Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Clima: mala tempora currunt! Di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Nov 14, 2019

Clima: mala tempora currunt!                                      Di Fiorentino Bevilacqua

Giorni fa è balzata agli onori della cronaca la notizia che “oltre 11000 scienziati da tutto il mondo si sono uniti” e hanno dichiarato “chiaramente e inequivocabilmente che la Terra è di fronte a una emergenza climatica1.

“…sulla base di alcuni indici inequivocabili” (dei quali, evidentemente, non fanno parte, per esempio, questi2, questi3 e questi4, “ben 11258 scienziati e scienziate di 153 nazioni” hanno sottoscritto il solenne monito1.

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Il Sud di Pino Aprile di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Ago 18, 2019

Il Sud di Pino Aprile                di Fiorentino Bevilacqua

L’iniziativa di Pino Aprile, di far partire un’Azione politica meridionale, non è che l’ultima di una lunga serie1 .

Penso che la prima sia stata la pubblicazione di Terroni, libro che ha fatto uscire dall’ambito geografico e culturale “locale”, la questione del Sud maltrattato e vittima necessaria (e perciò predestinata) della cosiddetta Unità.

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La nostalgia dei Neoborbonici di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Giu 2, 2019

La nostalgia dei Neoborbonici di Fiorentino Bevilacqua

Io, questa cosa della nostalgia non la capisco.

Meglio: non capisco perché qualcuno, nell’intento di sminuire l’azione, il sentire, di un neoborbonico, lo definisca nostalgico. E’ come se uno chiamasse capra un stambecco alpino – Capra ibex L. – con l’intento di offenderlo per via dell’accostamento con la capra – Capra hircus L. – : lo stambecco se ne risentirebbe? Assolutamente no; piuttosto rifletterebbe, se potesse, sulle conoscenze di zoologia del tipo.

Ritornando a noi, capisco ancora di meno il fatto che un neoborbonico, così apostrofato, senta il bisogno, quasi convulso, di dimostrare che nostalgico non è.

Nostalgia è lo stato d’animo, l’emozione che prova chi è lontano dal paese di origine (il famoso mal du pays) o da una condizione passata, ovviamente migliore di quella che vive al presente: nessuno, infatti, rimpiangerebbe un passato in cui era malato, in carcere, prigioniero, schiavo, senza lavoro, povero etc

Siccome il termine deriva da nostos, ritorno, e algia, dolore (http://www.treccani.it/vocabolario/nostalgia/) e siccome è un sentire, doloroso, proprio di chi ritorna con il pensiero ad una condizione passata, che è positiva, mentre il presente non lo è, come fa, un neoborbonico, a vergognarsi se qualcuno, nella sua ignoranza, lo apostrofa con tale termine?

Che c’è da vergognarsi!?

Ammettiamo che lo scorso anno io sia stato in vacanza nelle “Isole del Paradiso” per oltre un mese e che questa fosse la cosa che più desiderassi al mondo.

Se quest’anno, fattimi i conti in tasca, mi rendo conto che posso ritornarci e per lo stesso periodo di tempo, io non provo nostalgia alcuna di quella vacanza semplicemente perché quest’anno la rivivrò, pari pari lo scorso anno. Non ho perso nulla: il presente sarà meraviglioso, nella sostanza, come il passato.

Ma se mi rendessi conto con non potrò più andarci in vacanza, allora non c’è da stupirsi se, nel ripensare a quelle vacanze, io provassi in cuor mio, nell’animo, un po’ di “sofferenza”: nostalgia, appunto.

Ritorno con il pensiero a quella esperienza per me gratificante del passato e, fatto il confronto con le vacanze che potrò fare quest’anno, con il presente, soffro (algia).

Perché, dunque, un Neoborbonico, che per definizione è un revisionista storico, quanto meno del periodo che parte dal 1734 e finisce nel 1860, non dovrebbe riandare con dolore a quel periodo storico avendo bene in mente le differenze fra esso e il presente?

Non capisco.

Io sono neoborbonico e nostalgico, e non me ne vergogno; anzi: essendo neoborbonico, mi vergognerei se non fossi nostalgico.

Forse, alcuni si schermiscono da quella “accusa” perché la nostalgia viene vista come qualcosa di paralizzante: una sorta di ammirazione estatica del passato che blocca l’agire presente.

A noi, del Sud (sic!), quello che ci blocca, nell’agire presente, è ben altro.

Mai questo, dunque.

Il passato, dice qualcuno, è un faro.

La sua narrazione completa, finora assente dai libri di storia e sui media, fa capire come veramente si era e, quindi, come si può essere se liberati da gioghi di ogni tipo, anche endogeni, anche di “sangiovannara” natura.

La conoscenza del passato, anzi, dà un orgoglio a chi finora non solo ne era privo, ma si sentiva colpevole per come era. Questo orgoglio è anche uno stimolo a riprovarci, a cercare di ritornare come si era: un Popolo orgoglioso di se stesso. La revisione fa scoprire che si può, che si ha tutto per riuscire, guardando al passato per prendere energia, stimoli e insegnamenti; non per tornare formalmente ad esso.

<<Non si può tornare davvero indietro nel tempo, ma certamente si può provare il desiderio, a volte molto forte, di riprovare quelle emozioni che ci hanno dato piacere e gioia. Se in superficie questo sembra stimolarci a ricreare o a ricercare le circostanze che hanno prodotto quelle emozioni positive, nel profondo la nostalgia ha un’altra funzione, meno evidente, che è quella di rompere l’inerzia psicologica e attuare i cambiamenti necessari. Per quando sembri paradossale, la nostalgia funziona come un rinforzo positivo per promuovere un cambiamento che la nostra psiche ritiene ormai maturo.>>

https://www.riza.it/psicologia/tu/7013/nostalgia-se-non-la-combatti-diventa-una-risorsa.html

Nostalgia, dunque, non è un epiteto offensivo, sminuente quando viene rivolto a un Neoborbonico; forse lo è per chi lo usa con questo fine.

Fiorentino Bevilacqua (un nostalgico)

02.06.19

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