Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

ANTICLERICALISMO in un Paese cattolico: “Una strana tolleranza”

Posted by on Nov 10, 2025

ANTICLERICALISMO in un Paese cattolico: “Una strana tolleranza”

«Vi fu, o signori, un tempo di corruzione, di decadimento, di barbarie, in cui poté credersi virtù evangelica il ritirarsi dal guasto secolo all’ombra d’un romito chiostro. Ma ora, o signori, quei tempi sono trascorsi. Ora non è più sotto un bianco o bigio mantello che si serve il vangelo. E noi intanto osiamo consumare così preziosi giorni ad argomentare, a distinguere, a sottilizzare per sapere quale diversità esista tra un gesuita, un gesuitante, un gesuitino, un gesuitastro; io voterò per quanti più oblati, e paolini, e monaci, e frati di tutti i generi e di tutti i colori vorrà abolire la Camera».

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NAPOLI E LA FESTA DEI TUTTI SANTI

Posted by on Nov 10, 2025

NAPOLI E LA FESTA DEI TUTTI SANTI

Napoli, con le sue profonde radici culturali, possiede un’antica tradizione legata al culto dei morti che richiama la stessa atmosfera della festa di Halloween. In città, l’abitudine di mascherarsi e di andare in giro per raccogliere dolci non è una novità legata esclusivamente alla festa di origine celtica: fin dal Dopoguerra, bambini e ragazzi dei quartieri popolari hanno portato avanti un rito simile, ma in pieno stile partenopeo. Nel dopoguerra, nei quartieri popolari, si usava andare in giro con una cassetta di cartone a forma di bara, chiamata “o tavutiello“, vestiti di stracci e si gridava una proverbiale invocazione: “Fate bene ai Santi morti“. O anche una filastrocca: “Famme bene, pe’ li muorte: dint’a ‘sta péttula che ‘ce puórte? Passe e ficusecche ‘nce puórte e famme bene, pe’ li muorte” (traduzione: Fammi del bene per i morti: in questo grembiule che ci porti? Uva passa e fichi secchi porti e fammi del bene, per i morti). In alcune zone della Campania interna, invece di “dolcetto o scherzetto“, i bambini usavano gridare: “Cicci muorti!“. I “cicci” erano i chicchi di grano che venivano fatti bollire in una zuppa e poi ripassati nel miele e nello zucchero creando un dolce povero.

Amedeo Veneruso

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Antonio Maresio Bazolle. Antirisorgimento veneto

Posted by on Nov 10, 2025

Antonio Maresio Bazolle. Antirisorgimento veneto

A Belluno la presentazione del volume di Riccardo Pasqualin

Mercoledì 12 novembre 2025, ore 18:00, Belluno, Biblioteca Civica

Il 12 novembre, presso Palazzo Crepadona a Belluno, si terrà la presentazione del volume Antonio Maresio Bazolle. Antirisorgimento veneto dello studioso Riccardo Pasqualin, appena pubblicato dalla casa editrice Club di Autori Indipendenti di Castellammare di Stabia.

L’incontro sarà introdotto da Gregorio Piaia, Professore emerito di Storia della Filosofia all’Università di Padova, e da Paolo Conte, già direttore dell’Archivio Storico di Belluno, Feltre e Cadore.

Il libro ricostruisce la figura complessa e ancora poco conosciuta di Antonio Maresio Bazolle (1818-1896), possidente terriero e memorialista bellunese che attraversò l’Ottocento con uno sguardo lucido e anticonformista. Convinto federalista, partecipò al 1848 schierandosi con la Repubblica di San Marco di Daniele Manin e Nicolò Tommaseo, con la fine della rivoluzione e il ritorno degli austriaci divenne il primo podestà borghese di Belluno e continuò a credere nell’unificazione italiana, ma dopo il 1861 restò deluso dal nuovo regno, centralista e incapace di rispettare le autonomie locali. A fargli cambiare idea furono anche le notizie inerenti al brigantaggio, da lui giudicato come una risposta all’imposizione di leggi estranee alle tradizioni delle province napolitane.  

Nel 1861 scrisse: «c’è nella massa del popolo un forte malcontento per effetto di questi nuovi ordinamenti amministrativi e finanziarj, questo malumore che cova anche in Lombardia è di tanto maggior nel Napoletano che vi si sviluppò perfino sotto le sembianze del Brigantaggio e della Reazione». E nel 1867 – quando ormai anche il suo Veneto era stato annesso – arrivò ad affermare: «i Siciliani non vogliono essere che Siciliani, i Napoletani riprenderebbero il loro Re Borbone tanto di non essere italiani, ma Napoletani, e la grande maggioranza dei veneti vorrebbe oggi essere Veneta ed anche Austriaca piuttosto che italiana».

Bazolle fu un osservatore attento delle trasformazioni sociali e politiche del suo tempo, e nei suoi Annali di Belluno non risparmiò critiche alla politica “piemontizzante” dello stato unitario e alla repressione violenta del brigantaggio.

Pasqualin, con un’ampia ricerca su documenti inediti, ci restituisce le originali opinioni di questo “bellunese disingannato”, che vide nel processo risorgimentale non la liberazione dei popoli, ma l’inizio di un accentramento che schiacciava le identità municipali e regionali.

L’incontro si rivolge in modo particolare anche ai meridionali che vivono oggi nel Veneto: sarà un’occasione per riscoprire un legame tra la storia di Belluno e quella delle loro terre d’origine.

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CIALDINI A NOLA PER MANO DI PINELLI

Posted by on Nov 9, 2025

CIALDINI A NOLA PER MANO DI PINELLI

Nel 1860, un gruppo di garibaldini, con a capo il generale Pinelli, uccise 232 nolani, tra cui il figlio del sindaco, poiché non volevano rinnegare il loro re borbonico per assoggettarsi a quello sabaudo . Inoltre, incendiarono il duomo dell’omonima città. Un’altra pagina di storia volutamente dimenticata ed insabbiata dallo stato italiano che vide Nola pagare in termini di vite umane un caro tributo all’unità (o meglio conquista) voluta dai savoia. In quel periodo nel nolano. il fenomeno del brigantaggio e resistenza alle truppe savoiarde che volevano conqu istare la terra dei barboni, era molto forte e cresciuto a dismisura. Venne quind i inviato in zona , per “risolvere il problema” il generale Pinelli soprannominato ” lo spietato “. Questi una volta rastrellato 231 uomini innocenti fino a prova contraria perchè senza nessuna accusa o prova, decise di fucilarli in forma sommaria e senza alcun processo nella piazza principale di Nola.
Nola fu così purtroppo teatro, di una delle pagine, oggi diment icate . più brutte della cosidetta Unità d’Italia.

fonte

https:/lcosedinapoli.com/itinerari/nola-san-paolino-e-san   -felice/

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