è la falsa fotografia di un Meridione arretrato, povero ed analfabeta che salutò con entusiasmo spontaneo le truppe garibaldine.

Peccato che ciò che insegnano non è la barbarie con la quale si è cercata l’Unità finendo col calpestare i diritti civili più elementari: migliaia di meridionali ammazzati, torturati, trasferiti senza processo in duri regimi carcerari, un vero e proprio olocausto, il primo in Europa, subito da un popolo invaso senza dichiarazione di guerra.

Peccato che, volendo creare un parallelismo coi postulati di Freud, il popolo italiano abbia applicato il meccanismo della rimozione su qualcosa che lo “disturbava” espellendolo e relegandolo all’inconscio. Questo ostinato e forzato tentativo di lobotomizzarci ha provocato però altrettanti problemi di quanti ne avrebbe dovuto risolvere.

Consci che ogni nuovo corso politico è stato costruito sulla “damnatio memoriae” di quella precedente, non fa eccezione il periodo storico risorgimentale dove invece di tener conto delle fonti e dei documenti storici si è voluto creare una spudorata ed improbabile agiografia del vincitore piemontese atta a non disturbare i padroni e forzando spregiudicatamente l’oblio sulla nostra memoria.

Ed è per questo che a sud del Garigliano non si comprenderà mai cosa ci sia da festeggiare o da ricordare con questa celebrazione del 17 marzo.

Forse c’è solo da imparare una conclamata verità che pesa dopo 162 anni sulle nostre spalle: la Questione Meridionale nasce per porre fine alla Questione Settentrionale.

Opportuno tenere in mente una frase di Milan Hübl, accademico cecoslovacco, che Milan Kundera riporta nel suo “Libro del riso e dell’oblio”:

“Per liquidare i popoli si comincia col privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E, intorno, il mondo lo dimentica ancora più in fretta.”

“E la lingua?” “Perché dovrebbero togliercela? Non sarà più che folclore, e prima o poi morirà certamente di morte naturale”

Patrizia Stabile

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