Ci sono pagine della martoriata storia del nostro sud, ancora rinchiuse negli archivi storici militari, che devono essere ‘liberate’. Pagine buie e dolorose che racchiudono, a quanto pare, ciò che ancora non può e non deve essere raccontato. In molti ricorderanno le accorate e pungenti interrogazioni parlamentari mosse dal compianto Angelo Manna, affinchè venissero aperti quegli archivi che nascondevano e nascondono ancora oggi, la storia del brigantaggio post unitario e gli eccidi volti a piegare i sudditi del Regno delle Due Sicilie al volere piemontese.
Se il Constitutionnel è stanco della questione italiana e dice che l’Europa ne ha piene le scatole di essa, noi da parte nostra siamo della stessa opinione, e crediamo finalmente che all’una maniera o all’altra sia necessario di farla finita. Quando poniamo in carta il nome del Constitutionnel preghiamo i nostri lettori a sostituirvi quello di Napoleone III, così intenderanno meglio le cose, ed avranno il mezzo per ispiegare la volontà del padrone della Francia. Ciò detto, tiriamo innanzi.
A Roma, le feste in onore di Cerere/Demetra si tenevano tra il 12 e il 19 aprile, periodo durante il quale arrivavano sacerdotesse da varie città, e da centri legati al culto. Le celebrazioni coinvolgevano processioni, sacrifici e danze, in un rito di cui fanno parte anche le cerimonie eleusine. Queste ultime prevedevano la traslazione di oggetti sacri da Eleusi ad Atene, il corteo degli iniziati e degli efebi e una processione notturna che rievocava la ricerca di Proserpina da parte di Cerere.
Il quinto giorno era particolarmente simbolico: i partecipanti camminavano tutta la notte, rappresentando la ricerca della dea per sua figlia, rapita da Plutone. Il sesto giorno, invece, si trasportava la statua di Iacco, rappresentato come un giovane coronato di mirto con una fiaccola, simbolo di luce e rinascita, accompagnata da danze e grida di gioia. Un altro culto minore, quello di Rusina, si inseriva nel panorama religioso romano connesso a Demetra/Cerere. Rusina era una dea della campagna e dei campi coltivati, protettrice della rus, la terra coltivata.
“La massoneria e’ un nemico della Chiesa; nasce con questa inimicizia e persegue la realizzazione di questa inimicizia con la distruzione della Chiesa e della civilta’ cristiana e con la sostituzione a esse di una cultura e di una societa’ sostanzialmente ateistiche, anche quando si fa riferimento all’architetto dell’universo. (…) …non e’ la Chiesa ad essere antimoderna, ma che e’ la modernita’ a essere antiecclesiale. La modernita’ e’ antiecclesiale, e il punto di attacco massimo all’ecclesialita’ e’ proprio rappresentato dalla massoneria che, in quanto elemento segretamente connotato e dinamicamente lanciato alla creazione di una civilta’ alternativa a quella che nasce dalla fede, rappresenta, a mio modo di vedere, l’elemento radicale della modernita’.”
In apertura delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il presidente Napolitano ha detto “basta alle volgarità sulla Storia del Risorgimento”. Detta da un non cattolico, l’accusa ha una sua ragion d’essere. Peccato che da una prospettiva cattolica il processo storico di unificazione dal 1848 al ’61 si svolse in una vera e propria guerra di religione anticattolica condotta nel Parlamento di Torino dai liberali e dai massoni. Benché sui testi di storia scolastici (scritti dai vincitori) non se ne trovi traccia, va ricordato che i liberali abolirono tutti gli ordini religiosi della Chiesa di Stato, spogliarono di ogni avere le 57.492 persone che li componevano, soppressero le 24.166 opere pie, lasciarono più di 100 diocesi senza vescovo, imposero al clero l’obbligo di cantare il Te Deum per l’ordine morale raggiunto, vietarono la pubblicazione delle encicliche pontificie, pretesero fossero loro somministrati i sacramenti nonostante la scomunica, e, come se nulla fosse, si proclamarono cattolici. E allora, diciamola una volta per tutte: Il Risorgimento fu il più grande e spietato attacco al cattolicesimo e alla società cristiana mai avvenuto nel corso della storia italiana. I fatti che non si vogliono ricordare di una vicenda tutta da riscrivere. Altro che volgarità!
Gianni Toffali
Caro Gianni Toffali, Lei ha ragione da vendere. Per fortuna dopo oltre sessantanni di monopolio della cultura da parte della sinistra si può cominciare a scoprire la verità grazie a pubblicazioni che, pur essendo semiclandestine, si diffondono di mano in mano, come il testo della coraggiosa Angela Pellicciari “Risorgimento ed Europa” che consiglio a tutti per far chiarezza su quello scempio che fu il risorgimento. Come al solito i nemici di Cristo e della Chiesa – e perciò dell’umanità – usano una parola per dire l’esatto contrario, l’inverso. Risorgimento per dire la demolizione dell’Italia cattolica, cioè l’unica che c’era. L’unico Risorgimento possibile è tornare a Cristo, alla Sua regalità riconosciuta da tutti senza mezze misure e in tutti i campi.
Prof. Giovanni Zenone Ph.D. Direttore Fede & Cultura