Carbonari e Pio VII
La scomunica ai Carbonari e la difesa della fede e del trono
Spesso si parla dei movimenti settari o delle Bolle di scomunica più per sentito dire che per una lettura dirette delle stesse.
In questo articolo riporto la Bolla ECCLESIAM A JESU del 1821 ripresa da un’edizione della Enciclopedia Ecclesiastica dello stesso anno. Faccio riferimento alla traduzione italiana e ho aggiunto dei minimi commenti nella speranza di facilitare il lettore digiuno della storia dei Carbonari e delle Segrete Società nel Risorgimento. Queste pagine non hanno la pretesa di esaustività e molti dei temi appena accennati nel commento verranno approfonditi in altre sedi o articoli successi.
Costituzione di S. S. PAPA PIO VII. Contro le Società Segrete
BOLLA: ECCLESIAM A JESU
Emanata il giorno 13 settembre 1821
P I O V E S C O V O
SERVO DE’ SERVI DI DIO
A perpetua memoria
La Chiesa fondata da Gesù Cristo Salvador Nostro sopra fermissima pietra, e contro la quale lo stesso Cristo promise che non avrebbero giammai prevalso le porte dell’Inferno, è stata soventi volte assalita da tanti e sì formidabili nemici, che senza quella divina promissione, che non può giammai andare a vuoto, parea che avesse dovuto temersene l’intera ruina; tanta è la forza, gli artifici, e la versuzia onde da quelli è stata ogni parte attaccata. Ciò che è intervenuto però nei tempi andati, si è visto ancora ed in particolar accadere a questa nostra sciagurata stagione, che sembra essere quel tempo estremo vaticinato già da tanti anni dagli Apostoli, nel quale sarebbero venuti degl’impostori camminando a seconda dei loro pravi desideri pei sentieri dell’empietà. Infatti non vi è chi ignori, che moltitudine d’uomini scellerati in questi difficilissimi tempi sia in un convenuta contro il Signore, e contro il suo Cristo; e che i loro sforzi sono principalmente ordinati ad ingannare i fedeli per mezzo della filosofia e di una vana fallacia, ad allontanarli dalla dottrina della Chiesa, onde con tali sforzi, che riusciran sempre vani, giunger poi ad abbattere la stessa Chiesa, ed a rovesciarla dalle sue fondamenta. A più facilmente ottenere poi risultamento siffatto, molti di loro formarono radunanze segrete e sette clandestine; poiché così lusingavansi di potere con maggior libertà strascinare un maggior numero d’uomini a divenire compagni della loro congiura e del loro delitto.
E già molto tempo che questa Santa Sede, avendo siffatte sette scoverte, gridò contro di loro con alta e libera voce, e fece palesi i disegni da loro macchinati contro la Religione, anzi contro ancora la civil società. E, sono già molti anni, tentò di risvegliare la diligenza di tutti onde prendesser cautela affinché queste sette non potessero tentare col fatto il compimento dei loro nefandi progetti. Uop’è però dolersi che quest’impegno della Sede Apostolica non ha ottenuto tutto quell’esito cui essa mirava, e che gli uomini scellerati non han desistito dagli intrapresi loro disegni; onde poi sono finalmente derivati quei mali di cui siamo stati testimoni Noi stessi. Anzi questi uomini, di cui ogni dì sempre più cresce l’orgoglio, hanno osato di stabilire novelle segrete Società.
Pio VII inizia sottolineando come già da molto tempo la Santa Sede abbia levato la voce contro le Società Segrete e come nonostante vari atti queste siano ancora forti e ne nascano di nuove. Questo documento condanna in generale le Segrete Società, riconferma l’errore della Massoneria e soprattutto condanna i Carbonari che si sentivano esclusi, come si vedrà, dalle precedenti Bolle. Il 1821 è nella memoria di tutti come il periodo dei moti del 1820-21. Pio VII è un pontefice che dalle solide basi teologiche e che ha attraversato suo malgrado gli importanti avvenimenti del periodo in cui ha vissuto, dai fatti del 1799 mentre era in conclave al famoso: “Non possiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo.”. Pio VII svolge le sue funzioni di Pastore e Re, tutela gli interessi che deve tutelare e non può non rivolgersi alla Carboneria ed ai Carbonari, una delle Segrete Società che usa e alle volte abusa dei simboli e dei segni della cristianità. Non è da dimenticare che la terra d’Ausonia pullula di una miriade di conventicole e Società Segrete.
Devesi qui far menzione di quella Società nata, non guari, ed ampiamente in Italia ed in altre regioni diffusa, la quale, sebbene sia in più altre sette divisa, e secondo la loro varietà prenda nomi diversi e distinti fra loro, infatti poi, e per la medesima comunicazione delle opinioni e delle intraprese, e per alleanza una volta stabilita, non è che una sola, e suole il più sovente nominarsi dei Carbonari. Affettano in verità costoro un singolare rispetto ed un straordinario attaccamento verso la cattolica Religione, e verso la persona e la dottrina di Gesù Cristo Salvador, cui osano con nefando ardire di chiamare ancora Reggitore e gran Maestro della loro Società. Questi discorsi però, che sembrano ammolliti coll’olio della dolcezza, altro non sono se non dardi, che, a più sicuramente ferire l’incauto, si adoperano da scaltriti uomini, i quali vengono sotto le vestimenta di pecorelle, mentre in fondo non sono che lupi rapaci.
La Santa Sede conosce i rituali e le dottrine dei Carbonari, da questo documento non è dato sapere quanti e quali rituali siano a conoscenza del servizio informazioni della Curia Romana. È probabile come si leggerà più avanti che la Santa Sede conoscesse molto bene l’intera piramide delle varie Società Segrete. È certo che la figura di Gesù Cristo è nominata Reggitore dell’universo nei rituali e catechismi dei Carboni almeno di primo grado. È altrettanto certo che i simboli più propriamente cristiani nello sviluppo dei gradi carbonari divengono una metafora di rivolta contro il potere assoluto.
Quel severissimo giuramento onde, imitando in gran parte gli antichi Priscillianisti, s’impegnano di non mai manifestare, in nessun tempo ed in nessun caso, a coloro che non sono a scritti alla Società ciò che la medesima Società riguarda, nè di comunicare agl’iniziati nei gradi inferiori alcuna cosa che ai gradi superiori appartiene; inoltre quelle clandestine ed illegittime riunioni che essi tengono, secondo il costume di molti eretici; e quell’arrollare nella loro Società uomini di ogni religione, e di ogni setta, anche che ogni altro indizio mancasse, sono delle prove bastevoli onde non debbasi prestare alcuna fede al mentovato loro linguaggio.
La domanda che deve sorgere leggendo questo passo è perché tra i tanti possibili movimenti eretici si faccia proprio rifermento ad un movimento nato verso la fine del IV secolo portatore di valori ascetici e di critica ai costumi esteriori che iniziavano a manifestarsi in seno alla chiesa, oltre ad essere un movimento con idee od influenze gnostiche e manichee. Non è questa la sede per rispondere a questo quesito, ma di certo è una indicazione importante per quanti vogliano provare a rileggere i rituali della Carboneria da un punto di vista diverso. La questione del giuramento è fondamentale e sottolinea come “non si possa essere servi di più di un padrone”. La promiscuità di varie fedi e credo religiosi non può essere accettata, anche se di massima questa è una accusa più verso i Massoni che i Carbonari.
Ma non vi ha mestieri di argomenti e di conghietture per formarsi dai loro detti il giudizio che di sopra si è indicato. I libri da loro stessi pubblicati, nei quali è tracciato il metodo che suol tenersi particolarmente nelle assemblee dei gradi superiori, i loro catechismi, e statuti ed altri documenti autentici di gravissimo peso per meritare credenza; le testimonianze finalmente di coloro i quali, avendo abbandonata la Società cui prima eransi ascritti, ne hanno palesati ai legittimi giudici gli errori e le frodi, apertamente dichiararono che i Carbonari mirano principalmente a questo scopo: “di concedere a chicchessia ampia licenza di fabbricarsi secondo le opinioni e secondo il proprio genio la Religione che dee seguire, introducendo così l’indifferenza religiosa di cui nulla può immaginarsi di più ruinoso; di profanare e macolare la di Gesù Cristo per mezzo di alcune nefande loro cerimonie; di farsi scherno dei misteri della Cattolica Religione e dei Sagramenti della Chiesa, ai quali sembrano volerne sostituire dei nuovi, da se, per colmo di scelleraggine, inventati finalmente di distruggere questa Sede Apostolica, che odiano singolarmente, e contro la quale formano dei pestiferi e ruinosi progetti, poiché in essa sanno essere stato mai sempre in piedi il principato dell’Apostolica Cattedra”.
La delazione, le confessioni più o meno reali diventano prova contro i Carbonari ed i settari. Dopo le accuse “generiche” si entra nel dettaglio di quelli che sono errori imperdonabili dal punto di vista di spirituale: modifica dei riti, scherno dei misteri. Dal punto di vista politico la distruzione del potere temporale del papato.
Nè meno scellerati sono, come costa dai medesimi monumenti, i precetti che la Società dei Carbonari insegna intorno ai costumi, quantunque vada audacemente spacciando di esigere dai suoi satelliti l’esercizio e la coltura della carità e di ogni altro genere di virtù, e la più diligente e severa astinenza da ogni vizio. Per tanto favorisce sfrontatamente lo sfogo delle libidinose voluttà; insegna che è lecito l’uccidere coloro i quali non son fedeli al segreto di cui sopra si è detto; e sebbene il principe degli Apostoli S. Pietro comandi che i Cristiani sieno subordinati ad ogni umana creatura in riguardo di Dio; sia al Re, come a colui che tiene il principato, sia ai Duci come de legati da lui etc. sebbene Paolo Apostolo imponga che ogni anima sia soggetta alle potestà più sublimi, pure questa Società insegna esser lecito, eccitando sedizioni, di spogliare della loro potestà i Re ed ogni altro Imperante, cui con atroce ingiustizia osa di chiamare comunemente Tiranni.
Questo passo sottolinea sia sbagliato e condannabile provare ad agire contro l’autorità costituita. In queste parole, come in altri luoghi si trovano le pietre di fondamento di tutta la librettistica reazionaria e a difesa dei Monarchi e del Papa. Ad esempio si può leggere: Giuseppe Miscimarra, Piccolo catechismo per la comune istruzione contro gli errori de’ settari ed in favore della potestà sovrana stabilita da Dio, Napoli, Tipografia Trani 1850.
Questi ed altri sono i precetti ed i dogmi di questa Società; dai quali derivarono in Italia tutti quei delitti che sono stati poco fa dai Carbonari commessi, e che han recato sì profondo rammarico agli uomini pii ed onesti. Noi adunque che siamo stati constituiti vigili Osservatori della Casa d’Israello, che è la santa Chiesa, e che pel Nostro pastorale ministero dobbiamo gelosamente proccurare che il gregge del Signore a noi dal cielo affidato non soffra alcun danno, crediamo di non potere in causa sì grave astenerci dal reprimere gl’impuri sforzi di uomini siffatti. Siamo ancora a ciò stimolati dall’esempio della felice memoria di Clemente XII, e di Benedetto XIV Nostri Predecessori, dei quali il primo colla Costituzione dei 28 aprile dell’anno 1738 In Eminenti, e l’altro colla Costituzione dei 18 maggio dell’anno 1751 Providas condannarono e proibirono le Società dei Liberi Muratori ossia Francs Maçons, o con qualunque altro nome chiamate, secondo la varietà dei paesi e degl’idiomi, delle quali Società debbe stimarsi forse una emanazione, o alcerto un’imitazione fedele, quella dei Carbonari. E quantunque noi abbiamo di già severamente proibita questa Società con due editti proposti per mezzo della nostra Segreteria di Stato, pure seguendo gli esempi de accennati Nostri Predecessori, crediamo di dovere infliggere gravi pene contro la medesima in un modo assai più solenne, principalmente perché pretendono comunemente i Carbonari di non esser compresi in quelle due Costituzioni di Clemente XII, e di Benedetto XIV, e di non essere sottoposti alle pene in quelle intimate.
Dopo aver esposto i principali errori dei Carbonari ed aver sottolineato come questi siano stati causa principale dei moti rivoluzionari, Pio VII evoca alla memoria le Bolle dei suoi predecessori e gli editti con i quali ha fatto sentire la Sua voce. Si riferisce all’editto di Segreteria di Stato del 15 agosto 1814 che a sua volta fa riferimento edito sotto il magistero di Clemente XII, pubblicato dal Segretario di stato Cardinale Giuseppe Ferras il 14 gennaio 1739 e alla allocuzione Optatissimus Tandem del 26 settembre 1814 nella quale viene detto: “In verità, Noi, non appena spezzato il laccio dell’empia cattività dal quale eravamo trattenuti, siamo ritornati al Nostro incarico, come a voi è noto, per prestare assidua opera al fine di conoscere e curare i mali della Chiesa. Abbiamo disperso, nello Stato Pontificio, le occulte sette di uomini scellerati, nemici accaniti della Religione e del trono dei Principi.”.
Udita adunque una scelta Congregazione di Venerabili Nostri Fratelli Cardinali della Santa Romana Chiesa, per di lei consiglio e per Nostro proprio moto, certa scienza, e matura deliberazione, colla pienezza dell’Apostolica potestà, abbiamo stabilito e decretato di proibire e di condannare, come colla presente nostra Costituzione, da valer sempre, proibiamo e condanniamo la predetta Società dei Carbonari, o con qualunque altro nome si chiami, le sue unioni, assemblee, collezioni, aggregazioni, e conventicoli.
Perciò strettamente ed in virtù di santa ubbidienza comandiamo a tutti e singoli i Fedeli cristiani di ogni stato, grado, condizione, dignità, e preminenza, siano laici, siano chierici, sì secolari, come regolari, anche degni che se ne faccia specifica menzione, ed espressione, che nessuno sotto qualunque siasi pretesto, o mendicato colore, osi o presuma di entrare, di propagare, di proteggere, o di accogliere ed occultare nei suoi edifici, o altrove la predetta Società dei Carbonari, o con altro nome distinta; di ascriversi a lei, o a qualunque suo grado, di arrollarvisi, o intervenirvi, di dar licenza o comodo onde radunarsi altrove, di somministrarle alcuna cosa, o prestarle in qualunque siasi maniera consiglio, o aiuto, o favore in palese, o in occulto, direttamente, o indirettamente da per se, o per mezzo d’altri; inoltre di esortare, indurre, provocare, o persuadere ad altri che si ascrivano, si arrolino o intervengano a siffatta Società, o a qualunque grado della medesima, e che in qualunque maniera l’aiutino e la proteggano; ma che debbano intieramente astenersi dalla medesima Società e dalle sue unioni , assemblee, aggregazioni o conventicoli, sotto pena di Scomunicazione per tutti i contravventori da incorrersi ipso facto e senz’altra dichiarazione, e dalla quale nessuno possa ottenere il beneficio dell’assoluzione da altri che da Noi o dal Romano Pontefice pro tempore esistente, fuorché nel punto di morte.
Comandiamo inoltre a tutti sotto la medesima pena di Scomunica riserbata a Noi ed ai Romani Pontefici Nostri Successori che sieno obbligati a denunciare ai Vescovi, o ad altri ai quali ciò spetta, tutti coloro che sapranno essersi ascritti a questa Società, o essersi resi colpevoli di alcuno di quei delitti di cui si è fatta qui menzione.
Finalmente per rimuovere più efficacemente ogni pericolo di errore, condanniamo e proscriviamo tutti i così detti Catechismi e Libri dei Carbonari, nei quali essi descrivono ciò che suol praticarsi nelle loro adunanze, i loro sta tuti ancora, i loro codici e tutti i libri formati per loro difesa stampati o manoscritti, e, sotto medesima pena della Scomunica maggiore riserbata come sopra, proibiamo a qualsivoglia dei fedeli di leggere o di ritenere presso di se i mentovati libri o anche solamente qualcuno di essi, e comandiamo che senza alcuna eccezione li consegnino agli ordinari dei luoghi o ad altri che hanno il dritto di riceverli.
Vogliamo poi che ai transunti anche stampati di questa nostra lettera, quando sono sottoscritti per mano di alcun pubblico Notaro e contrassegnati del sigillo di qualche Personaggio constituito in dignità Ecclesiastica, si presti tutta credenza che si presterebbe alla stessa lettera originale se fosse esibita o mostrata.
Non sia dunque a nessun uomo lecito di violare, o con ardir temerario opporsi a questa nostra dichiarazione, condanna, mandato, proibizione ed interdetto. Che se alcuno presumerà di ciò tentare sappia che egli incorrerà nello sdegno di Dio Onnipotente e dei Beati suoi Apostoli Pietro e Paolo.
Dato in Roma presso S. Maria Maggiore, nell’anno dell’Incarnazione del Signore mille ottocento ventuno ai 13 di settembre, l’anno ventesimo secondo del Nostro Pontificato.
Per approfondire la ritualità dei Carbonari si può leggere: Teobaldo Woods, Codice Carboneria
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