Alta Terra di Lavoro

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“A casa di Dino e tutta un’altra musica” un caffè a casa di Dino Dell’Unto a suon di zampogna

Posted by on Feb 14, 2022

“A casa di Dino e tutta un’altra musica” un caffè a casa di Dino Dell’Unto a suon di zampogna

In alta Terra di Lavoro dopo l’ubriacatura da modernità che anche nel mondo della tradizione e della musica identitaria ha fatto danni, da qualche decennio s’è ripartiti a ricercare, a rielaborare, a riproporre antiche canti, antiche musiche e antichi balli che hanno contribuito a fare la storia universale della nostra terra.

Siamo andati a casa di Dino Dell’Unto, un sacerdote del tempio della musica popolare laborina, per prendere un caffè e per farci dare un piccola lezione sugli strumenti della musica popolare e nello specifico delle zampogne che il caro Dino ha raccolto in tutto il Regno e nelle terre confinanti con uno sconfinamento anche nella bergamasca. Dino è di Santa Francesca di Veroli che per secoli è stata terra di confine, con relativa dogana, ubbicata nello stato papalino è come tutte le “terre di mezzo” è stata una cesta dove si sono raccolte etnie di vario genere, di varie culture e tradizioni. Santa Francesca sia nelle insorgenze del 1799 che in quelle postunitarie o durante il brigantaggio nel Regno di Napoli quando era inserito nell’Impero delle Spagne, è stata dimora di briganti, insorgenti e delinquenziali, che sono passati alla storia come Fra’ Diavolo, Alonzi alias “Chiavone” e Domenico Fuoco.

Santa Francesca, altresì, per la sua posizione geografica e climatica ha ospitato anche il famoso Caio Mario, religiosi divenuti Santi e “Dottori della Chiesa” come Santa Maria Alfonso de Liguori che nella vicina Scifelli edifico un monastero, e sovrasta l’Abbazia Cistercense di Casamari e assorbendo tutte queste entità è diventato un posto unico staccandosi da tutta la provincia di Frosinone conservando ancora oggi una sua propria identità e custode dell’ultima oasi aristocratica del territorio che travolto dalle politiche della cassa del mezzogiorno, che ricchezza matteriale ha innegabilmente portato, non è ne carne e ne pesce abbandonando la tradizione e civiltà contadina senza acquisire quella industriale.

Dino è un figlio di questo borgo che lo rapprensenta degnamente come pochi da cui ha preso anche quell’anima ribelle e piena di energie tipica degli abitanti dei luoghi di confine abituato a confrontarsi con il mondo che è passato di li per secoli e che anche in questa chiacchierata è venuta fuori. Conosceremo anche Danilo Bove da Roccasecca trovatosi li per caso e compagno di viaggio di Dino con il gruppo di musica popolare di Santa Francesca “Bifolk” e come al solito locandina e sigla sono curate da Raimondo Rotondi che è un grande estimatore del suddetto gruppo e di Dino in particolare

1 Comment

  1. lotion25
    Santa Francesca era zona di confine, che potremmo addirittura definire “zona franca”, perché posta materialmente fra i due posti di Frontiera.

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