Alta Terra di Lavoro

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1860, ALL’INIZIO LA CHIAMARONO “LIBERAZIONE”

Posted by on Set 21, 2020

1860, ALL’INIZIO LA CHIAMARONO “LIBERAZIONE”

Correva l’anno 1860.  Un avventuriero, un terrorista e uno speculatore – ognuno per le proprie tendenze innate- insieme ad altri comprimari, decisero di realizzare i propri fini tentando un’impresa che si presentava non priva di difficoltà, ma molto allettante, e i vantaggi immediati che il felice esito dell’impresa avrebbe arrecato a ciascuno dei partecipanti erano di tale entità che la ebbero vinta sui timori e le titubanze.

     L’impresa consisteva nel perturbare gli equilibri politici e sociali di un Regno che da più di sette secoli si faceva i fatti suoi senza velleità espansionistiche e senza dare fastidio a nessuno. Questa specie di “splendido isolamento”, chiaro segno di autosufficienza, suscitava invidia e gelosie nell’animo dell’avventuriero & Co. ed era motivo di preoccupazione per la sete di potenza di nazioni che hanno elevato a loro ragione di vita il suscitare odio e discordia per il mondo. Come si diceva, la posta in gioco era così allettante che per scongiurare il pericolo di un fallimento da alcuni anni venivano compiute molte prove  prima di passare all’azione: inutili tentativi insurrezionali promossi dal terrorista, che causarono la morte della manodopera impegnata personalmente sul campo; corruzione di uomini chiave; campagne diffamatorie; accordi fuori dai protocolli diplomatici; ricorso a costose ma convincenti escort; riabilitazione dell’ avventuriero già precedentemente condannato e costretto perciò a cambiare aria il più presto possibile, ecc.

     Messa a punto la linea da seguire, si dovette trovare un nome per l’operazione, come ogni azione militare che si rispetti. Fu deciso così di denominare l’iniziativa “liberazione”, e, considerando che la denominazione trovata lo consentiva, poteva anche passare il concetto che per i popoli che si andava a “liberare” si potesse parlare addirittura di “risorgimento”!!

      Ora, i documenti scampati alla finalizzata distruzione [1] hanno gettato un nuova luce su quell’epopea mitizzata dimostrando che, contrariamente al quadro e alla situazione offerti al pubblico dalla storiografia di regime, i suoi protagonisti e comprimari non avevano alcuna intenzione né di liberare (da chi e da che cosa?) né tantomeno di far risorgere le terre e le popolazioni che, invece, furono vilmente aggredite, depredate e decimate.

     Dal 1860, però, complici tutti i centri di potere e di informazione che sono saliti sul carro del vincitore e non ne sono più scesi, un’invasione è tuttora ricordata come una liberazione; la distruzione di paesi e il massacro di persone, come risorgimento; la corruzione sistemizzata, come valore positivo; la cultura millenaria di una nazione, come arretratezza; la ricchezza di un regno, come miseria; la correttezza, come negazione di Dio.

     Il lavoro di squadra di tutti i citati poteri è stato così convincente da plagiare perfino le persone che sono state vittime di questo complotto che si trascina da oltre un secolo e mezzo, persuadendo poi anche le popolazioni poste geograficamente alla latitudine dei vincitori che quanto asserito dalla storiografia di regime sia da prendere come un dogma. Si arriva così a ritenere che il ladro sia gentiluomo e il derubato un malfattore, nonostante l’abbondanza di prove contrarie.

     Un esempio.

      Fa parte ormai dei più abusati luoghi comuni e dell’immaginario planetario, cui danno una buona mano le televisioni e la stampa, che il meridione d’Italia sia popolato da persone cui piace condurre vita parassitaria, sfruttando saprofiticamente i laboriosi ed operosi fratelli del Nord. Anche questa, una falsità spacciata per dogma di fede, che fa titolare a caratteri cubitali “Soldi al Sud, rapinato il Nord” e “Tolgono soldi al Nord per darli al Sud”[2] senza dire che quei soldi è stato sempre il Nord a portarli via al Sud. Anche per confutare questa ulteriore bugia ci sono le prove.

     Quando fa comodo al governo di turno, per rendere meno dolorosi alcuni provvedimenti che intaccano le economie dei cittadini, viene detto che il sacrificio “ce lo chiede l’Europa”. Quando, però, l’Europa chiede di applicare e rendere operativa la legge che regola la distribuzione delle risorse ordinarie in base al numero degli abitanti nelle varie regioni del Paese è come se l’Europa non avesse avanzata alcuna richiesta. La legge, dal 2017, non solo non è stata applicata, ma, assurdo dell’assurdo, ne viene invocata la sospensione! Nel frattempo, però, al Sud sono stati sottratti 21 miliardi di euro finiti al Nord. [3]

     Strano! Quando si parla di Cristo, Egli si è fermato a Eboli; quando si parla di euro, questi si fermano sempre al Nord!

     L’abitudine a dirottare tutti i fondi possibili sempre in una sola direzione fa escogitare ai bravi fratelli del Nord qualunque soluzione pur di evitare che parte delle risorse ordinarie prendano direzioni diverse. Così, per fronteggiare la crisi prodotta dalla pandemia in atto, si comincia a sostenere che la ripresa dell’Italia deve avere il Nord come protagonista, essendo esso la “locomotiva del Paese”, e quindi le risorse necessarie vanno reperite tra quelle promesse al Sud. Ancora. Se questo principio non dovesse andare a buon fine, allora si ricorre all’ autonomia differenziata, alla spesa storica, ai LEP (livelli essenziali di prestazioni). Non sto qui a chiarire il significato o l’immoralità di questi stratagemmi ed acronimi. Essi hanno un unico denominatore: continuare a privare di risorse il Sud, ma che sia chiaro, deve sempre andare avanti il luogo comune che il ladro è il Sud.

     Come si vede, la storia non cambia. Le rapine prima si chiamavano “liberazione” e “risorgimento”; oggi autonomia differenziata, spesa storica e LEP.

Castrese Lucio Schiano – 19.09.2020


[1] Vd. Lettera del 28 ottobre 1861 del primo ministro Bettino Ricasoli al La Marmora. “Il Governo di S. M. crede suo debito di richiamare l’attenzione di V. E. sull’importante argomento degli archivi del cessato Ministero degli Esteri napoletano … che contengono carte di somma rilevanza politica. La consegna di queste all’Archivio generale potrebbe essere sommamente pericolosa, specialmente ove si consideri che per legge del 1818 l’Archivio generale è aperto al pubblico, e ciascuno può liberamente prendervi copia di qualunque documento. Ora il Governo del Re il cui desiderio è di chiudere l’epoca delle dissensioni italiane, non può permettere che si getti un continuo pascolo alle recriminazioni retrospettive, mediante una pubblicità di cui egli solo può determinare l’opportunità e le forme”

[2] Libero – Venerdì 24 settembre 2017

[3] TGNORBA24 – IL FATTO

Lucio Castrese Schiano

1 Comment

  1. Su questo argomento (veritiero e sacrosanto) oggi la colpa è anche nostra: ,continuiamo a mandare in parlamento gente incapace ma di abile favella nel fare promesse poi dimenticate. Prima erano eletti da noi, oggi sono nominati dai partiti personalizzati, ma il potere di nomina è stato conferito ai segretari di partito con quel maledetto referendum che abolì le preferenze, accusate dai furbi di essere la causa della corruzione. Ed il popolo se la bevve!

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