Andando in giro per il Regno, come nel mondo, trovi un po ovunque “Madonna delle Grazie”, Monte delle Fate, Localita Acquafredda o Capod’acqua, “le Cese” , “Capofiume” ecc ecc che ti fa comprendere come nonostante i popoli, prima della comparsa delle auto, ci mettevano due giorni per percorrere 20 km, fossero molto più vicini e collegati tra loro più di quanto noi pensiamo.
Presto esposto nella mostra e si ringrazia Aurelio Scarpetta per la preziosa collaborazione Da questi preziosi documenti viene fuori che la famiglia di Luigi Alonziha abitato nel centro storico di Sora, rione “Canceglie”, precisamente “strada Cancello” come riportato nella trascrizione dell’atto di nascita.
Molte sono le riflessioni che suscita la figura di Luigi Alonzi che il mondo conosce come “Chiavone”, come molti sono i ricercatori e scrittori, più o meno validi, che si affrettano a ridicolizarlo o a renderlo folcloristico come sospetta è la fretta con cui si vuole chiudere il discorso e qualsiasi altro approfondimento. Tanti sono stati gli Insorgenti che nell’Italia post unitaria sono stati ricercati, braccati ed uccisi ma su Luigi Alonzisi è andati oltre e a distanza di oltre 150 anni la sua figura è ancora avvolta in un alone di mistero soprattutto sulla sua morte come abbiamo già evidenziato nella trasmissione con Erminio De Biase, che alla fine non fa altro che accrescere lo spessore e la forza del Guerrigliero Sorano che terrorizzò l’invasore Piemontese come preoccupò i protagonisti geopolitici dell’epoca che temevano di vedere fallire il loro disegno di annientamento del Regno delle Due Sicilie. Lo scrupoloso e tenace ricercatore e caro amico di Brocco Loreto Giovannone, ci ha comunicato di avere della documentazione sorprendente ed inedita riguardante Luigi Alonzi che potrebbe aprire nuovi fronti e nuovi scenari di quel periodo storico epocale e nel contempo drammatico che sempre più si sta emancipando dallo stato di subalternità e provincialismo. Venerdi 24 marzo alle ore 21 vi diamo appuntamento per ascoltare quello che ci dirà Loreto e cosa ci farà vedere, per farlo basta cliccare di seguito.
Vai Nocera per cercare di arrivare ad Avellino per ritrovare il pezzo musicato in Musica Popolare diCarmine Palatucci che Nostro Signore ha voluto riprendersi a se troppo presto, scritto in poesia dal nostro Raimondo Rotondi dedicato a “Michelina” e grazie all’amico Vincenzo D’Amico riusciamo a ritrovarlo dopo anni di ricerca. Vnicenzo però di brani inediti di musica popolare identitari ce ne ha dati tanti e tra questi abbiamo avuto il piacere di scoprire la “Ballarella di Chiavone” scritta e composta da Pierluigi Moschitti portata in scena con I Briganti di Fronteria qualche anno fa che ci ha autorizzato a divulgarla e che, forse perchè siamo troppo militanti, la troviamo bellissima. Strana cosa devi andare a Nocera per scoprire una ballarella dell’alta Terra di Lavoro, forse c’è qualcosa da rivedere!!! Di seguito il pezzo musicato e il testo scritto
IL BRIGANTE CHIAVONE di Pierluigi Moschitti – canzone n. 8 del CD “Briganti di frontiera”
E’ chesta mò la storia d’ Chiavone Brigante patentato da o’ rre Burbone In terra di lavoro le sue imprese Faceva la guerriglia ai piemontese
Nascett proprij a Sora d Frusinone Luigi Alonzi detto iu Chiavone La banda sia teneva tant’ ardore Vulev’nu cacciare l’invasore
Iss’ èva nu brigante d’ fruntiere Ma Guardiaboschi èva d’ mestiere e cu l’arr’vutata dij cafuni d’venta “Garibaldi dij burbuni”
Purtava duj pistole e nu curteju Teneva nu pennacchiu a ju cappeju Cu na divisa steva, semp’ elegante che non sembrava affattu nu brigante
Spietato e temuto in tutto il Regno I Savoiardi presero l’impegno cu canti che la storia offende Di offuscar la fama e le leggende:
(parlato – solo percussioni)
Nemico della Patria e della libertà Per conto di un Borbone lasciava la città Partia da Roma a Napoli questo feroce nato E nel libron dell ‘animo Chiavon venia chiamato
Pò quannu è arrivati! a Munticeju Tutta la banda ha fattu nu maceju A Len’la ha fatt’ ò brutto e o beju Ha missu iu ritrattu d’ Francischeju
La fin’ d’ Chiavone s’appuratu! Che a Velletri è statu fucilatu! Ma stu cristianu ancor’è na bannera ngoppà st’antica terra d’ fruntiera
Da Casamari salendo sul Monte Pedicino sino a giungere a Peschio Macello, dal 1400 circa al 1870, fu la zona di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno Borbonico nel territorio del Comune di Veroli. L’ampio territorio comprendente le località di Scifelli, Fontana Fratta, Fontana Fusa, Case Cocchi, Tor dei Conti, Case Volpi, Case Verrelli, Colle Grosso, Santa Maria Amaseno, Prato di Campoli, Le Pratelle, Mugliera, Trasoto sino a Trisulti, che circonda la frazione di Santa Francesca, rappresenta un’area di notevole interesse storico a partire dalle testimonianze del basso medioevo per la presenza di una dozzina di eremi, alle strutture militari collegate alla gestione del confine e all’epidemia di colera, sino alle testimonianze connesse con il brigantaggio comune e quello della reazione contro l’espansionismo dei Savoia.