Posted by altaterradilavoro on Nov 12, 2025
Il brigantaggio postunitario fu, assieme alla “Questione Romana” e alla “Questione Veneta”, uno dei principali problemi che il governo di Torino si trovò ad affrontare all’indomani dell’Unità.
I moderati italiani non solo consideravano il brigantaggio un problema secondario, mentre la “Questione Romana” e l’armamento nazionale costituivano i problemi di massima urgenza da risolvere,1 ma avevano di esso una conoscenza approssimativa. Vi furono addirittura ufficiali dell’esercito italiano, inviati nel Mezzogiorno per combattere il brigantaggio, che non conoscevano il territorio su cui agivano, confondendo la Basilicata con l’Irpinia.2
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Posted by altaterradilavoro on Nov 12, 2025
“Io sono per gl’otto referendum del partito radicale, e sarei disposto ad una campagna anche immediata in loro favore.
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Posted by altaterradilavoro on Nov 12, 2025
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Posted by altaterradilavoro on Nov 11, 2025
Alessandro Masulli
A Somma Vesuviana si ricorda un clamoroso episodio di fucilazione, senza regolare processo, ad opera del capitano Federico Bosco, conte di Ruffina. Il 23 luglio del 1861, alle ore 15, nei pressi del largo Mercato, oggi piazza Vittorio Emanuele III, sei cittadini di Somma furono fucilati dai bersaglieri piemontesi senza uno straccio di processo.
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Posted by altaterradilavoro on Nov 11, 2025
Per ricostruire la storia dell’Unità d’Italia si è lavorato più fuori dalle università, che dentro. Nessuno pensò di dovere delle spiegazioni, quando l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel 2011, dopo 150 anni, inviò un messaggio per chiedere scusa a nome dell’Italia, a Pontelandolfo, paese di quasi seimila abitanti, nel 1861, distrutto dai bersaglieri, che sterminarono la popolazione, per rappresaglia. «Un massacro relegato ai margini dei libri di storia» scrisse il presidente: un’accusa che in un Paese serio, avrebbe generato un processo culturale agli storici. Da noi, il nulla. E si tratta di uno dei massacri più documentati di sempre.
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