“Area depressa, dunque, il Mezzogiorno?” No, colonia!
In molti conoscono gli scritti di Nicola Zitara sulla condizione di colonia interna cui il “mezzogiorno” è stato assoggettato a seguito dell’annessione al Piemonte e della nascita del Regno D’Italia, prima, e della Repubblica Italiana, poi.
Ma quanti hanno letto la vibrante denuncia pubblica del deputato Giorgio Amendola in merito al processo di colonizzazione imposto al “mezzogiorno” nel dopoguerra?
Ve ne proponiamo uno stralcio
“Area depressa, dunque, il Mezzogiorno?
Questo è il termine assunto e non a caso nella relazione governativa.
Noi abbiamo respinto l’applicazione al Mezzogiorno di questa terminologia di origine keynesiana.[……]
Lo sviluppo della teoria delle aree depresse coincide con gli sforzi compiuti dai gruppi capitalistici monopolisti per cercare nuove zone di espansione interne ed esterne che garantiscano un maggiore saggio di profitto. E’ un processo di colonizzazione, in definitiva, che si verrebbe ad operare dove l’azione statale, sul piano tecnico ed economico, ma anche su quello politico e militare, precorre i tentativi espansionistici dei gruppi monopolistici, la cui azione finanziaria è fortemente intrecciata con quella dello Stato. [……]
Naturalmente le aree depresse così “valorizzate” restano colonizzate, ossia private di ogni possibilità di un proprio autonomo sviluppo economico, di una liberazione delle popolazioni dalle loro condizioni di miseria e di un miglioramento del loro tenore di vita . Esse vengono invece sottoposte al giogo di quelle forze monopolistiche che in collegamento allo Stato ne hanno operato la cosiddetta valorizzazione.
Il Mezzogiorno non può essere considerato come una zona depressa. Per superficie e popolazione, esso è un terzo di tutto il paese. La sua popolazione si accresce con continuità dal 1861 ad oggi, anche se non riesce a trovare un impiego nella produzione. E le regioni meridionali hanno dietro di sè una storia millenaria.
Esso respinge, pertanto, il concetto di colonizzazione, che è intimamente legato a quello di area depressa. Ed invece il termine area depressa è usato non a caso nella relazione governativa. La via per la soluzione della questione meridionale non e quella di un intervento dall’esterno o dall’alto, a mezzo di un ente speciale che, sotto la copertura di un’azione tecnica, aprirebbe la strada all’espansione di gruppi monopolistici anche stranieri. La via è un’altra: quella di permettere alle stesse popolazioni meridionali di operare il rinnovamento e il progresso economico di quelle regioni e promuovere lo sviluppo delle forze produttive rimuovendo, con una svolta della politica dello Stato italiano verso il Mezzogiorno, e non solo con l’esecuzione di determinate opere pubbliche, le cause di carattere politico e sociale che hanno, dal 1862 in poi, determinato il formarsi di una questione meridionale.”
Stralcio dell’intervento del Deputato Giorgio Amendola (Discussione dei disegni di legge: Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell’Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno, n° 1170)
Atti parlamentari – Camera dei Deputati – Seduta pomeridiana del 20 giugno 1950
Francesca Di Pascale
fonte testo e foto
http://briganti.info/area-depressa-dunque-il-mezzogiorno-no-colonia/