ALLE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA

La formula in volgare del Placito cassinese del 960 (“Sao ko kelle terre …”) è considerata uno dei più antichi documenti che ci riportano alla nascita della lingua italiana.
C’è però un altro testo medioevale che da taluni è considerato il più antico in volgare, ed è il famoso indovinello veronese. Si tratta di un breve indovinello del sec. VIII scritto in corsivo su una pergamena proveniente dalla Spagna e dopo vari percorsi finita nella Biblioteca Capitolare di Verona.
Il testo è una sorta di metafora sulla scrittura dell’amanuense assimilata al lavoro del contadino che ara i campi.
«SE PAREBA BOVES
ALBA PRATALIA ARABA
ET ALBO VERSORIO TENEBA
ET NEGRO SEMEN SEMINABA»
«SPINGEVA AVANTI UNA PARIGLIA DI BUOI (le dita della mano)
ARAVA DEI BIANCHI PRATI (la superficie bianca della pagina)
E AVEVA UN BIANCO ARATRO (la piuma d’oca che si usava allora per scrivere)
E SEMINAVA UN NERO SEME (l’inchiostro) »
Mi pare evidente che il testo poco si rapporta al nascente volgare italiano: è un latino decaduto, soprattutto a carico delle desinenze, con termini latini a tutti gli effetti. Infatti chi non ha dimestichezza con la lingua dei Romani ha seri problemi a comprenderne il significato. Cosa che non vale per il nostro Placito cassinese.
Dunque amici tranquilli! il diritto della primogenitura linguistica non ce lo toglie nessuno.


emilio pistilli