Alta Terra di Lavoro

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Ancora sul 1799 di Castrese Lucio Schiano

Posted by on Gen 15, 2019

Ancora sul 1799 di Castrese Lucio Schiano

Alcune affermazioni umane – siano esse divieti, leggi o princìpi a cui si pretende di conferire addirittura carattere di universalità – sembrano essere fatte apposta per essere o ignorate o disattese o trasgredite. Purtroppo non ce n’è una che si ponga come eccezione alla regola. Sfido chiunque a negare di non aver visto cumuli di rifiuti proprio in un’area in cui campeggia in bella mostra un enorme cartello con la scritta “DIVIETO DI SCARICARE RIFIUTI”; di non aver visto automobili imboccare senza alcuna preoccupazione strade con divieto di accesso o di transito, e così via. Quanto sopra per introdurre l’argomento di cui – con le mie limitazioni –  intendo occuparmi : il 1799. Del quale fenomeno – avendo confessato i miei limiti –  intendo occuparmi da uomo qualunque, rifacendomi alla logica del “cogito ergo sum” e senza concedere alla parte sentimentale di intromettersi nel processo razionale ; da persona, infine, che nel bene o nel male, sta pagando le conseguenze delle scelte fatte allora.

 Il 2019 è l’anno in cui cade il 220° anniversario della “venuta” dei francesi sull’intero suolo della nostra penisola.

L’ avvenimento, con tutti gli avvenimenti che costellarono tale “venuta”, costituisce per alcuni motivo di grandiosi festeggiamenti.

Poco male. Orazio (se ricordo bene) diceva che ad ognuno sembra profumo il proprio afrore. Io mi impegnerò al massimo per liberarmi da questo difetto tutto umano,  mettendo da parte simpatie o condivisioni, per tentare di esprimere un giudizio che non abbia sentore di parte e che possa essere pertanto largamente condiviso.

Ebbene da uomo qualunque, analizzando tutto il periodo – limitatamente al territorio di quello che era lo Stato in cui sarei nato – non riesco a trovare nulla che valga la pena di una celebrazione, dal primo all’ultimo giorno di quella che fu la Repubblica Napoletana. Qualunque pagina si consulti si legge solo di divieti, di eccidi, pene di morte comminate anche per inosservanza di un editto di uno dei tanti generali, di distruzione ed incendio di interi paesi, esose e continue richieste di contributi di guerra, razzie che non risparmiano neppure i luoghi sacri, che non ci si limita solo a saccheggiare, ma a profanare, ad onta della propagandata radice religiosa del repubblicanesimo. Quando, alla fine, non ci sarà più nulla da portar via si ipotecano perfino i tesori che potrebbero venir fuori dalle viscere di Ercolano! … E gli ex “regnicoli” divenuti repubblicani non hanno nulla da obiettare !

Partiamo dall’inizio, chiamando, però, le cose per nome.

Molti degli intellettuali, degli aristocratici, dei borghesi, che diverranno poi “repubblicani” ricoprivano incarichi anche importanti alla corte di Ferdinando IV. Mentre, però, erano debitori a costui della loro condizione sociale, tramavano per privarlo del regno. Ho detto in precedenza che non consentirò al sentimento di invadere il campo della razionalità. Quindi, solo alla luce della ragione, possono definirsi “eroi”, esempi da imitare, figure degne di un “pantheon dei martiri” persone del genere?

Assolte, per assurdo, dai sospetti e dalle accuse di cui sopra, queste persone erano o non erano a tutti gli effetti sudditi del Regno di Napoli? E se i sudditi di qualunque nazione aprono le porte ad eserciti nemici per farne distruggere le terre, massacrare le popolazioni, bruciare ogni paese conquistato, costoro come sono  da considerare?

Da qualunque parte della barricata ci si trovi, la definizione, totalmente asettica, non può che essere : “ traditori “.

A questo punto siamo solo al secondo momento del primo semestre del 1799. Ma purtroppo la storia, in un climax crescente di obblighi, divieti e terrore, continuò a produrre danni e vittime, in nome di principi ispirati alla LIBERTA’, all’UGUAGLIANZA e alla FRATERNITA’.

LIBERTA’ ?!

<< … Ogni terra o città ribelle alla repubblica sarà bruciata e atterrata  ;

<<  I cardinali, gli arcivescovi, i vescovi, gli abati, i curati, e in somma tutti i ministri del culto saranno tenuti colpevoli delle ribellioni de’ luoghi dove dimorano ; e puniti con la morte ;

<< Ogni ribelle sarà reo di morte, ogni complice, secolare o cherico sarà come ribelle ;

<< Il suono a doppio delle campane è vietato ; dove avvenisse, gli ecclesiastici del luogo ne sarebbero puniti con la morte ;

<< Lo spargitore di nuove contrarie a’ Francesi o alla repubblica partenopea sarà, come ribelle, reo di morte ;

<<La perdita della vita per condanna porterà seco la perdita dei beni>>. 

Vorrei che qualcuno di quelli che si apprestano a festeggiare l’anniversario evidenziasse anche la più piccola concessione alla libertà individuale emergente o contenuta “cripticamente” nelle proposizioni di cui sopra.

E dire che il Pagano, nelle sue Considerazioni sul processo criminale del 1787, da professore di Diritto Criminale, aveva sostenuto : << … le barbare nazioni non conoscono affatto il processo. Le di loro cause, o si decidono col ferro alla mano, o col parere ed arbitrio di un senato composto dai capi della nazione, o di un Re .. Senza formalità alcuna e senza ordine prescritto, con verbale processo, udendosi su due piedi i testimoni, si dà fuori all’istante la decisiva sentenza>>. E poi se ne dimentica da Presidente della Commissione legislativa. Allora la nuova repubblica, usando le parole dello stesso Pagano, era da considerare “barbara” oppure no?

Sempre in ambito di libertà, per indennizzarei Difensori della Patria, vennero approvate a tamburo battente due leggi : una che privava gli insurgenti della metà dei loro beni ed una che confiscava completamente i beni di quanti, per qualunque motivo, si erano allontanati dai territori della neonata repubblica, avessero o non avessero seguito la Corte a Palermo. Questi ultimi venivano dichiarati  emigrati e nemici della patria, e tanto bastava perché, qualora avessero rimesso piede nel territorio della repubblica, venissero arrestati e puniti con la morte.

Ora chiedo a qualunque mente non ottenebrata da pregiudizi o ideologie, se quelli appena riportati (e ne sono una parte infinitesimale) sono principi libertari o liberticidi, e se quanti si apprestano a celebrarne autori o esecutori possono ribattere con esempi di segno opposto.

Alla prossima per gli altri due princìpi : Eguaglianza e Fraternità.

Castrese Lucio Schiano

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