Alta Terra di Lavoro

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Banco di Napoli chiacchiere e tabbacchere ‘e lignamme…

Posted by on Nov 29, 2018

Banco di Napoli chiacchiere e tabbacchere ‘e lignamme…

Non sono stato mai cliente del Banco di Napoli. Mi è sempre stato antipatico: da ragazzo, quando accompagnavo mio padre a movimentare il libretto di risparmio di famiglia, mi infastidiva la abituale indifferenza dei suoi impiegati……..

 

       molto ossequiosi, invece, verso i clienti di maggior riguardo; da grande, quando osservavo file di clienti lasciati impietosamente ad attendere il proprio turno, in lunghe attese, all’esterno delle sue filiali, anche sotto la pioggia battente. Ciò nonostante, da meridionale, sono stato sempre intimamente orgoglioso di quest’antica istituzione, fondata nel 1539 e consolidata nel 1794 da Ferdinando IV; uno dei banchi più antichi d’Europa e sicuramente il più grande d’Italia, il primo ad aver aperto filiali all’estero;[1] una delle poche istituzioni sopravvissute al turbine degli eventi del 1860; uno degli ultimi emblemi di gloriose vestigia borboniche.

       Dal 26 novembre scorso, il Banco di Napoli non esiste più. Ha cessato di esistere dopo una lunga agonia durata quasi cinque lustri. Lo scempio ebbe culmine il 31 dicembre del 2002,[2] quando fu fatto fondere nel San Paolo, una banca che, guarda caso, essendo di Torino, in un certo senso, completava il saccheggio del Meridione. E pensare che, solo un mese prima, nel corso dell’annuale presentazione dell’annuario del Banco, “alti” funzionari e “importanti” politici, presenti alla cerimonia, si erano affannati a pronosticare ottimisticamente “un futuro di rilievo per il Banco” che, infatti, da allora in poi, avrebbe perso tutti gli sportelli da Roma in su…

       Dal 26 novembre, dicevo, è finita una storia lunga 579 anni. Il (fu) Banco di Napoli scompare nel ventre dell’Intesa San Paolo. Un addio amaro, non senza polemiche, dello storico istituto di credito del mezzogiorno di cui resterà solo il logo, come è stato sottolineato nel TG3 Campania.

       Nello stesso notiziario, il professor Adriano Giannola, economista, e presidente emerito dell’Istituto Banco di Napoli, rispondendo ad una precisa domanda del conduttore, ha senza mezzi termini affermato che la fine del Banco di Napoli esplose col bilancio del ’94,[3] quando emerse una grande perdita di 1400 miliardi… e l’anno successivo 3000 e poi, l’anno successivo ancora altri 2000. Insomma, fu un crescendo, un crescendo legato al crollo dell’economia meridionale, dopo la fine dell’intervento straordinario, un crollo pilotato dal governo.

       Altra importante allusione del professor Giannola su cui riflettere è che la mala gestione non riguardava solo il Banco di Napoli, ma essa era nella media delle banche nazionali, e, tragico paradosso, la BNL che comprò il Banco risultava essere peggiore del banco stesso, in tutti i sensi, con tutti i parametri che si potessero considerare!” Capito?!?

       E in tutto questo i politici del sud che facevano? Niente, stavano solo a guardare, come le stelle del romanzo di Cronin. Al più, si appellavano ai napoletani oneeeèsti, balbettando i soliti bla… bla… bla… Solo chiacchiere, insomma, quelle stesse chiacchiere che, insieme con le tabacchiere di legno, ‘o Banco ‘e Napule nun ‘e ‘mpegna o, meglio, nun ‘e ‘mpignava, visto che ora, purtroppo, non esiste più.

 

Erminio de Biase

[1] Diego Dionoro – TG3 Campania delle 14 del 26 novembre 2018

[2] Quando sindaco di Napoli era Rosa Russo Jervolino, Presidente della Regione Antonio Bassolino e Presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

[3] Sindaco Antonio Bassolino, Presidente della Provincia Rosa Russo Jervolino e, in successione, Presidenti del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi e Silvio Berlusconi.

 

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