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Arti liberali e arti meccaniche

Posted by on Ott 20, 2019

Arti liberali e arti meccaniche

La definizione di ‘arti liberali’, che risale al mondo classico, era comunemente derivata dall’idea che attraverso lo studio di dette discipline l’essere umano poteva liberarsi progressivamente dal peso della sua condizione di essere materiale, ed elevare così la propria natura; questa idea era poi strettamente connessa al presupposto per cui tale possibilità spettava in modo peculiare agli uomini liberi, che soli potevano dedicarsi all’attività propriamente umana del conoscere.

L’eredità tardo-antica. Le arti liberali rappresentavano già in epoca antica il complesso del sapere, la cui organizzazione in nove discipline fu trasmessa da Varrone (che includeva tra queste anche architettura e medicina), mentre l’articolazione in sette che conobbe ampia fortuna nel medioevo è opera di Marciano Capella (V secolo d.C.), che nell’opera poetica De nuptiis Mercurii et Philologiae, indicò grammatica, dialettica, retorica, aritmetica, geometria, musica, astronomia come il fondamento della conoscenza umana. Le arti furono raggruppate attorno ai due poli del linguaggio e della misurazione: le arti del trivio (o sermocinali) introducevano alle strutture della lingua latina, all’analisi logica e semiologica, alla costruzione del discorso persuasivo, mentre le arti del quadrivio (o reali), vertevano sulla conoscenza della realtà del numero, dello spazio, dell’armonia, dei moti degli astri. Nel De doctrina christiana Agostino sostenne che le arti liberali potevano costituire il gradino iniziale di accesso alla filosofia, o alla sapienza cristiana; oppure potevano essere considerate esse stesse costitutive della filosofia, che veniva così ad essere concepita come il sapere nella sua complessità. L’identificazione della filosofia con l’insieme delle arti liberali così formulata permane nel medioevo, attraverso i suoi differenti momenti. A partire da questa concezione le discipline del trivio e del quadrivio andarono a costituire la base dell’acculturazione che accompagnò i processi di cristianizzazione delle regioni periferiche d’Europa nell’Alto Medioevo e il nucleo di un genere letterario le cui radici affondano nella tarda antichità e che conoscerà ampia fortuna per tutto il Medioevo, quello dell’enciclopedia.

Arti liberali e scuole nell’Alto Medioevo. Nel corso dell’alto medioevo la pratica di queste discipline si consolidò, concentrandosi sullo studio di compendi e manuali che ebbero ampia circolazione e costituirono le conoscenze di base impartite nei principali centri di conservazione e trasmissione del sapere, ovvero le comunità monastiche. Il De institutione arithmetica e il De institutione musica di Severino Boezio furono testi di riferimento per le arti del quadrivio per tutto il medioevo; proprio a Boezio si devono inoltre le traduzioni dell’Organon di Aristotele, che costituì il nucleo di conoscenze logiche di base che perduranono anch’esse attraverso le successive trasformazioni delle istituzioni sociali e culturali che caratterizzarono l’età di mezzo.
Nella seconda metà del VI secolo, presso il monastero di Vivarium in Calabria, Cassiodoro fu autore di una compilazione a carattere enciclopedico dedicata alla formazione dei monaci, da titolo Institutiones divinarum et secularium litterarum, in cui egli riassunse ciò che il monaco deve conoscere delle arti liberali per potersi dedicare all’attività che gli compete, ovvero allo studio e all’esegesi della Sacra Scrittura. Note anche come De artibus et disciplina liberalium litterarum, le Institutiones presentano a celebre immagine che equipara le sette arti ai sette pilastri su cui si innalza il tempio di Salomone. Nel IX secolo lo studio delle arti liberali conobbe un nuovo impulso ad opera di Alcuino di York, cui fu affidata la riorganizzazione delle strutture del sapere nel corso della riforma carolingia e il compito di dirigere la Schola Palatina. A lui si devono la Grammatica, il De orthographia, De dialectica, il Dialogus de rethorica et virtutibus, che in breve divennero veri e propri libri di testo, centrali per la didattica, insieme a quelli di Boezio sull’aritmetica e la musica.

Il rinnovamento degli studi. Nel XII secolo Teodorico di Chartres compendiò nell’Heptateuchon le sette arti liberali, ad uso delle scuole cattedrali che andavano sorgendo in questo periodo, tradizionalmente definito dagli storici ‘di rinascita’(inserire testo, su file in Llull1.doc). Proprio in relazione alle trasformazioni sociali ed economiche che caratterizzarono l’intero secolo, infatti, si moltiplicarono i centri di produzione di cultura, con un notevole arricchimento dei testi. E in questo contesto che si colloca anche la rivalutazione del complesso delle artes mechanicae, che secondo l’etimologia della parola sta a significare ‘adulterine’ (dal greco mechanaomai, fare delle macchine, inteso in latino come moechari, essere adultero), particolarmente ad opera degli appartenenti alla scuola di san Vittore. Sulla classificazioni delle arti liberali e delle arti meccaniche insistette infatti il più celebre esponente della scuola, Ugo di san Vittore. Egli sostenne nel Didascalicon un’articolazione della filosofia che continuerà ad essere un punto di riferimento fino al XIII secolo, comprendente, oltre alla teoretica, l’etica e la logica, la meccanica: mentre le arti liberali ci introducono alla sapienza, questa ci aiuta a sopperire ai nostri bisogni principali mediante la produzione di beni. La meccanica è suddivisa in sette parti: l’arte della lana, l’architettura, la navigazione, l’agricoltura, la caccia e la pesca, la medicina, l’arte teatrale. (Testo in traduzione) Anche Riccardo di san Vittore dedicò attenzione a queste attività, ritenendole strumenti essenziali per l’essere umano che, a causa il peccato originale, doveva procurarsi in modo autonomo quei beni di cui Adamo nel paradiso terrestre godeva senza bisogno di lavoro alcuno.

Le arti liberali nell’università. All’insegnamento nelle scuole cattedrali subentrò, tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV, l’università. Lo studio delle arti liberali si concentrò all’inizio del percorso di formazione universitaria, andando a costituire una tappa obbligatoria per l’accesso alle facoltà superiori (medicina, diritto e teologia). La facoltà di arti liberali (o semplicemente di arti) accoglieva dunque il numero maggiore di studenti e fra i suoi insegnanti veniva eletto il rettore. Ben presto, ai tradizionali testi di riferimento per lo studio delle arti si aggiunsero, in parte sostituendoli, le opere di metafisica e di filosofia naturale di Aristotele, appena tradotte; in questo modo la facoltà di arti divenne nel corso del Duecento il centro principale di studio e di diffusione dell’aristotelismo all’interno dell’Università. Da alcune guide e manuali composti ad uso degli studenti che ci sono pervenuti, e dagli statuti delle università, possiamo ricavare i programmi seguiti dai maestri. (Testo dal Lafleur) I primi anni di corso erano dedicati alla lettura dell’Organon, nella translatio Vetus, accompagnato dai commenti dello stesso Boezio e le Isagoge di Porfirio, delle Institutiones di Prisciano, l’Ars minor e Ars maior di Donato, oltre che il De inventione di Cicerone e la pseudociceroniana Rhetorica ad Herennium. Le discipline del quadrivio erano oggetto di studio nella seconda parte del corso regolare: lo studio dei libri naturales di Aristotele, che rappresentarono la novità più dirompente nella cultura della Scolastica, andarono ad integrare i trattati di Boezio, che rimasero a fondamento del sapere per quanto attiene alla aritmetica e alla musica, gli Elementa di Euclide per la geometria, i compendi dell’Almagesto di Tolomeo per l’astronomia.
Lo studio delle arti liberali, unitamente alla diffusione delle opere aristoteliche, condusse ad una elaborazione sempre più raffinata nell’ambito della filosofia naturale, che ebbe come centro propulsore in modo particolare la facoltà delle arti di Oxford. Se nei secoli centrali della Scolastica il corpus aristotelico rappresentava infatti il cuore del sapere all’interno dell’Università, nel tardo medioevo furono messe a fuoco le incongruenze delle teorie dello Stagirita, nella direzione di una complessiva revisione del pensiero scientifico così fondato. (PB)

Bibliografia

Arts libéraux et philosophie au moyen age. Actes du quatrième congrès international de philosophie médiévale, Université de Montréal , Montréal (Canada) 27 aout- 2 septembre 1967, Montréal, Institut d’études médiévales, Paris, Vrin, 1969.
L’enseignement des disciplines à la Faculté des arts: Paris et Oxford, 13-15 siècles, Brepols, Turnhout 1997 (Studia artistarum 4). o

fonte http://Università di Siena – Facoltà di lettere e filosofia Manuale di Filosofia Medievale on-line

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