Alta Terra di Lavoro

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Borbone…no Borboni….chiedo scusa…mi è sfuggito (II)

Posted by on Gen 24, 2019

Borbone…no Borboni….chiedo scusa…mi è sfuggito (II)

Firenze, lì 12 giugno 1884

Organizzò e divise il suo esercito in tre parti, minacciando Catanzaro dalle montagne di Girifalco e Cosenza per la via di Nicastro, tenendo la terza parte con l’artiglieria sotto il suo comando, per dirigerla ove il bisogno avesse richiesto. Ricevette deputazioni dappertutto, rimise l’ordine nelle città ove la reazione era forte, fece guerra agli stranieri e alla rivoluzione, cercando, per quanto poteva, d’impedire guerra civile e fratricida.
Fu però Crotone teatro di orribile saccheggio, ed il Cardinale vi accorse dalla marina di Catanzaro, e mise fine colla sua presenza a quel selvaggio operare.
Le vittorie della Calabria destarono grande entusiasmo nel Regno. Il Cilento, la Basilicata, gli Abruzzi, si sollevarono cacciarono i repubblicani, rialzarono gli stemmi dei Borboni.
Le Puglie seguirono il movimento, appoggiate da navi russe, inglesi e turche, le quali incoraggiavano la rivincita contro i francesi.
I capi della Repubblica Partenopea volevano che i generali francesi marciassero contro i propri connazionali. Si fecero due spedizioni, una per le Puglie, l’altra per le Calabrie. Soggiogarono ed abbruciarono città e villaggi, uccisero donne e fanciulle. A San Severo trucidarono circa mille persone di ogni età e sesso.

I capi della Repubblica Partenopea volevano che i generali francesi marciassero contro i propri connazionali. Si fecero due spedizioni, una per le Puglie, l’altra per le Calabrie. Soggiogarono ed abbruciarono città e villaggi, uccisero donne e fanciulle. A San Severo trucidarono circa mille persone di ogni età e sesso.

Nella città di Andria, ove trovarono, fecero eguale macello, e per nefando consiglio del conte di Recco, D. Ettore Caraffa, antico feudatario di quel sito, bruciarono la città, passando al fil di spada circa duemila cittadini.

E sono quelle jene sitibonde di sangue umano che ardiscono dare del tiranno, e vogliono esecrato il nome dei Borboni !
A Trani superarono ancora, se è possibile, in crudeltà gli orrori accennati, riducendo quella fiorente città a cumuli di cadaveri e ruine.

Seguendo la loro sanguinosa marcia entrarono in Bari.
Il 5 aprile s’impossessarono del castello di Brindisi, ma lì si arrestò il loro trionfo, e furono dalle popolazioni battuti, tanto da doversi in tutta fretta ritirarsi a Napoli.

La stella rivoluzionaria principiò ad eclissarsi. Poco lontano da Napoli cominciarono a sbarcare soldati siciliani e napoletani, che occuparono le isole di Procida e di Ischia.

Gli inglesi furono padroni del golfo, occuparono Castellamare, ed il generale francese la riprese, facendo strage e non dando quartiere a’ prigionieri.
Il Cardinal Ruffo affrettò la sua marcia su Napoli, e l’Esercito Cristiano, forte di 10 mila soldati e di 7 mila cittadini armati proseguiva la sua marcia.

Le milizie francesi partirono finalmente dal Regno, e le popolazioni devote al legittimo Re Ferdinando IV distrussero ovunque ogni vestigio di Partenopea Repubblica. Gli stranieri rivoluzionari che aggravano tanto la memoria di quell’epoca, che eccidio ed obbrobrio vogliono riversare sul capo di quelle eroiche popolazioni, tacciono i massacri, i saccheggi, gli incendi, di quegli stranieri che tanto lutto e tanto sangue sparsero dovunque.
Napoli, bloccata dal mare, assediata da terra, soffriva la fame.

I repubblicani si bisticciavano fra loro, destituivano ed incarceravano sospetti, perseguitavano fin quelli che si chiamassero col nome di Ferdinando, Francesco, Carolina, e pretendevano che dovessero cambiarli con quelli di Bruto, Cassio e Cornelia.

Intanto il Cardinale, il 12 di giugno, da Resina emanò le disposizioni per investire la capitale l’indomani, e difatti, appena sorto il nuovo sole, i borbonici, che bivaccavano in vari campi, si avanzarono sopra Napoli.

L’assalto fu sanguinoso, i fratelli combatterono i fratelli. Orrenda sventura delle guerre civili! I Borbonici però di Napoli uscirono dalle case gridando Viva il Re!, e attaccarono i calabresi repubblicani alle spalle, ed il Cardinale profittando di quel disordine, si avanzò fino alla Marinella.

I giacobini fuggivano cercano asilo nei castelli; in quello Nuovo si rifugiarono i ministri ed altri partigiani. Fucilarono i fratelli Cocker ed altri prigionieri complicati nella congiura svelata dalla Sanfelice, finendo nelle stragi la loro potenza repubblicana in quel giorno 13 giugno 1799
Terribile fu la reazione popolare nella notte, prima che le truppe entrassero nella città. Per porvi fine il Cardinale emanò un editto in cui ordinava:

”Tutti coloro che sono attualmente colle armi in mano, e che non fanno alcuna resistenza o ingiuria, quantunque avessero per lo passato avessero ciò fatto, non si dovranno ulteriormente offendere, sotto le più gravi pene, da estendersi eziandio alla pena di morte.”

Ci vollero diversi giorni prima di rendersi padroni dell’intera città, e giorni furono quelli scellerata efferatezza, e la plebaglia commise dannosi eccessi che colpirono tutti i partiti.
Al 21 giugno venne finalmente firmata la capitolazione. Il 24 giugno giunse l’ammiraglio inglese Nelson colla sua flotta.

Egli non volle riconoscere quella capitolazione e fu necessario uno scambio di lettere durissime gravissime prima di decidere il Nelson a non infrangerla del tutto.
Egli però con ferocia tratto i prigionieri e fece per odio arrestare l’ammiraglio Caracciolo, e condurlo sulla nave inglese prima, e poi sulla napoletana Minerva, ove, fattolo, “giudicare” da un consiglio di guerra, cambiò la sentenza di perpetua prigionia con quella di morte, ed al 29 giugno lo fece appiccare sulla nave stessa, che comandata dal Caracciolo, era stata teatro dei suoi trionfi.
Novantanove furono i giustiziati in quell’epoca tristissima.
Capua si rese a’ 28 luglio, Gaeta a 31 del mese stesso.

Fu così che il Regno tornò sotto lo scettro del Sovrano, il quale elesse il Principe di Cassano in Luogotente e Capitan Generale dell’esercito.

Riordinò tutti i rami dell’amministrazione, che erano in grande disordine, sollevò molti e molti infelici, mitigò i rigori della Giunta di Stato, e così finì quell’anno memorabile e quel secolo di sventure, cominciando questo secolo Decimonono, che dicono dei lumi e che a noi ha provocato una vita tanto disgraziata, armandoci gli uni contro gli altri, e facendoci spettatori e vittime della sua immoralità, della sua ingiustizia del suo orgoglio.
Pareva che nel cominciare del nuovo secolo che la rivoluzione fosse battuta, anzi lo fu di fatto. Ma surse da questa un uomo all’Europa egualmente nefasto, e Napoleone portò sangue e lutto ovunque.

Ferdinando IV, vinta la rivoluzione nei suoi Stati il giorno 30 maggio del 1800, pubblicò un indulto pei delitti di Stato e disse essere tempo di riposo, e bramare che i sudditi fossero come figli suoi tenuti, e tra loro come fratelli si amassero, e perciò sospendere e cancellare i giudizi di Stato, vietare le accuse e le denunzie, e perdonare, obliare e rimettere i delitti di Lesa Maestà.

Eppure egli si sapeva ancora insidiato dalla rivoluzione. Coll’Erario esausto, riorganizzò come potè l’esercito. Ritirò 24 milioni di ducati in fede di banco, ed in pochi mesi il commercio e l’industria ressero il corso ordinario. Mandò i principe ereditario in Napoli, che vi giunse il 30 gennaio fra grandi feste.
Un corpo di esercito fu mandato in Toscana per combattere i francesi, ad istigazione inglese e austriaca; abbandonato però da queste due potenze, dovette il Re firmare un armistizio e le truppe si ritirarono, con patti gravi per lo Stato.

Nel 26 giugno il Re, per esaudire il voto del suo popolo, fece ritorno in Napoli, proclamando generale indulto e dispensando grandi onori a coloro che avevano ben servito.
In quell’anno morì a Napoli la Santa Regina di Sardegna la quale, vi si trovava insieme all’augusto suo sposo, tutti e due in esilio a causa dell’invasione francese del Piemonte.

La Regina Maria Clotide morì il 7 marzo 1802 e fu seppellita nella chiesa di Santa Caterina a Chiaia. Fu dopo 5 anni dichiarata , da papa Pio VII , venerabile, e cominciò la causa per la beatificazione di lei.

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