Analfabetismo nel 1861: “Questione” meridionale? No, problema nazionale.
L’analfabetismo era diffuso al nord come al sud. Nel 1861 la percentuale di analfabeti dichiarati era del 78%, ma le statistiche non distinguevano, tra i restanti, i semianalfabeti (coloro, cioè che erano in grado, in qualche modo, di leggere ma non di scrivere se difficoltosamente la propria firma).
Su trenta milioni di abitanti, gli alfabeti ma si potrebbe dire, linguisticamente, quelli che conoscevano l’alfabeto e solo quello, erano sei milioni, molto meno gli italofoni.
Infatti, è G. Chiosso a precisare che a partire dal 1861 la qualifica di “alfabeta” veniva attribuita a chi dimostrava di saper firmare e di saper leggere.
Ma tali requisiti, spiega lo storico torinese, “non vanno presi modi in modo rigido perché tra l’analfabeta e l’alfabeta c’è la schiera assai ampia dei semianalfabeti, e cioè quanti, ad esempio, sanno leggere, ma non sanno andare oltre la propria firma o quelli che possiedono in modo strumentale la capacità di leggere e di scrivere, ma difficilmente capiscono ciò che leggono”.
D’altra parte, secondo una ricerca condotta da T. De Mauro, riportata dallo stesso Chiosso, al momento dell’Unità d’Italia, soltanto il 2,5% della popolazione italiana era in grado sia di parlare, sia di capire la lingua italiana. Si comprende quindi, che una percentuale, stimata per difetto anche da altri studiosi che l’hanno elevata ad un tasso oscillante tra il 9 e il 12% resta comunque molto distante dal 25% di quelli che venivano considerati i cosiddetti “alfabeti ufficiali”. (cfr. I sentieri della scienza dell’educazione)
il censimento del 1861 rileva il numero di analfabeti, ma per classi di età e unità geografiche che non consentono un confronto diretto con i dati dei censimenti successivi. (cfr. Rapporto statistico Liguria, analisi storica 1861-2011
% Analfabetismo:
1861: C.Nord 74% – Sud 86% = divario del 12%
1871: C.Nord 66% – Sud 85% = divario del 19% ( dal ’71 dati Istat)
1881: C.Nord 57% – Sud 81% = divario del 24%
1901: C.Nord 43% – Sud 72% = divario del 29%
Nei primi 40 anni d’unità si crea divario e problema analfabetismo nel Mezzogiorno.
La politica del governo ha favorito, piuttosto che combattere l’emergere di queste disparità.
La spesa per il sociale e per l’istruzione è stata minima.
L’istruzione è stata a carico dei bilanci comunali. Non è un caso che il gap di analfabetismo regionale non è diminuito ma aumentato. (oltre l’80% dei comuni al Sud non attua la legge, causa crisi economica per l’abbattimento dei dazi doganali. Inoltre i comuni del nord, differentemente da quelli del sud, hanno scelto deliberatamente forme di tassazione favorevoli per lo sviluppo di servizi, tra cui l’istruzione.)
Infine, è interessante notare la quota di studenti iscritti nelle “sei università primarie” alla vigilia dell’unità d’Italia, tra il 1859 e il 1860:
Torino 1.749 – Pavia 1.475 – Bologna 527 – Pisa 561 – Napoli 9.459 – Palermo 1.024
di Davide Auletta
Prima della cosiddetta Unità d’Italia, sicuramente l’alfabetizzazione della popolazione variava da zona a zona a seconda soprattutto del censo, e non solo… depositari pubblici del sapere erano i religiosi… ad esempio nel Cadore quasi non esisteva analfabetismo per via dei lunghi periodi di inattività causa neve…e i bambini imparavano a leggere a scuola dal parroco…d’altra parte, essendo la società organizzata nelle “Regole” era necessario conoscere gli Statuti e votare… caterina