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Caccia al massone nella Calabria borbonica

Posted by on Set 17, 2019

Caccia al massone nella Calabria borbonica

Subito dopo la revoca della Costituzione, re Ferdinando I istituì quattro Giunte di scrutinio, con l’incarico di snidare i carbonari e i liberi muratori nelle amministrazioni delle Due Sicilie. Un eccezionale ritrovamento nell’Archivio di Stato di Napoli rivela l’efficienza di questa magistratura speciale, a cui non sfuggiva nessuno. In questo caso, due notabili cosentini finirono sotto torchio

La politica repressiva seguita alla fine dell’esperienza costituzionale del 1820-1821, nel Regno delle Due Sicilie, portò, fra l’altro, all’emanazione del decreto del 12 aprile 1821, con cui Ferdinando I di Borbone istituì quattro Giunte di scrutinio «incaricate di esaminar la condotta degli ecclesiastici, pensionisti e funzionarj pubblici; come anche quella degli autori di opere stampate e le massime in esse insegnate». Con altro decreto del 16 aprile successivo, fu stabilita una Giunta di scrutinio anche per l’esercito e per i «dipendenti del ramo militare», cui si aggiunse, il 24, una Giunta preposta all’esame «degl’individui appartenenti all’armata di mare».

Il compito delle Giunte era quello di passare letteralmente al setaccio, scrutinare appunto, l’intera società meridionale a caccia di sovversivi. Abbondanti testimonianze archivistiche testimoniano l’efficienza raggiunta da queste magistrature, che agirono con rapidità e in modo davvero capillare. Per esempio, all’interno del fondo Ministero di grazia e giustizia, custodito presso l’Archivio di Stato di Napoli, è contenuta un’imponente serie documentaria costituita dalle dichiarazioni degli impiegati di ogni ordine e grado degli uffici giudiziari di Napoli e delle province, attestanti il loro status politico e morale.

Il citato decreto del 12 aprile 1821 stabiliva, infatti, che ogni impiegato fosse tenuto a «domandare lo scrutinio della sua condotta» entro un mese dalla notifica del disposto, pena l’essere considerato dimissionario dalla carica e dall’eventuale pensione di grazia di cui avesse goduto. Nella busta 2071 del suddetto fondo archivistico del Ministero di grazia e giustizia si conservano i documenti relativi allo scrutinio della Camera notarile di Cosenza. Il 15 gennaio 1822 il presidente Pasquale Rossi inviò all’intendente di Calabria Citra i risultati dei quesiti previsti dallo scrutinio degli impiegati: oltre a quelle dello stesso Rossi, erano allegate le risposte di Pasquale Gatti e Nicola Del Pezzo, “componenti”, del cancelliere Tommaso Maria Adami, degli ufficiali di prima classe Giovan Battista Adami e Francesco Rossi, degli ufficiali di seconda classe Francesco Memmi e Giovanni Litrenta, nonché del bidello Giuseppe Pettinati.

Ogni scrutinato rispondeva per iscritto su un foglio prestampato, recante al centro l’intestazione Giunta di scrutinio della Provincia di Calabria Citra. A sinistra del foglio venivano riportate, sempre prestampate, le Domande della Giunta; a destra la Risposta dell’interrogato.

Le domande erano sei:

1.In qual epoca ebbe il primo impiego, ed in quali altre epoche ottenne degli avanzamenti.

2.Se abbia fatto parte della setta Massonica, o di qualunque altra.

3.Se specialmente sia appartenuto alla setta carbonara: se appartenne a quella che sorse nel 1813 od all’altra che si riprodusse nel 1820 oppure ad entrambe.

4.In qual epoca e per qual motivo vi concorse, ed in quale Vendita si ascrisse. Se vi abbia figurato da dignitario: quante volte ad un di presso vi sia intervenuto, e se abbia egli stesso istituite, o tentato d’istituire delle Vendite Carbonarie.

5.Se abbia pubblicati scritti, o stampe sediziose di qualunque genere, sieno proprj o sieno altrui, che offendessero la religione, od i sacri dritti del Re N[ostro]. S[ignore]., o che eccitassero i Popoli agli ammutinamenti, ed alle armi.

6.Se abbia fatte allocuzioni orali, arringhe, o canti estemporanei diretti al medesimo scopo dell’Art. precedente nelle Vendite, o nelle adunanze Popolari.

Se siasi offerto di prender le armi contro il legitimo potere, e se abbandonando il proprio posto sia partito di fatti coll’Armata rivoluzionaria, e con qual carattere. Talvolta l’interrogato rispondeva ai quesiti con un testo unico, che non riproduceva la divisione delle domande.

Questo, per esempio, è il caso del notaio Nicola Del Pezzo di Cosenza:

Nell’anno 1775, dico mille settecento settanta cinque Notar Nicola del Pezzo cominciò ad esercitare la carica di Regio Notajo in Cosenza sua patria, e così ha continuato, e continua grazie a Dio Signore; tra qual tempo have disimpegnato anche le funzioni di componente la Camera Notariale, e di Vice Presidente della stessa, dopo che furono quelle istallate per tutto il Regno. Ha disimpegnato pure in esso frattempo quasi tutte le ricognizioni di caratteri, che sono occorsi nel Regio Tribunale, Gran Corte Criminale, ed esame di Notari della Provincia, con aver similmente assistito presso del Giudice dell’abbolita [sic] G[ran] C[orte] della Vicaria Ceraldi, allorché dalla Maestà Sua D[io] G[uardi] fui mandato in questa Città di Cosenza per inquirere contra i rei di Stato, per lo giro di mesi nove, senz’averne avuto alcuno compenso, come da documento legale conserva. Finalmente per la morte accaduta al Certificatore Reale Notar Casini, dall’autorità corrispondente è stato assunto alla stessa carica di certificatore ed a quella di componente la detta Camera Notariale, giacché quella di vice presidente s’era annullata colla Legge del 1819. E circa poi gl’altri articoli, tendenti alla setta massonica, ed altre descritte, mai vi have avuto parte, o ingerenza, anzi nemeno [sic] se ne sa da esse quel che in esse si faccia, come da tutta la Città si suol verificare.

Notar Niccola del Pezzo

Una loggia massonica settecentesca al lavoro

La copertina del fascicolo su Cosenza ritrovato nell’Archivio di Stato di Napoli


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