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Bernhard Graf e il suo intervento per S.M. Maria Sofia di Borbone

Posted by on Feb 4, 2025

Bernhard Graf e il suo intervento per S.M. Maria Sofia di Borbone

Egregio Presidente Saltarelli,

Dottor de Biase,

Dottor di Giovine,

Signore e signori,

sono lieto che vi siate riuniti in occasione del centenario della morte di Maria Sofia Regina delle Due Sicilie per commemorarne la sua splendida figura.

Vorrei, innanzitutto, scusarmi per la mia pronuncia, ma desidero tenere il mio discorso in Italiano per sentirmi più vicino a voi.

Svolgendo da oltre vent’anni ricerche sulla regina Maria Sofia per documentari della televisione bavarese, per testi accademici e per saggi vari, potrei raccontarvi numerosi dettagli sulla nobile Wittelsbach come vostra ultima regina e per quanto ha fatto nel Regno delle Due Sicilie. Ma ciò significherebbe portar civette ad Atene. Ho quindi deciso di illustrare, in questa mia breve conferenza, il rapporto di Maria Sofia con la sua famiglia e con il Regno di Baviera.

  1. Fanciullezza tra otto fratelli

Maria Sofia nacque nella residenza estiva di Possenhofen il 4 ottobre 1841 come sesta figlia del Duca Massimiliano e di Ludovika, principessa di Baviera. Le sorelle gemelle di sua madre, Maria Anna regina di Sassonia e Sophie Friederike arciduchessa d’Austria, furono le sue madrine. Si diceva che suo fratello Carl Theodor, di due anni, “amasse particolarmente la sua nuova sorellina ed aveva paura che le sarebbe successo qualcosa se avesse pianto. Era un bambino molto sensibile“.

La governante Miss Mary Newbold, oltre ad allevare le sue sorelle maggiori Helene ed Elisabeth, si occupava anche della loro formazione. Siccome, però, sposò il tutore del fratello maggiore Ludwig Wilhelm Karl von Spreti, fu sostituita dalla giovane Luise Freiin von Wulffen e poi dalle due baronesse Tänzl, le quali si presero cura anche delle sue sorelle minori Mathilde e Sophie Charlotte.

Fu soprattutto sua madre, la duchessa Ludovika, a notare l’importanza che il fratello maggiore Carl Theodor aveva per Maria Sofia e per gli altri fratelli più piccoli e lo comunicò alla sorella Maria Anna, regina di Sassonia: “[…] i quattro piccoli (Maria Sofia, Mathilde, Sophie Charlotte, Max Emanuel) giocano e Gackerl [Carl Theodor] dirige i loro giochi: ha un grande amore per i più piccoli, certo a volte è un po’ perentorio, ma corrono sempre da lui […].”

Già allora Maria Sofia dovette capire che i suoi genitori vivevano insieme solo nei mesi invernali, nell’Herzog-Max-Palais di Monaco ma su piani differenti, mentre in primavera, estate e autunno alloggiavano addirittura in residenze estive diverse: la madre Ludovika con i figli, i loro insegnanti e il loro entourage a Possenhofen, il duca Max, invece, a Unterwittelsbach, tra i suoi amici poeti, artisti e cacciatori. Così Maria Sofia non poté costruire quasi nessun rapporto col padre, anche se anche lui, molto poliedrico, la affascinava da un lato, come poeta, come scrittore di drammi e di resoconti di viaggio, come pubblicista di numerosi articoli di stampa; dall’altro, come cavallerizzo nel suo circo di Monaco e perfino come compositore e suonatore di cetra. Grazie a Dio, nonostante tutti i contrasti tra i suoi genitori, non dovette subire la “Guerra delle due Rose”. Padre e madre si rispettavano reciprocamente, anche se il piacente Duca Max ebbe numerose storie d’amore e ogni giorno pranzava con alcuni dei suoi figli illegittimi.

Ciononostante Maria Sofia trascorse un’infanzia spensierata nel castello di Possenhofen sul lago di Starnberg, lontana dalle cerimonie della Real Corte di Monaco. Così si legge nel 1854: La quattordicenne “Marie, approfittando della sua vacanza, si è fatta un giro in barca sul lago con Tänzl, istitutrice sua e di Gackel [Carl Theodor], nonostante il tempo minaccioso.” A torto il Conte Philipp von Eulenburg-Hertefeld polemizzò in una lettera al Conte Herbert von Bismarck: “Grazie all’accurata educazione dei genitori, le figlie hanno la visione della vita e l’educazione di una cameriera” e con questo intendeva anche Maria Sofia Duchessa di Baviera!

Dopo il matrimonio della sorella maggiore Elisabetta, l’attenzione delle corti europee si concentrò principalmente sulla sorella minore, Maria Sofia. Non era solo sua zia Sophie Friederike, arciduchessa d’Austria, ad essere più che deliziata dal suo aspetto: “I bellissimi occhi di Marie hanno un’espressione di dolce malinconia, che, se possibile, la rende ancora più bella.” La dama di compagnia, Marie Freiin von Redwitz, la considerava addirittura la più bella delle sorelle. Secondo lei aveva i lineamenti del viso più regolari e anche in seguito, in alcuni momenti mostrava la perfetta grazia della sua giovinezza. “Alta, snella ed elegante, aveva un portamento straordinariamente dritto”.

Quando il principe borbonico Francesco Maria Leopoldo, figlio maggiore del Re Ferdinando II delle Due Sicilie, vide un suo ritratto, rimase affascinato dall’incredibile bellezza del suo viso. Chiese subito la mano della sedicenne Maria Sofia Duchessa in Baviera. Sua madre riferì alla Corte Imperiale di Vienna: “Grazie per le notizie sulla famiglia napoletana e per le congratulazioni telegrafiche che mi hanno rallegrato molto perché danno più coraggio a Marie vedendovi contenti del suo destino, perché lei crede che voi abbiate delle informazioni più esatte e sicure sul giovane e lei ha bisogno di essere rassicurata su questo, poiché il pensiero di appartenere a un uomo che non la conosce né che lei conosce le fa tanto paura […].” Piena di ambizione, la duchessa Ludovika ribadiva: “[…]non potevamo rifiutare un matrimonio bello sotto ogni aspetto e anche Marie era della stessa opinione, sebbene sarebbe stato difficile per lei dire di sì a uno sconosciuto. Anche questo è per me motivo ansia. Lei ed io nutriamo un vivo desiderio di conoscerlo, ma accadrà?! […].” Ma come poter alimentare in Maria Sofia la speranza di una vita felice a Napoli, soprattutto dopo che l’ambasciatore bavarese e ministro presso la Santa Sede, Ferdinand Johann Baptist von Verger, aveva messo in guardia il Ministro degli Esteri bavarese, von der Pfordten, su questa unione, affermando che il principe ereditario Francesco non sarebbe stato adatto a reggere la corona di Napoli né tantomeno a darle grande splendore? Purtroppo, in seguito i timori si sarebbero avverati.

Dopo che il duca Max e Massimiliano II, re di Baviera, ebbero acconsentito, l’8 gennaio 1859 si celebrarono le nozze della diciassettenne Maria Duchessa di Baviera nella cappella reale di Ognissanti a Monaco, alla presenza della famiglia e della coppia reale bavarese. Come si legge nell’atto di matrimonio firmato dal parroco Carl Stumpf di St. Ludwig, la cerimonia ebbe luogo “per procurationem”. Al posto del principe ereditario le stava accanto, quale rappresentante dello sposo Francesco, suo cugino Luitpold, principe di Baviera. Fino ad allora, aveva conosciuto il suo futuro marito solo attraverso una poco significativa immagine a colori.

Il resto della storia è noto: la difficoltà a procreare di Francesco; la morte prematura del suocero, re Ferdinando II; la rivolta della Guardia Reale; l’invasione di Garibaldi stimolato dagli obiettivi risorgimentali; la fuga nella fortezza di Gaeta e la successiva resa; il caso Diotallevi creato ad arte da Vittorio Emanuele II e dal suo entourage durante l’esilio a Roma, quando era ospite di Pio IX e poi la scandalosa fuga – senza i mariti! – nel Regno di Baviera, insieme alla prediletta sorella minore, la contessa Matilde di Trani!

Nel Regno di Baviera, la stampa così informò il pubblico: “Nel suo volto non si poteva non riconoscere quel tratto che, forse inconsciamente, rivela una non grandissima felicità domestica, il cui godimento – nel mezzo di un involontario sconvolgimento politico – Sua Maestà avrebbe avuto doppiamente desiderare. In tali circostanze, non siamo rimasti molto sorpresi di apprendere che la regina Maria è arrivata stamattina, qui ad Augsburg, scegliendo di soggiornare temporaneamente nella tranquillità del monastero di Sant’Orsola.

  • Intrighi, insinuazioni ed accuse

Ma non è tutto: più tardi le cronache del monastero di Sant’Orsola di Augsburg dovevano riportare che la regina Maria Sofia avrebbe partorito, il 24 novembre 1862, due gemelle illegittime, Luise Marie e Marie Luise, rispettivamente chiamate “Margherita” e “Viola”, nelle stanze della priora domenicana del monastero di Sant’Orsola, Madre Aquinata Lauter. Negli archivi di Roma, però, non risulta che il presunto padre del bambino fosse il Conte Armand de Lavaÿss, un ufficiale belga della guardia pontificia, né risulta alcuna iscrizione delle gemelle nel registro delle nascite della parrocchia St. Ulrich e Afra, che apparteneva Sant’Orsola, o di una parrocchia vicina, neanche sotto altri nomi di battesimo o in altra data, con l’annotazione “parentes ignoti”, genitori sconosciuti. Dopo un più attento esame attraverso un lavoro all’archivio di Augsburg, ho potuto personalmente accertare che la cronista di Sant’Orsola dev’essersi basata sul libro “L’eroina di Gaeta, tragedia di una regina” pubblicato poco prima dell’astiosa nipote di Maria Sofia, Maria Luisa, Contessa von Larisch-Moennich. Se si considera che l’autore americano Paul Maerker-Branden dovette revisionare ulteriormente il manoscritto della contessa, nessuno si stupisce perché ancora oggi in esso sono riportate numerose falsità a scopo propagandistico. Le pubblicazioni della contessa Larisch-Moennich non hanno – quindi – alcun valore storico e servono solo ad analizzare lo psicogramma della loro autrice. È ancor più penoso constatare che anche altri autori non smascherano queste bugie e le prendono addirittura per oro colato.

  • La Regina perde tutto!

Dopo che Maria Sofia e sua sorella Mathilde furono tornate dai loro mariti, anni tutt’altro che tranquilli avrebbero atteso la Regina. Lei stessa nel 1863 scrisse da Roma al fratello minore Max Emanuel: “Mio caro Max! […] Quando penso al lungo tempo trascorso con te e ricordo con quanta fedeltà e fermezza mi hai tenuto stretta e che ti sei comportato con me come un fratello amorevole; ho sempre il timore di non averti né ringraziato né mostrato abbastanza quanto profondamente ciò mi abbia commosso. Oh, certo, caro Max, ti sei affidato per tutta la vita ad una sorella che si attaccherà anche a te con la stessa lealtà; ci siamo conosciuti e sappiamo che l’uno può contare sull’altro. Permettimi ancora una volta di esprimerti i miei più profondi e sentiti ringraziamenti per tutto ciò che sei stato per me durante questo momento difficile e, credimi, io so come separare le ore trascorse insieme da tutto il resto. La promessa che mi hai fatto quando ci siamo salutati mi ha talmente rassicurato e confortato che voglio ringraziarti soprattutto per questo. Quando, a volte, pensieri bui mi assalgono, riflettendo su questo mi calmo e te ne sono grata, mio ​​caro fratello. Vieni presto, prestissimo; ti aspetta con impazienza la tua fedele sorella Marie […]”.

In quel periodo la Regina dovette accettare la morte della figlia Maria Cristina Pia, di tre mesi, concepita dopo l’operazione di fimosi del marito Francesco. Perfino sua madre, Ludovica, prese le distanze da lei scrivendo a Massimiliano II, re di Baviera: “Caro Max! Nonostante il mio costante mal di testa, non posso lasciare che il mio medico personale, il dottor Fischer, se ne vada senza rivolgergli qualche parola di gratitudine per la tua inesauribile, fedele attenzione e sacrificio per i miei figli, che sono infelici per colpa loro, così come per il mio dolore e con profondo tormento per il loro comportamento irresponsabile! Non so nulla di nuovo di Spatz [la contessa Mathilde], ma quello che mi hai telegrafato ieri su Marie mi ha scioccato. Non me lo sarei aspettato da lei! – e proprio nel momento in cui corri a portarle consiglio e conforto. Questa mancanza di riguardo, questa ingratitudine nei tuoi confronti, a cui dobbiamo i più sentiti ringraziamenti, mi addolora profondamente! […]; io non posso che ringraziarti ancora una volta e raccomandare me stessa e tutti i miei figli alla tua ulteriore grazia e bontà, la tua fedele, devota e grata zia Louise.

  • Ultimi colpi del destino

Con il crollo del “Patrimonium Petri“, quand’era presidente del Supremo Consiglio della Chiesa e dell’Alta Baviera Teodolfo Mertel, la coppia reale Francesco II e Maria Sofia dovettero alla fine lasciare l’Italia e cercare rifugio prima nel castello di Garatshausen nel Regno di Baviera e poi in Francia e in Inghilterra per trascorrervi i restanti decenni di vita. In tutti questi anni colpi avversi del destino travolsero Maria Sofia uno dietro l’altro: il contrasto permanente con la sorella imperatrice Elisabetta, in relazione al famoso istruttore di equitazione Capitano “Bay” Middleton, scudiero del quinto conte Spencer ad Althorp House; la triste fine del cognato, alcolizzato, Luigi Conte di Trani († 1886) a Parigi; la morte del padre Max († 1888), davanti alla cui salma condusse le sorellastre Maximiliana e Romana Fischer; il suicidio del nipote, principe ereditario Rodolfo, a Mayerling († 1889); la prematura scomparsa della sorella Elena († 1890); la perdita della madre Ludovika († 1892) cuore di tutta la famiglia; la morte, inaspettatamente prematura, del fratello minore Max Emanuel († 1893); la tragica fine della sorella minore Sophie Charlotte († 1897) nell’incendio del “Bazar de la Charité” di Parigi; l’assassinio della sorella Elisabetta a Ginevra († 1898); il decesso per sfinimento del suo famoso fratello, l’oftalmologo Carl Theodor († 1909) e, infine, la caduta della monarchia bavarese. Con la prediletta sorella Mathilde, verso la fine della Prima Guerra Mondiale, dopo essere fuggita dalla Francia e dalla Svizzera, decise di rimanere a Monaco: “La contessa Trani non andò via e anche la settantottenne regina di Napoli, non potendo tornare nella sua casa di Parigi, soggiornò all’Hotel Königshof (l’ex Hotel Bellevue). Non volle cambiare appartamento e uscì a testa alta sotto una pioggia di proiettili che fischiavano quasi costantemente allo Stachus“, durante i moti spartachisti. Come si sarà sentita l’anziana monarca trovandosi di nuovo in uno scenario come quello che aveva vissuto come giovanissima “eroina di Gaeta”?

Dopo tutte queste vicissitudini, Maria Sofia, l’ultima regina delle Due Sicilie, morì il 19 gennaio 1925 nell’Herzog-Max-Palais di Monaco. Sulla sua effigie mortuaria si leggeva: “Gesù misericordioso, donale l’eterno riposo!” E questo riposo lo trovò a Napoli, nella splendida Basilica di Santa Chiara.

Vi ringrazio per l’attenzione e vi prego di sentirmi vicino a voi questa sera, alle 19, quando, a Santa Chiara, ci sarà la commemorazione religiosa in onore della Regina Maria Sofia.

Cordiali saluti dalla invernale Monaco di Baviera

Bernhard Graf

intervento in tedesco

Marie Sophie Königin beider Sizilien und das Königreich Bayern

Zum 100. Todestag

Vortrag von

Dr. Bernhard Graf

Sehr geehrter Herr Präsident Saltarelli,

sehr geehrter Herr Dr. de Biase,

sehr geehrter Herr Dr. di Giovine,

verehrte Damen und Herren,

wie sehr freue ich mich, dass Sie sich zum 100. Todestag von Marie Sophie Königin beider Sizilien zusammengefunden haben, um dieser großartigen Monarchin zu gedenken.

Zunächst einmal will ich mich für meine italienische Aussprache bei Ihnen entschuldigen. Dennoch möchte ich meinen Vortrag, um mich Ihnen näher zu fühlen, auf italienisch halten.

Seit zwei Jahrzehnten beschäftige ich mich mit Königin Marie Sophie in Form von Dokumentarfilmen für das Bayerische Fernsehen, von wissenschaftlichen Büchern und Aufsätzen. So könnte ich Ihnen zahlreiche Details über die Wittelsbacherin als Ihre letzte Königin und ihre Wirksamkeit im Königreich beider Sizilien erzählen. Doch das würde heißen, Eulen nach Athen tragen. Deshalb habe ich mich entschieden, für meinen Kurzvortrag das Verhältnis von Marie Sophie zu ihrer Familie und zum Königreich Bayern zu skizzieren.

  1. Kindheit unter acht Geschwistern

Marie Sophie wurde im Sommersitz Possenhofen am 4. Oktober 1841 als sechstes Kind von Maximilian Herzog in Bayern und Ludovika geborene Prinzessin von Bayern geboren. Die Patenschaft übernahmen die Zwillingsschwestern ihrer Mutter: Maria Anna Königin von Sachsen und Sophie Friederike Erzherzogin von Österreich. Ihr zweijähriger Bruder Carl Theodor, wie es hieß, „liebte besonders seine neue Schwester, fürchtete, es geschähe ihr etwas, sobald sie weinte, war damals ein so empfindsames Kind.“[1] Die herzogliche Nurseygoverness Miss Mary Newbold übernahm neben der Erziehung ihrer älteren Schwestern Helene und Elisabeth auch ihre Ausbildung. Da Miss Newbold aber den Erzieher ihres ältesten Bruders Ludwig Wilhelm, Karl Graf von Spreti, heiratete, trat an ihre Stelle die junge Luise Freiin von Wulffen und danach die beiden Baroninnen Tänzl, die ebenso die Betreuung ihrer jüngeren Schwestern Mathilde und Sophie Charlotte übernahmen. Vor allem fiel ihrer Mutter Herzogin Ludovika auf, welche Bedeutung der ältere Bruder Carl Theodor für Marie Sophie und die anderen jüngeren Geschwister besaß und dies teilte sie ihrer Schwester Maria Anna Königin von Sachsen mit: „[…] ich schreibe dir trotz Kinderspektakel; es ist zu schlecht auszugehen und da es Feiertag ist, spielen sie, die vier Kleinen (Marie Sophie, Mathilde, Sophie Charlotte, Max Emanuel) und Gackerl [Carl Theodor] dirigiert ihre Spiele: er hat eine große Liebe für die Kleinen, die freilich mitunter etwas peremptorisch ist, sie laufen ihm aber doch immer wieder zu […].“[2] Schon in dieser Zeit musste Marie Sophie begreifen, dass ihre Eltern nebeneinander her lebten, in den Wintermonaten im Münchner Herzog-Max-Palais sich nur auf verschiedenen Stockwerken bewegend und in den Frühlings-, Sommer- und Herbstmonaten sogar in verschiedenen Sommersitzen logierend: die Mutter Ludovika mit ihren Kindern, deren Erziehern und ihrer Entourage in Possenhofen,  Herzog Max hingegen in Unterwittelsbach, umgeben von seinen Dichter-, Künstler- und Jagdfreunden. So konnte Marie Sophie zu ihrem Vater so viel wie keine Beziehung aufbauen, obgleich er als Multitalent auch sie faszinierte: einerseits als Poet von Gedichten, Schriftsteller von Dramen und Reiseberichten, als Publizist zahlreicher Artikel in der Presse, andererseits als Kunstreiter in seinem Münchner Zirkus und zum dritten als Komponist und Zitherspieler. Gott sei Dank musste sie trotz aller Gegensätze ihrer Eltern keinen Rosenkrieg erdulden. Gegenseitig begegneten sich Vater und Mutter mit Respekt, auch wenn der gutaussehende Herzog Max zahlreiche Liebschaften unterhielt und mit einigen seiner unehelichen Kinder tagtäglich zu Mittag speiste. Dennoch verbrachte Marie Sophie im Schloss Possenhofen am Starnberger See eine unbeschwerte Kindheit fern vom höfischen Zeremoniell des Münchner Königshofes. So hieß es 1854: Die 14-jährige „Marie ließ sich mit [ihrer Erzieherin] Tänzl von Gackel [Carl Theodor] auf dem See herumrudern, trotz des drohenden Wetters den Feiertag zu benutzen.“[3] Doch zu Unrecht polemisierte Philipp Graf von Eulenburg-Hertefeld in einem Brief an Herbert Graf von Bismarck: „Dank der sorgfältigen Erziehung durch ihre Eltern haben die Töchter etwa die Lebensanschauungen und Bildung eines Stubenmädchens“[4] und damit meinte er auch Marie Sophie Herzogin in Bayern!

  1. Jäh herausgerissen aus der scheinbaren Familienidylle

Nach der Eheschließung ihrer älteren Schwester Elisabeth richtete sich der Fokus der europäischen Höfe vor allem auf die jüngere Schwester Marie Sophie. Nicht nur ihre Tante Sophie Friederike Erzherzogin von Österreich war von ihrer Erscheinung mehr als entzückt: „Maries schöne Augen haben einen Ausdruck von süßer Melancholie, der sie, wenn das noch möglich ist, noch schöner macht.“[5] Die Hofdame Marie Freiin von Redwitz stufte sie sogar als die Schönste unter den Schwestern ein. Ihrer Meinung nach hatte sie die regelmäßigsten Gesichtszüge und ließ auch noch später in manchen Augenblicken die vollendete Anmut ihrer Jugendjahre erkennen. „Groß, schlank und elegant, hielt sie sich auffallend gerade.“[6] Als der Bourbonenprinz Francesco Maria Leopoldo, der älteste Sohn des Königs Ferdinando II. beider Sizilien, eines ihrer Porträts zu Gesicht bekam, war er von diesem unglaublichen Liebreiz ihres Antlitzes betört. Umgehend hielt er um die Hand der 16-jährigen Marie Sophie Herzogin in Bayern an. Ihre Mutter meldete an den Wiener Kaiserhof: „Dank für die Nachrichten über die neapolitanische Familie und die telegraphischen Glückwünsche, die mich umso mehr freuten, weil es Marie mehr Mut macht, wenn sie sieht, dass Ihr Euch über ihre Bestimmung freut, denn sie glaubt, dass Ihr die genausten und sichersten Nachrichten über den jungen Mann habt, und sie bedarf es hierüber beruhigt zu werden, da sie niemand kennt und der Gedanke, einem Mann anzugehören, der sie und den sie nicht kennt, ist ihr so ängstlich […]. Ich hoffe, seine große Frömmigkeit wird sie nicht abschrecken, sie nach und nach selbst immer frömmer machen.“[7] Voller Ehrgeiz betonte Herzogin Ludovika: „[…] wir konnten eine in jeder Hinsicht so schöne Partie nicht abweisen, und dieser Meinung war Marie auch, obgleich es ihr schwer würde, einem Unbekannten ihr Jawort zu geben. Das ist auch ein Umstand, der mich ängstlich macht. Sie und ich sprechen den lebhaften Wunsch aus, ihn kennen zu lernen, wird das aber zustande kommen?! […].“[8] Wie sollte sich Marie Sophies Zuversicht für ein glückliches Leben in Neapel verbessern, zumal der bayerische Gesandte und Ministerresident beim Heiligen Stuhl Ferdinand Johann Baptist Freiherr von Verger den bayerischen Außenminister von der Pfordten vor dieser Verbindung gewarnt und diesen seine Einschätzung verkündet hatte, dass Kronprinz Francesco unfähig sei, Neapels Krone einst zu tragen, geschweige denn dieser einen großen Glanz zu verleihen.[9]  Die Befürchtungen traten schließlich ein: Nachdem Herzog Max und Maximilian II. König von Bayern dieser Ehe zugestimmt hatten, fand in der Münchner Allheiligenhofkirche am 8. Januar 1859 die Hochzeit der erst siebzehnjährigen Marie Herzogin in Bayern im Beisein ihrer Familie und des bayerischen Königspaars entsprechend dem Trauungsschein[10] des Pfarrers Carl Stumpf von St. Ludwig „per procurationem“ statt.[11] Statt Kronprinz Francesco stand aber neben ihr als Stellvertreterbräutigam der Vetter Luitpold Prinz von Bayern. Nach wie vor hielt sie nur ein wenig aussagefähiges, koloriertes Foto ihres zukünftigen Gatten in der Hand.

Die weitere Geschichte kennen Sie: die Zeugungsunfähigkeit des Kronprinzen Francesco; das frühe Ableben des Schwiegervaters König Ferdinands II.; die Rebellion der königlichen Garde; die Invasion Giuseppe Garibaldis aufgestachelt von den Zielsetzungen des Risorgimento; die Flucht zur Festung in Gaeta; die dortige Kapitulation; die von König Vittorio Emanuele II. und seiner Entourage initiierte Diotallevi-Affäre im Exilort Rom unter dem Pontifikat Pius IX. und dann die skandalöse Flucht ins Königreich Bayern zusammen mit ihrer jüngeren Lieblingsschwester Mathilde Gräfin von Trani – und dies ohne Ehemänner! Die Presse im Königreich Bayern informierte die Allgemeinheit: „In ihrem Antlitz war jener Zug nicht zu verkennen, der, wohl unwillkürlich, auf ein nicht allzu großes häusliches Glück schließen läßt, dessen Genuß Ihre Majestät inmitten des unverschuldeten politischen Unglücks doppelt zu wünschen gewesen wäre. Unter solchen Umständen waren wir nicht sehr überrascht zu vernehmen, daß Königin Marie heute früh hier in Augsburg angekommen ist und vorläufig im Kloster zu St. Ursula ihren stillen Aufenthalt gewählt hat.“[12]  

  1. Intrigen, Gerüchte und Unterstellungen

Dem nicht genug – später sollte die Chronistin der Klostergeschichte von St. Ursula in Augsburg behaupten, Königin Marie Sophie hätte am 24. November 1862 in St. Ursula zu Augsburg in den Prioratsräumen der Dominikanerpriorin M. Aquinata Lauter die außerehelichen Zwillingstöchter Luise Marie und Marie Luise, genannt „Daisy“ und „Viola“, zur Welt gebracht. Doch weder in den römischen Archiven ist der angebliche Kindsvater Armand Graf de Lavaÿss als belgischer Offizier der päpstlichen Garde noch ein Eintrag der Zwillinge im Geburts-Register der Pfarrei St. Ulrich und Afra, zu der St. Ursula gehörte, oder einer Nachbarpfarrei nachzuweisen – auch nicht unter einem anderen Taufnamen oder unter einem anderen Tag oder mit dem Eintrag „parentes ignoti“, „die Eltern unbekannt“[13]. Bei genauerer Durchsicht konnte ich selbst durch die Augsburger Archivarbeit feststellen: Die Chronistin von St. Ursula sollte sich an dem unmittelbar zuvor publizierten Buch „Die Heldin von Gaeta, Tragödie einer Königin“ von Marie Sophies missgünstiger Nichte Marie Louise Gräfin von Larisch-Moennich orientieren.[14]  Wenn man bedenkt, dass der US-amerikanische Autor Paul Maerker-Branden das Manuskript der Gräfin zusätzlich überarbeiten sollte, wundert niemand, warum darin zahlreiche Unwahrheiten propagandistisch noch heute verbreitet werden. Damit haben die Publikationen der Gräfin Larisch-Moennich keinerlei historischen Wert und helfen nur das Psychogramm ihrer Verfasserin zu analysieren. Umso schmerzlicher muss man feststellen, dass selbst die Autoren von derzeitigen Landesausstellungen diese Lügen nicht entlarven und sogar für bare Münze halten.

  1. Die Königin verliert alles!

Nachdem Marie Sophie und ihre Schwester Mathilde wieder zu ihren Gatten zurückgekehrt waren, erwartete die Königin keine friedvollen Jahre – im Gegenteil. Sie selbst schrieb 1863 von Rom aus an ihrem jüngsten Bruder Max Emanuel: „Mein lieber Max! […] Wenn ich an die lange Zeit denke, die ich bei Euch zugebracht, und mir ins Gedächtnis zurückrufe, wie treu und fest Du an mir gehalten, wie Du als liebevoller Bruder an mir gehandelt, so kommt mir immer die Angst, ich habe Dir nicht genug gedankt und Dir nicht genug gezeigt, wie tief es mich rührte. O gewiss lieber Max, Du hast Dir für das ganze Leben eine Schwester verpflichtet, die auch an Dir mit gleicher Treue hängen wird; wir haben uns kennen gelernt und wir wissen, dass einer auf den andern bauen kann. Lass mir Dir nochmals meinen tiefsten, innigsten Dank aussprechen für alles, was Du mir in dieser schweren Zeit gewesen bist und glaub mir, ich weiß die Stunden unseres Zusammenseins von den übrigen zu trennen. Dein Versprechen, was Du mir noch im Augenblick des Abschieds gabst, hat mich so beruhigt und getröstet, dass ich Dir ganz besonders dafür danken will. Wenn mich manchmal trübe Gedanken beschleichen, so denke ich an das, und ich bin ruhig und das habe ich Dir, mein lieber Bruder, zu verdanken. Komm bald, recht bald; mit Ungeduld erwartet Dich Deine treue Schwester Marie […].“[15]

Nun musste die Königin den Tod ihrer erst drei Monate alten Tochter Maria Christina Pia nach der Phimose-Operation ihres Ehemanns Francesco hinnehmen. Sogar ihre Mutter Ludovika distanzierte sich von ihr, als sie Maximilian II. König von Bayern schrieb: „Lieber Max! Trotz meines nun beständig anhaltenden Kopfwehs kann ich Fischer nicht abreisen lassen, ohne ihm einige Worte an Dich mitzugeben, die Dir mit Dank für Deine unerschöpfliche treue Sorgfalt und Aufopferung für meine, durch ihre eigne Schuld unglücklichen Kinder aussprechen sollen, ebenso wie mein Schmerz und mit tiefem Kummer über ihr unverantwortliches Benehmen! Von Spatz [Gräfin Mathilde] weiß ich zwar nichts neues, aber was Du mir gestern wegen Marie telegraphiertest, hat mich bestürzt. Das hätte ich mir nicht von ihr erwartet! – und im Augenblick, wo Du zu ihr eilst, ihr Rat und Trost zu bringen. Tief schmerzt mich diese Rücksichtslosigkeit, diese – Undankbarkeit gegen Dich, dem wir den wärmsten Dank schuldig sind! […] – Gott allein kann Dir, lieber Max, vergelten, was Du an den verirrten Seelen tust, ich kann Dir nur immer wieder danken und mich und alle meine Kinder in Deine fernere Gnade und Güte empfehlen, Deine Dir treu und dankbar ergebene Tante Louise.“[16]

  • Späte Schicksalsschläge

Mit dem Untergang des „Patrimonium Petri“ unter dem Präsidenten des obersten Kirchenrats und oberbayerischen Bäckersohns Teodolfo Mertel musste das Königspaar Francesco II. und Marie Sophie endgültig Italien verlassen und zunächst im Königreich Bayern im Schloss Garatshausen Unterschlupf suchen, um sodann in Frankreich und England ihre weiteren Lebensjahrzehnte zu verbringen. In diesen Jahren traf sie ein Schicksalsschlag nach dem anderen: das zeitlebens andauernde Zerwürfnis mit ihrer kaiserlichen Schwester Elisabeth im Zusammenhang mit dem berühmten Reitlehrer Captain „Bay“ Middleton, dem Stallmeister des fünften Earl Spencer in Althorp House; das grausame Ende ihres alkoholsüchtigen Schwagers Luigi Graf von Trani († 1886) in Paris; der Tod ihres Vaters Max († 1888), zu dessen Leichnam sie ihre Halbschwestern Maximiliana und Romana Fischer führte; der Suizid ihres Neffen Kronprinz Rudolf († 1889); das frühe Ableben ihrer Schwester Helene († 1890); das Ende ihrer Mutter Ludovika († 1892) als Herz der gesamten Familie; das unerwartet frühe Sterben ihres jüngsten Bruders Max Emanuel († 1893); der tragische Feuertod ihrer jüngsten Schwester Sophie Charlotte († 1897) im Pariser „Bazar de la Charité“; die Ermordung ihrer Schwester Elisabeth in Genf († 1898); der Erschöpfungstod ihres berühmten Bruders, des Ophthalmologen Carl Theodor († 1909), und schließlich der Untergang des bayerischen Monarchie.  Zusammen mit ihrer Lieblingsschwester Mathilde beschloss sie, gegen Ende des Ersten Weltkriegs nach ihrer Flucht aus Frankreich und der Schweiz in München zu bleiben. So hieß es: „Gräfin Trani ging nicht von hier fort und auch die achtundsiebzigjährige Königin von Neapel, die nicht in ihr Heim nach Paris konnte, blieb im Hotel Königshof (das frühere Hotel Bellevue). Sie wollte ihre Wohnung nicht wechseln und ging hochaufgerichtet im Kugelregen aus, der am Stachus fast in Permanenz pfiff.“[17] Wie musste sich die greise Monarchin gefühlt haben, als sie erneut in ein Szenario geriet, wie sie es als blutjunge „Heldin von Gaeta“ erlebt hatte? Mit all’ diesen Erlebnissen starb Marie Sophie die letzte Königin beider Sizilien am 19. Januar 1925 im Münchner Herzog-Max-Palais. Auf ihrem Sterbebild war zu lesen: „Bamherziger Jesu gib Ihr die ewige Ruhe!“[18] Und diese hat sie mit Umwegen im Gotteshaus des ehemaligen Klarissenkonvents in Neapel gefunden: in der Basilica di Santa Chiara.

Nun bedanke ich mich für Ihre Aufmerksamkeit und fühle mich heute Abend um 19.00 Uhr mit Ihnen eng verbunden, wenn Sie gerade in Santa Chiara der Königin zu Ehren einen Gedenkgottesdienst veranstalten.

Herzliche Grüße aus dem winterlichen München

Dr. Bernhard Graf

 Anmerkungen


[1] Amélie Herzogin von Urach, Erinnerungen an Ludovica Herzogin in Bayern; Ana 346 B I 5a, Nachlass Sexau, Bayerische Staatsbibliothek, München.

[2] Brief Ludovikas Herzogin in Bayern an Marie Königin von Sachsen zum 19. März 1853, Ana 346 B I 5e, Nachlass Sexau, Bayerischer Staatsbibliothek, München.

[3] Brief Ludovikas Herzogin in Bayern an Maria Anna Königin von Sachsen zum 25. Juni 1854, Ana 346 B I 5e, Nachlass Sexau, Bayerischer Staatsbibliothek, München.

[4] Brief von Philipp Graf zu Eulenburg und Hertefeld an Herbert Graf von Bismarck zum 21. Juni 1887 in München; vgl. Eulenburg-Hertefeld, Philipp Fürst zu: Philipp Eulenburgs politische Korrespondenz, Bd. I: Von der Reichsgründung bis zum Neuen Kurs 1866–1891, Hg. John C. G. Röhl, Boppard am Rhein 1976 (= Deutsche Geschichtsquellen des 19. und 20. Jahrhunderts, Herausgegeben von der Historischen Kommission bei der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, Bd. 52/I), Nr. 116, S. 227 f: „qu’il fallait pleindre la pauvre malheureuse“.

[5] Sophie Friederike Erzherzogin von Österreich an Ludovika Herzogin in Bayern.

[6] Redwitz, Marie Freiin von: Hofchronik. 1888-1924, München 1924, S. 20.

[7] Brief Ludovikas Herzogin in Bayern an Sophie Friederike Erzherzogin von Österreich zum 5. August 1857 in Possenhofen, Ana 346 B I 5e, Nachlass Sexau, Bayerischer Staatsbibliothek, München.

[8] Brief Ludovikas Herzogin in Bayern an ihre Nichte Auguste Ferdinande Prinzessin Luitpold von Bayern zum 11. August 1857 in Possenhofen, Nr. 108, Nachlass Prinzessin Therese von Bayern, Geheimes Hausarchiv, München; ähnlicher Brief Maries Herzogin in Bayern an Prinzessin Auguste zum 16. August 1857 in Possenhofen, Nr. 101, Nachlass Prinzessin Therese von Bayern, Geheimes Hausarchiv, München, Ana 346 5a, Nachlass Sexau, Bayerische Staatsbibliothek, München: „Liebes Gustchen! Deine herzlichen, innigen Glückwünsche haben mich unendlich gefreut, denn Sie beweisen mir, wie liebevoll Du theilnimmst an Allem, was uns betrifft. Du hast ganz meine Gefühle errathen, denn ich fürchte mich wirklich sehr auf das erste Zusammentreffen, obgleich ich es auf der anderen Seite wieder wünsche. Einen Mann zu heirathen, den man gar nicht kennt, wäre doch sehr hart. Man lobt zwar den Kronprinzen ausserordentlich, und ich glaube, ich könnte in keine bessere Familie kommen; aber es ist sehr schwer, so weit in ein ganz fremdes und unbekanntes Land zu kommen. Dir ist es freilich ebenso ergangen und Du bist, wie Du mir selbst schreibst, so glücklich und zufrieden. Ich hoffe deshalb, dass auch ich es einmal werde. Zum Glück ist an die Hochzeit noch gar nicht zu denken, und hoffentlich noch recht lange nicht. Ich bin doch noch viel besser daran wie Stephanie Hohenzollern, die noch weiter kommt wie ich, und nicht einmal eine angenehme Familie findet. […] Mama wider sehr leidend […].“

[9] Statement des Geheimrats Friedrich von Müller mit Dr. Richard Sexau vom 23. September 1938, S. 3, Ana 346 5a, Nachlass Sexau, Bayerische Staatsbibliothek, München: „6. 3. 58, Gerüchte über Schwierigkeiten, die sich ergeben haben sollen bei Verhandlung über den Ehevertrag Marias von Neapel in Rom im Umlauf, von Pfordten an Baron Verger in Rom als „vollkommen grundlos“ erklärt.“

[10] Trauungsschein von Pfarrer Carl Stumpf von St. Ludwig vom 12. Januar 1859, Nr. 5880, Hausurkunden, Geheimes Hausarchiv, München.

[11] Der Eheschließung war ein umfangreicher Genehmigungsprozess vorausgegangen: Bewilligungsurkunde König Ferdinandos II. beider Sizilien vom 10. und 15. Dezember 1858, König Max II. Joseph vom 20. Dezember 1858 etc., Nr. 5880, Hausurkunden, Geheimes Hausarchiv, München.

[12] Augsburger Zeitung zum 7. Oktober 1862.

[13] Vgl. u.a. Geburts-Register der Pfarrei St. Ulrich und Afra, Zeitraum vom 7. Oktober 1862 bis 7. Januar 1863, ABA Matrikelverfilmung Augsburg – St. Ulrich 6, Archiv des Bistums Augsburg; bereits am 19. Juni 1939 war vom Stadtarchiv Augsburg an den Herrn Dr. J. Wolpert eine Antwort auf diese Frage gegeben worden: „Sehr geehrter Herr Doktor! Leider kann ich ihre Anfrage vom vergangenen Freitag nach den am 14. November 1862 im hiesigen Kloster St. Ursula geborenen Kindern der Königin Maria von Neapel nur negativ beantworten.“ Das einschlägige „Intelligenz-Blatt“ enthält darüber nichts; auch ist kein Geburtsschein (Zweitschrift) vorhanden […]. Ergebenster Dr. Deininger“, vgl. Ana 346 B I 5a, Nachlass Sexau, Bayerische Staatsbibliothek, München; unverständlicher Weise halten sich diese archivalisch nicht nachweisbaren Gerüchte bis zum heutigen Tag – zuletzt präsentiert durch die Landesausstellung „Götterdämmerung II. Die letzten Monarchen in Regensburg“ 2021; für die Mithilfe zu diesen Informationen danke ich ganz herzlich dem Leiter des Augsburger Diözesanarchivs Dr. Erwin Naimer.

[14] Vgl. weitere Hintergründe: Sokop, Brigitte: Jene Gräfin Larisch … Marie Louise Gräfin Larisch-Wallersee. Vertraute der Kaiserin – Verfemte nach Mayerling, Wien, Köln, Graz 1985. S. 472 f.

[15] Brief Maries Königin beider Sizilien an Max Emanuel Herzog in Bayern vom 4. Mai 1863 in Rom, Nr. 404, Kabinettsakten König Maximilian II., Geheimes Hausarchiv, München, bzw. Ana 346 B I 5a, Sammlung Sexau, Bayerische Staatsbibliothek, München.

[16] Brief Ludovikas Herzogin in Bayern an Maximilian II. Joseph König von Bayern zum 23. Juni 1863 in Possenhofen, K. 83. L.2. Nr. 378, Geheimes Hausarchiv, München.

[17] Redwitz, Marie Freiin von, 1924, S. 392 f.

[18] Vgl. Graf, Bernhard: Sisis Geschwister, München 2017, S. 163.

Bernhard Graf, nato nel 1962 a Landshut, ha studiato storia, storia dell’arte e tedesco. È diventato noto a livello internazionale grazie alle sue numerose pubblicazioni e articoli storico-culturali come collaboratore decennale della Bayerischer Rundfunk. Da molti anni insegna anche alle università di Monaco e Darmstadt e analizza criticamente la rappresentazione della storia nel cinema e in televisione.

1 Comment

  1. Caro Erminio,

    Grazie mille per la comunicazione. Ora tutti potranno leggere la mia opinione su Maria Sofia, Regina delle Due Sicilie. Mi considero un difensore e un apologeta delle persone decedute che non possono più difendersi da calunnie e voci.

    Con i più cordiali saluti dalla soleggiata, ma ancor gelida, Monaco di Baviera
    Bernardo

    Lieber Erminio,
    vielen, vielen Dank für die Zusendung der Informationen. Nun kann jeder meine Auffassung zu Marie Sophie Königin beider Sizilien lesen. Verstehe ich mich doch als Anwalt und Apologet verstorbener Menschen, die sich gegenüber Verleumdungen und Gerüchte nicht mehr wehren können.
    Mit den allerherzlichsten Grüßen aus dem sonnigen aber dennoch eiskalten München
    Bernhard

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