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A Nicola Zitara di Domenico Iannantuoni

Posted by on Dic 5, 2022

A Nicola Zitara di Domenico Iannantuoni

“Nicola Zitara (Siderno 1927), giornalista, scrittore, bibliotecario, studioso meridionalista, autore dei saggi L’Unità d’Italia: nascita di una colonia e Il proletariato esterno, per i tipi di Jaca Book, e del romanzo storico Memorie di quand’ero italiano. Di ideologia socialista (fu segretario della federazione del PSIUP di Catanzaro e scrisse per Quaderni calabresi), è oggi esponente del movimento culturale neo-borbonico, fortemente critico verso lo Stato unitario.”

Questa la breve didascalia che accompagna l’immagine di  Nicola Zitara in età giovanile e pubblicata sul sito ufficiale della Città di Siderno sua amata città Natale.

E’ doveroso aggiungere per completezza che a partire dal 1944 Zitara fu esponente operativo del Partito Socialista dal quale ne uscì nel 1958 trovandosi in disaccordo su questioni etiche e aderendo successivamente al PSIUP. Ben presto però si allontanò anche da questa formazione politica trovandosi in personale forte disaccordo per la linea prettamente filo nordista di tale partito. Tra il 1968 ed il 1972 curò la rivista “Quaderni Calabresi”.  Subito dopo la rivolta di Reggio diede alle stampe , con debito successo editoriale e politico, “ L’Unità d’Italia, nascita di una colonia” e poco dopo “Il Proletariato esterno”, raccolta di molti suoi precedenti scritti.

E’ negli anni  ottanta tra i fondatori del Movimento Meridionale, iniziativa che, almeno per lui, non ebbe seguito poiché la sua visione  politica in quegli anni volse al totale distacco dall’idea di Italia e la sua politica diventò chiaramente separatista.

Infatti la sua formazione marxista, originariamente legata ad una visione di eguaglianza internazionale del proletariato subisce progressive trasformazioni ed integrazioni del tutto innovative che lo portano al concetto di “Separatismo rivoluzionario”,  quando diventa per lui ormai evidente  l’abbandono del Mezzogiorno anche dalla stessa classe operaia del Nord che vive interessi compiacenti con il capitalismo tosco padano. Da quel momento il SUD diventa per Zitara  il soggetto che identifica la non applicazione, nei suoi confronti, del terzo principio rivoluzionario , quello dell’uguaglianza.

Le sue pubblicazioni scandiscono benissimo i momenti cruciali di sviluppo del pensiero politico di Zitara, siano esse di carattere tecnico-economico sia letterario, tutte connotate da una coerenza intellettuale “inossidabile”. 

Zitara diventa così il paladino del SUD, un guerriero consapevolmente povero ma bellicoso ed intelligente.

La sua azione politica e letteraria si intensifica poi con l’avvento delle tecnologie informatiche attraverso le quali egli raggiunge un sempre maggior numero di lettori scavalcando così la censura dei media nazionali , mentre il suo giornale informatico “Fora” diventa per tutti un riferimento.

Oggi altri Autori meridionalisti riportano con successo sui loro libri i concetti politici, economici, storici e sociali di Zitara, è un caso eclatante il successo del libro “Terroni di Pino Aprile”, un bestseller che non sarebbe mai stato senza la scuola di pensiero di Zitara; unica scuola politica meridionalista, e comunque universale, che media con sapiente complementarietà le ragioni dell’economia attuale  con lo studio della storia del passato, creando così gli strumenti necessari per una saggia progettazione del futuro.

Non basta; noi non possiamo esaurire con queste poche note la descrizione dell’uomo “Zitara”, nè tantomeno dare una benchè minima idea dell’operato di uno dei più grandi meridionalisti italiani.

Chi lo ha conosciuto  personalmente, ed ha avuto modo di passare almeno qualche ora con lui a conversare, si è immediatamente reso conto di trovarsi di fronte ad un uomo di elevatissimo spessore culturale e di semplicità estrema, tale da rendere sempre piacevole ogni tipo di discussione.

Non vi è argomento a lui precluso e ciò che più conta è che ha la capacità di sostenere le sue argomentazioni da ogni angolazione arricchendola ove necessario con eruditi contributi del complesso sapere umano, dall’economia alla storia, dalla letteratura all’arte, dalla politica alla sociologia e così via.

Nicola Zitara poi, non si accontenta di esporre i suoi concetti e le  Sue determinazioni; egli dimostra sempre i suoi “ragionamenti” riportando cause e concause, condizioni al contorno, mezzi e fini con sintassi perfetta e lucida consequenzialità dei concetti, rendendo così efficace e contemporaneamente semplice la comprensione del suo pensiero.

Quando mi è stato chiesto di parlare di Zitara, e soprattutto di tracciare una sintesi del suo pensiero, sapevo di dover affrontare un lavoro molto difficile proprio per la poliedricità del “personaggio” ma anche perchè non è facile parlare di una persona che si conosce personalmente e si stima non solo per il suo potere personale implicito ma anche per il sacrificio che egli profonde per la causa meridionale fino alla personale sofferenza.

Altri amici meridionalisti si affollano nella mia mente, viventi e non più, tutti bravi  e verso i quali dobbiamo profonda riconoscenza per quanto hanno fatto e stanno tuttora facendo, nessuno escluso; ciascuno a suo modo, con i propri pregi e difetti, ma tutti mossi, quelli odierni, da un irrinunciabile desiderio di far rinascere a nuova vita il SUD.

Nicola Zitara è tra tutti i meridionalisti quello fondamentale. Al suo confronto, con il dovuto rispetto, Croce, Nitti, Salvemini, e perfino Gramsci, solo per citare i più noti, mancano del pregio fondamentale “dell’ideologo” vero. Loro hanno saputo esprimere ragioni e motivazioni dello stato terribile in cui il SUD si trovava e si trova tuttora ma seguendo una logica di politica meridionalista di tipo contemplativa, statica ed imbelle. Zitara al contrario imbraccia il fucile delle Idee e corre a combattere in aiuto del SUD, mette a disposizione la sua persona con tutto il cuore, fino alla fine, trasformando così le sue idee in “IdeeForza”, proiettili micidiali che senza uccidere hanno la forza di trasformare il pensiero e le azioni dell’uomo.

La dimostrazione dell’esistenza di due Italie e meglio dell’Italia e della non Italia, quindi l’essere ed il non essere, la malavita e la buonavita, l’efficienza e la non efficienza, il dinamico e lo statico, l’essere negatività al Sud affinchè al Nord sia tutta positività, sono gli obiettivi finali che la filosofia di Zitara vuole dimostrare, e dimostra chiaramente.

Questo dilemma di permanente complementarietà “energetica” tra ciò che è Nord e ciò che è per differenza obbligata il SUD, rispetto ad un totale che resta costante e che vede quindi un’Italia declinare nel suo complesso, Zitara non lo recita  come un’ossessionante litania, ma lo analizza lucidamente attraverso numeri, rapporti economici, indici ISTAT, flussi migratori delle popolazioni del SUD, iniziative belliche e repressione della ribellione dei contadini meridionali, azioni di colonizzazione di garibaldesca origine e di piemontese raffinato completamento. Egli studia a fondo la sleale  politica nazionale italiana per il mezzogiorno, supportata da meridionali ascari e truffaldini e soprattutto progettata a tavolino dai fratelli d’Italia venuti dal Nord con la compiacenza del capitalismo più stolido del mondo occidentale.

In questo  Zitara  trova la chiave di lettura della questione Meridionale.

Ed è questo il Nicola Zitara economista, filosofo e ideologo.

Chi può contraddirlo, leggendo il suo libro: L’Unità d’Italia, nascita di una Colonia? Nessuno!

I numeri che  Zitara ci riporta a dimostrazione che l’Unità d’Italia altro non è che il decollo del Sottosviluppo del SUD, sono e restano inconfutabili per qualsiasi economista.

Andando oltre egli, pur apprezzando l’opera del grande meridionalista Gramsci ne critica la conclusione del suo pensiero considerandola amorfa ed anche irrazionale.

” La miseria del Mezzogiorno era <<inspiegabile>> storicamente per le masse popolari del Nord; esse non capivano che l’unità non era avvenuta su una base di uguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno nel rapporto territoriale città-campagna, cioè che il Nord concretamente era una <<piovra>>, che si arricchiva alle spese del Sud e che il suo incremento economico-industriale era un rapporto diretto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale.

Il popolano dell’Alta Italia pensava invece che, se il Mezzogiorno non progrediva dopo essere stato liberato dalle pastoie che allo  sviluppo moderno opponeva il regime borbonico, ciò significava che le cause della miseria non erano esterne, da ricercarsi nelle condizioni economico-politiche obiettive, ma interne, innate nella popolazione meridionale, tanto più che era radicata la persuasione della grande ricchezza naturale.del terreno: non rimaneva che una spiegazione, l’incapacità organica degli uomini, le loro barbarie, la loro inferiorità biologica. ( Antonio Gramsci, da Il risorgimento)

Zitara contesta a Gramsci la mancanza di un ragionamento economico quindi di non applicare alla questione meridionale le variabili dipendenti e non del mercato nazionale e l’applicazione delle sue ferree regole del profitto.

Dice Zitara infatti …“ L’unificazione del mercato nazionale ha spezzato la schiena al Mezzogiorno”…in sostanza tanto nascono al Nord strutture di sviluppo e del relativo capitale ed in modo complementare al Sud quelle del sottosviluppo. Un amplesso fatale che non trova soluzione se non appunto in una separatismo rivoluzionario. Il destino delle colonie.

Un’IdeaForza eccellente di Zitara, solo apparentemente non violenta,  è quella di privilegiare l’acquisto dei prodotti del SUD attraverso il rifiuto di quelli provenienti dal Nord o meglio del loro boicottaggio:…”Giacchè viviamo in un mondo in cui la dominazione politica è incorporata nelle merci di massa, la nostra liberazione non comincerà con la freccia del nostrano Guglielmo Tell che trafigge il tracotante nemico, ma con un camion di provo lette Galbani precipitato nella scarpata dellautostrada Salerno-Reggio Calabria

Come sennò superare l’ostacolo mercantile del protezionismo a doppia faccia sempre a favore delle regioni del nord…

Ecco che nel libro “Negare la Negazione” troviamo una serie di compendi importantissimi a sostegno delle filosofia economica di Zitara che, si badi bene, resta sempre nell’alveo del concreto, con una visione pragmatica sullo stile di quella esperenziale statunitense quando, per citarne l’evento scatenante, le allora colonie inglesi, per smarcarsi dalla sudditanza dei beni provenienti dall’Inghilterra gettarono a mare il the nella baia di Boston dichiarando il caffè, prodotto in America, loro bevanda nazionale. Molti mercanti inglesi fallirono insieme a qualche ascaro americano ed anche la potente Banca d’Inghilterra ebbe contraccolpi per la nascita del mercato autonomo americano e da lì a poco nacquero gli Stati Uniti d’America.

Il colonialismo bancario insieme con quello dei prodotti del Nord ha generato una popolazione  economicamente inutile succube della votocrazia ovvero dell’interazione raccapricciante tra capitalismo nordista e malavita organizzata per mantenere in stato di permanente colonizzazione il Mezzogiorno.

Ecco perché il tumore che Zitara vuole estirpare è quello principale e cioè quello individuabile nell’unità d’Italia vedendo questa come una vera e propria palla al piede, poiché costringe le genti del SUD ad essere fonte inesauribile di proletariato esterno, cioè privo di industrie proprie e di propri capitalisti; condizione di sudditanza pervicacemente mantenuta in essere con l’esaltazione risorgimentale e quindi con la cancellazione della memoria storica.

Qui però dobbiamo aggiungere una nota importante che fa di Zitara un meridionalista superlativo. Egli, a differenza di Gramsci, Salvemini ed altri, vive l’emigrazione in Lombardia provenendo da una famiglia imprenditrice del SUD che prima dell’unità era agiatissima e poi via via sempre più povera a causa del saccheggio mercantile operato dal Nord Italia. Il suo punto di vista quindi non è monodirezionale. L’eperienza lombarda gli consente di toccare con mano le regole della crescita economica del triangolo industriale e di vedere dall’interno del sistema toscopadano l’uso screditato del proletariato esterno meridionale nonché la sua discriminazione sociale.

Per un uomo della sua cultura questo è insopportabile. Egli non accetta questo stato di cose e diventa duo siciliano abbandonando definitivamente l’Italia con i suoi Bossi i Calderoli, i Berlusconi, i Bersani, i Prodi…insomma tutta la classe dominante tosco padana. E quella ascara al SUD? Secondo lui peggior sorte gli spetterebbe, giudizio assolutamente condivisibile.

Possiamo dire, volendo fare un paragone, che Zitara sta al marxismo come i Borbone stavano al socialismo ante litteram. Questa affinità non deriva da una visione solo borbonica della storia del risorgimento e della conseguente sopraffazione del SUD, ma prevalentemente dallo studio del modello di sviluppo economico  che la dinastia borbonica aveva adottato per lo stato della Due Sicilie e prima ancora per i regni di Napoli e di Sicilia. Chi pensa che Zitara sia un monarchico, soprattutto leggendo alcuni suoi articoli in cui egli ripropone la dinastia borbonica al SUD, sbaglia di grosso. Egli molto più semplicemente ragiona in termini di necessaria indipendenza del SUD che avrebbe più probabilità di nascere attorno ad un “capo” carismatico di meridiana nascita e a questo punto ben venga anche un re costituzionale.

Per lui …” La principale esigenza consiste nel restituire agli uomini del Sud italiano la sovranità sul loro Paese; sovranità di cui il diritto di lavorare e produrre costituisce la bussola. Se un giorno si arriverà a tale risultato, uneconomia orientata da una sapiente e civile visione degli interessi collettivi rappresenta lunica opzione organizzativa capace di conservarla

Non è possibile esaurire l’operato politico di Nicola Zitara con i testi sopracitati, vi è da aggiungere una massa enorme di scritti (dei quali tantissimi ancora inediti), di articoli, di massime e regole che a dir poco lo rendono costruttore della vera politica meridionalista, una politica non più di tipo contemplativo ma finalmente dinamica e ricca di idee concrete pesanti come pietre, ma pietre vere e non falsità ideologiche che fino ad oggi il SUD ha dovuto sorbire.

Questo lavoro si ritrova in parte nella rivista “FORA” da lui stesso edita in internet per via dell’ostracismo che la Stampa nazionale ha sempre operato nei suoi confronti.

Ma gran parte del suo lavoro è sicuramente ancora inedito

Sì Nicola Zitara è scomodo al SISTEMA, questo va detto a chiare lettere. Lui è un vero rivoluzionario.

Ancora non basta per decrivere le qualità del calabrese-calabrese Nicola Zitara.

Il suo romanzo (autobiografico) storico “Memorie di quand’ero italiano” è a mio avviso un capolavoro della narrativa. Se è vero che l’arte del romanziere è quella di “aggiungere” per rendere esauriente il racconto e quella della poesia di “togliere” per non eccedere in inutili parole, ebbene Zitara non solo raggiunge questo risultato difficilissimo e cioè quello di non dire nulla di più del necessario senza togliere alcunché alla completezza del romanzo, ma riesce perfino a contestualizzare ogni attimo della narrazione mantenendo un equilibrio dinamicamente perfetto nella trasformazione Cronaca­-Storia; coinvolgendo così il lettore in modo triplice.

Anche il romanzo successivo “ ‘O sorece morto” non fa che implementare i positivi giudizi sulla grandezza del romanziere-poeta Nicola Zitara che, alla continua ricerca del microcosmo essenziale alla vita giornaliera dell’uomo, ne esalta al contempo la grandezza universale della sua esistenza in un modo così semplice da restarne sbalorditi e vogliosi sempre di rileggere il già letto per scovare altre recondite informazioni semmai sfuggite ad una prima lettura. Nicola Zitara insomma scrive non solo per sé stesso, come è d’uso per la massima parte degli scrittori, egli scrive soprattutto per “spiegare” a chi non lo avesse capito,  o ancora non vuole capirlo,  il significato dell’esistenza della Calabria e del SUD Italia ed il valore universale che loro compete nel complesso equilibrio socio-economico del sistema “Italia” e dunque planetario.

Da questa mia personale visione del “Maestro” Zitara, che ritengo condivisa da molti altri suoi ammiratori o allievi, esce quindi un’altra sua immagine, quella del “Brigante”.

Un brigante moderno, senza fucili, pistole e copricapo piumato, ma armato di “Idee” vere e non di “Ideali” astrusi. Egli, vero “capomassa” dell’età moderna, trasforma il meridionalismo da contemplativo in dinamico e dà battaglia su ogni fronte incalzando i nemici del SUD ovunque essi si trovino sempre  incurante della loro superiorità numerica.

Domenico Iannantuoni

(N.B. Al momento della pubblicazione dell’articolo Nicola Zitara era ancora vivente)

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1 Comment

  1. Bellissimo articolo di Iannantuoni che ci illustra come merita la figura e l’opera di Nicola Zitara, un gigante sui generis della storia del meridionalismo in Italia… non sono ammessi commenti!… ma io oso dire la mia… All’occupazione del mezzogiorno da parte del nord che ha sconvolto e bloccato impoverendola la sua economia, e’ seguito l’esodo dal mezzogiorno della classe cosiddetta acculturata che attraverso ogni tipo di concorso si è potuta spostare al centro/nord in tutti i gangli della burocrazia nazionale/italiana e negli apparati cosiddetti statali, scuole, ordine pubblico, carabinieri, militari, prefetti, impiegati e uffici connessi… A parte coloro che pensarono di spostarsi in cerca di migliori opportunità all’estero, Americhe nord e sud comprese, e’ chiaro che tutto il Mezzogiorno d’Italia, il più’ ricco all’epoca, subì all’epoca un depauperamento e uno sconvolgimento che neppure le ultime guerre produssero… Purtroppo l’Italia unita e’ nata male, anzi malissimo… quando invece avrebbe potuto prendere un’altra strada nel rispetto dei popoli che da duemila anni vi abitavano e si rispettavano e, come già’ nella prima metà’ ‘800 se ne parlava, avrebbe potuto diventare a beneficio e nel rispetto di tutti una Confederazione!.. Ma già tramavano inglesi/massoneria… e il seguito che sappiamo lo abbiamo subito tutti! caterina

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