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Aliano 2015: l’anno di Carlo Levi

Posted by on Ago 31, 2017

Aliano 2015: l’anno di Carlo Levi

Oggi girando per Aliano, in provincia di Matera, sembra di sentire l’eco dei “capitoli” del libro di Levi, ogni angolo ed ogni casa del borgo creano una sensazione quasi favolistica di un corpo che diventa entità e ritrova il suo posto all’interno delle pagine di un libro.

Tutti i luoghi descritti da Levi sono stati acquisiti dal Comune che ha creato un specie di paese-museo, non solo i luoghi simbolo ma anche tutti i documenti cartacei originali. Un paese-museo che a gennaio del 2015, in occasione del quarantesimo anniversario della sua morte, ha aperto ufficialmente “l’Anno Leviano” che prevederà tantissime iniziative legate allo scrittore.

Era il 4 gennaio del 1975 quando moriva Carlo Levi chiedendo espressamente di essere seppellito “tra i suoi contadini” ad Aliano. Spesso gli esseri umani vengono “folgorati”, durante il cammino della loro vita, da qualcosa di unico, stupendo ma anche misterioso e antico. Carlo Levi incontrò nella sua vita la durezza delle leggi fasciste ed il confino, ma quasi come una “legge del contrappasso” di dantesca memoria, il regime, anziché creargli un danno, gli donò una nuova vita. E gli fece riscoprire la sua anima. Levi toccò con mano la cultura lucana, la sua gente e ne rimase appunto “folgorato”.

Diversa nelle infrastrutture, anche se le strade sono ancora le stesse e i mezzi pubblici sono di meno di 80 anni fa; diversa nel fatto che al posto di muli e carretti ci sono automobili ed autocarri; diversa nelle tecnologie e tecniche agricole e nel fatto che gli anziani adesso hanno il “passatempo/spegni cervello” della tv. E poi mentre allora la malaria era uno dei mali che affliggevano la Val D’Agri e i suoi abitanti, oggi sono le compagnie petrolifere che fanno ammalare ed hanno distrutto e continuano a distruggere quei paesaggi così belli da ispirare tutti i quadri dello scrittore.

Ma allo stesso tempo identica nella cultura; nella lontananza da uno Stato che è più un “patrigno crudele” che un “padre amoroso”; nell’emigrazione dei suoi migliori figli e negli usi e costumi.

Identica a quel romanzo, “Cristo si è fermato ad Eboli”, che ha acceso i riflettori su un popolo ed una terra che dopo l’unità d’italia (scritto volutamente in minuscolo) divenne una colonia del “nuovo stato” e che tuttora perdura. Identica in tutte le sfaccettature antropologiche che Levi trovò quando vi soggiornò.

fonte

gruppobriganti.blogspot.it

 

17_04_2010_carlo_levi

 

 

 

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