Da qualche anno la storica associazione di Sora “Comitato Sorantica 1999“ partecipa alPremio Terra Laborisdiventando una colonna portante dell’evento. Come accade fin dalla prima partecipazione anche per la nona edizione, 2024, ha donato ai vincitori due pergamene di merito scritte a mano su carta pregiata che danno lustro alla comunità di Sora e alPremio Terra Laboris. l’Ass.Id.Alta Terra di Lavoro ringrazia “Comitato Sorantica 1999”per la partecipazione, onorandolo, al Premio Terra Laborissperando che possa continuare anche negli anni avvenire
IL VESCOVO D’AVELLINO IN TORINOE SULL’EMANCIPAZIONE DEI VESCOVI(Pubblicato il 12 marzo 1861)
È giunto in Torino, sotto buona scorta, l’illustre Monsignor Francesco Gallo, Vescovo d’Avellino, arrestato in Napoli il 24 di febbraio, e trascinato al tribunale di Cavour e di Cassinis. Egli trovasi nella Casa dei Signori della Missione, dove sta da sei mesi il grande, virtuoso, pazientissimo Cardinale De Angelis, Arcivescovo di Fermo. Monsignor d’Avellino continua quella nobilissima serie di vittime fatte dalla rivoluzione, e il suo nome resterà nei dittici della Chiesa con quelli del Cardinale di Pisa, del Vescovo di Piacenza, e di tanti altri illustri Prelati, Arcivescovi e Vescovi processati, bistrattati, incatenati in nome della libertà.
Lettera da Crispi a Garibaldi – Caprera. Torino, 3 febbraio 1863. Mio Generale! Giunto da Palermo, dove stetti poco men che un mese, credo mio dovere dirvi qualche cosa della povera isola che voi chiamaste a libertà e che i vostri successori ricacciarono in una servitù peggiore di prima. Dal nuovo regime quella popolazione nulla ha ottenuto di che potesse esser lieta. Nissuna giustizia, nissuna sicurezza personale, l’ipocrisia della libertà sotto un governo, il quale non ha d’italiano che appena il nome. Ho visitate le carceri e le ho trovate piene zeppe d’individui i quali ignorano il motivo per il quale sono prigionieri. Che dirvi del loro trattamento? Dormono sul pavimento, senza lume la notte, sudici, nutriti pessimamente, privi d’ogni conforto morale, senza una voce che li consigli e li educhi onde fosser rilevati dalla colpa. La popolazione in massa detesta il governo d’Italia, che al paragone trova più tristo del Borbonico. Grande fortuna che non siamo travolti in quell’odio noi, che fummo causa prima del mutato regime! Essa ritien voi martire, noi tutti vittime della tirannide la quale viene da Torino e quindi ci fa grazia della involontaria colpa. Se i consiglieri della Corona non mutano regime, la Sicilia andrà incontro ad una catastrofe. E’ difficile misurarne le conseguenze, ma esse potrebbero essere fatali alla patria nostra. L’opera nostra dovrebbe mirare ad evitare cotesta catastrofe, affinchè non si sfasci il nucleo delle provincie unite che al presente formano il regno di Italia. Con le forze di questo regno e coi mezzi ch’esso ci offre, noi potremmo compiere la redenzione della penisola e occupar Roma. Sciolto cotesto nucleo, è rimandata ad un lontano avvenire la costituzione d’Italia. Della vostra salute, alla quale tutti c’interessiamo, ho buone notizie, che spero sempre migliori. Di Palermo tutti vi salutano come vi amano. Abbiatevi i complimenti di mia moglie e voi continuatemi il vostro affetto e credetemi Vostro ora e sempre F. Crispi.