Alta Terra di Lavoro

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A NATALE NASCE L’UOMO

Posted by on Dic 25, 2018

A NATALE NASCE L’UOMO

 

Natale è alle porte, e la bellezza strepitosa di questo avvenimento non cessa di interrogarci. «Nasce l’uomo» ci ha gridato commosso s. Giovanni Paolo II. Nasce l’uomo, una nuova cultura, una grande responsabilità. Quest’uomo che ci insegna a vivere, insegna a vivere a noi, così impastati da una cultura e da una mentalità che sta cambiando i criteri del vivere, come ci ricorda con acutezza il Card. Caffarra, indicando i parametri di un soggetto umano che non ha più la verità come criterio della azione, ma solamente l’utile. Che questo Natale ci aiuti a riscoprire la verità dell’umano, consentendoci, in questo che viene chiamato, forse impropriamente, «cambiamento d’epoca», il vero e unico autentico cambiamento, quello che Gesù è venuto a rendere possibile in ogni tempo e per ogni uomo.

Non ci servono i buoni sentimenti, come peraltro non ci serve la paura; non ci serve usare il Natale per un personale interesse politico, come non ci serve appellarci al Natale consumistico, che ha cancellato le nostre tradizioni. In gioco è la speranza di un bene dell’uomo che la cultura di oggi sembra annebbiare o addirittura cancellare. Perché Gesù faccia rinascere un soggetto nuovo, un uomo che sa giudicare la realtà con realismo e secondo verità, proponendo a tutti quella misura alta della vita che è anche sorgente di un giudizio nuovo su ogni cosa.

 

Allora queste impegnative riflessioni ci possono accompagnare a vivere la novità portata dall’annuncio cristiano, leggendo con chiarezza quello che una mentalità moderna realizza mutilando la verità del vivere umano: «Diviene di decisiva importanza il concetto di soggetto utilitario. Dice uno studioso: “Con soggetto utilitario si può intendere l’idealtipo dell’agente il cui orizzonte antropologico è costituito dai suoi bisogni ed interessi […], il cui criterio di soddisfazione è polarizzato dalla psicologia centripeta dell’amor proprio: bisogni ed interessi sempre mediati affettivamente da passioni e sentimenti rispetto a cui la ragione si auto interpreta, in modo nuovo, come funzione pratica strumentale di calcolo, di previsione, di effettuazione” 

La definizione dell’uomo come soggetto utilitario implica dunque tre aspetti fondamentali.

In primo luogo, ciò che muove la persona ad agire, a compiere una scelta piuttosto che un’altra, sono esclusivamente i suoi bisogni ed interessi mediati dalle passioni.

In secondo luogo, la costruzione della propria vita secondo questo modello centripeto non può essere giudicata dalla ragione. In altre parole, la domanda se esista una realizzazione veramente buona della vita umana, che si contrapponga ad una realizzazione solo apparentemente buona, è divenuta priva di senso. Ciascuno è giudice di se stesso quanto alla sua concezione di una vita buona: de gustibus non est disputandum!

Infine, la ragione pratica viene spossessata della sua capacità di giudicare la verità o meno di una concezione, di un progetto di vita buona, dal momento che non esistono criteri universalmente validi (e la ragione è comunque la facoltà dell’universale) in base ai quali discernere progetti veri da progetti falsi.

 

Alla ragione non resta che studiare il modo con cui realizzare i desideri, e rispondere ai bisogni: ha solo una funzione strumentale. Può soltanto verificare la possibilità tecnica di realizzazione, calcolare il rapporto costo-benefìci; prevedere la qualità del risultato. È esattamente la definizione di ragione tecnica.» (Carlo Caffarra, Scritti su Etica, Famiglia e Vita, p. 91)

 

Guardare al Bimbo nato nella capanna di Betlemme ci aiuti a riscoprire la responsabilità del vero e del bene, così che rinasca anche nella nostra terra quell’umano che sappia ridare a tutti noi il senso di una vita buona e di una comunità di fratelli, vincendo la solitudine dell’individualismo e del disinteresse estraneo.

Inizio del concerto di Natale all’Annunziata di Sessa

Gv 1,1-18

« In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: “Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato » (Gv 1,1-18).

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