29 aprile 1861, il Piemponte fa pagare il suo debito ai napolitani

Il 29 aprile 1861, appena un mese dopo la proclamazione del Regno d’Italia, il ministro Bastogi presenta due disegni di legge: uno per istituire il Gran Libro del Debito Pubblico del nuovo Stato unitario, l’altro per accendere un prestito di ben 500 milioni di lire. Ma dietro la facciata del “progresso nazionale” si cela un’operazione finanziaria a danno del Sud. Il Regno di Sardegna, falcidiato da guerre disastrose e da una gestione economica fallimentare, portava sulle spalle un debito spaventoso di 314 milioni di lire. E chi pagò? Il neoconquistato Regno delle Due Sicilie, uno Stato che, pur con le sue contraddizioni, vantava una situazione economica solida, una moneta stabile e una riserva aurea invidiabile.
L’unificazione fu così il cavallo di Troia che permise al Piemonte non solo di estendere il proprio dominio, ma anche di scaricare sulle spalle del Mezzogiorno un fardello economico che non gli apparteneva. Le casse del Sud vennero svuotate, i capitali dirottati a Nord, e i popoli meridionali ridotti a pagare per guerre che non avevano combattuto e per re che non avevano mai scelto. Altro che “Italia una”: fu un’unificazione bancaria e coloniale.
Fonti:
Nicola Zitara, L’Unità d’Italia: nascita di una colonia
Francesco Saverio Nitti, Nord e Sud
Angelo Manna, Il Grande Inganno
fonte
il regno libero