Sono tante le strade che nell’ex Regno sono intitolate a briganti insorgenti post unitari, a quelli del 1799 non mi risultano, e grazie a Domenico Alonzi abbiamo scoperto che anche a Sora esiste una strada intitolata ad uno dei soldati più fedeli all’ultimo Re di Napoli, Francesco II, che è Luigi Alonzi che la storia ci ha consegnato con il nome di “Chiavone”. Raimondo Rotondi ci ha fatto pervenire la delibera comunale che ha certificato l’istituzione della suddetta via nella zona della Selva di Sora proprio dove è nato il “Chiavone” come di seguito riportiamo. Pubblichiamo anche un video che vede come protagonista Domenico Alonziche ci fa conoscere la contrada che ha dato i natali al suo celebre trisavolo e dove anche lui è nato.
Grazie alla volontà dell’editore Vincenzo D’amico e alla curatela di Francesco Maurizio Di Giovine e Gianandrea de Antonellis, la collana “1799”ha ripreso le sue pubblicazione e siamo arrivati alla pubblicazione delle “Memorie di Paul Thiebault”, un generale francese invasore e protagonista delle vicende belliche, che il nostro e caroRaimondo Rotondiha tradotto dal francese all’italiano con l’illustre frefazione del Prof. Massimo Viglione, studioso, ricercatore e storico tradizionalista di dimensione internazionale e massimo esperto della “Vandea Italiana”. Se con ilPetromasi abbiamo pubblicato la voce di un resistente, con l’ultima fatica letterariaRaimondostiamo facendo conoscere la voce di un invasore che riserva delle sorprese che forse a qualcuno non faranno piacere come è accaduto sabato 6 aprile 2025 a Sora a Piazza San Francesco al Palazzo della Cultura che è stato il quartier generale di Fra Diavolo, di seguito il video integrale del convegno
Un misterioso, momento della storia eruttiva del Vesuvio, che vede come protagonista il grande autore della Naturalis Historia, perdere la vita nei pressi del Ponte di Rivieccio.
Ma quante storie ancora, si devono raccontare sulle vicende legate alle missive che Plinio il Giovane indirizza a Tacito?
Le due epistole raccontano bugie, a mio avviso e se proprio vogliamo dirla tutta, tessono in una narrazione poetico romantica, la morte di un uomo, durante la devastante eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Esame dello scenario; esame del testo; conclusioni e considerazioni.
In quell’ottobre del 79 d.C. il Vesuvio, intorno alle ore della notte, si trova in una fase parossistica, che disegna uno scenario apocalittico. Non mi dilungo sugli aspetti geologici e squisitamente vulcanologici, ma mi limito solo ad accennarli. Terremoti ovunque. Su tutto il territorio vesuviano e fino a Napoli, in un raggio di oltre 40 chilometri è direttamente interessato dallo spaventoso evento. Fenomeni di bradisismo. Esplosioni dal cratere e pioggia di pomici, lapilli, ceneri e bombe vulcaniche anche di dimensioni considerevoli (tonnellate). La cima del vulcano viene letteralmente divelta, la montagna decapitata e polverizzata nell’atmosfera. Produzione di gas venefici, irritanti, mortali. Produzione di flussi piroclastici e lahar che si dirigevano verso le coste. Il sole oscurato dalla immensa nube che prenderà proprio il nome di “pliniana”. Mi soffermo solo brevemente sul dire che l’estensione dei fenomeni vulcanologici, fu talmente vasta che la vicina villa marittima di Positano, posta sul lato opposto della Penisola Sorrentina venne toccata e distrutta. Le ceneri di quell’eruzione si sparsero ovunque, sospinte dai venti di quota e copiose tracce le ritroviamo nella grotta preistorica di Franchthi Kilada, in Peloponneso. E più oltre a Istanbul. Un paesaggio infernale, un momento della vita del Vesuvio, che è stato descritto come apocalittico e inimmaginabile.
Ed in questo contesto ambientale, dove la natura stava esprimendo tutta la sua potenza devastante, Plinio il Vecchio scende a Stabia, va a cena dall’amico Pomponiano e poi se ne va anche a ripostare. Tutto ciò mentre la terra è letteralmente squassata, spaccata e dove era impossibile la respirazione? Poi cosa fa il nostro eroe, prende un cuscino, lo mette in testa per ripararsi e va verso la sua imbarcazione per tornarsene a Miseno, giusto in tempo per l’aperitivo?
Questa è una storia che non sta in piedi. Questo è il racconto di un impostore: Plinio il Giovane.
Da qualche anno la storica associazione di Sora “Comitato Sorantica 1999“ partecipa alPremio Terra Laborisdiventando una colonna portante dell’evento. Come accade fin dalla prima partecipazione anche per la nona edizione, 2024, ha donato ai vincitori due pergamene di merito scritte a mano su carta pregiata che danno lustro alla comunità di Sora e alPremio Terra Laboris. l’Ass.Id.Alta Terra di Lavoro ringrazia “Comitato Sorantica 1999”per la partecipazione, onorandolo, al Premio Terra Laborissperando che possa continuare anche negli anni avvenire