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CARLO CATINELLI, CHI ERA COSTUI?

Posted by on Gen 28, 2021

CARLO CATINELLI, CHI ERA COSTUI?


Per noi si trattava di un perfetto sconosciuto, non ci era mai capitato di leggere delle notizie su di lui o su sue opere. Quando ci siamo trovati di fronte a “Studj sopra la Questione Italiana” ci siamo soffermati perché eravamo incuriositi da due elementi: il luogo e l’anno di pubblicazione.  Pubblicata nei territori austriaci e prima della impresa dei Mille – questi erano i motivi principali che ci avevano spinto a sfogliarlo. Nell’esaminare il testo uno dei passaggi che più ci ha colpito è stata la sua analisi sulla mancata costituzione di uno stato italiano sul modello di quello francese, spagnolo, inglese o di altri stati d’Europa.

Il ritenere che la lunghezza dello stivale fosse stata di ostacolo era argomentazione non nuova per noi, ma ci sorprendeva l’anno in cui veniva esposta. Ancora oggi la lunghezza del territorio italiano è considerata uno dei nodi principali di questo paese, quello che crea diversi problemi e che impedisce alle varie parti di vivere in sintonia. Perlomeno questo pensano alcuni studiosi e ne citiamo uno relativamente recente, che richiama anche nel titolo la problematica della lunghezza eccessiva del bel paese: Un paese troppo lungo – L’unità nazionale in pericolo di Giorgio Ruffolo, pubblicato nel 2011 (1).

Per quanto riguarda il Catinelli riportiamo per esteso il passaggio che ha attirato maggiormente la nostra attenzione (2):

“La Spagna col Portogallo è penisola; la Francia è continente; la Gran—Bretagna isola; l’Irlanda isola istessamente; la Germania continente; la Svezia con la Norvegia penisola; la Russia continente. —Cosa è l’Italia? L’Italia è continente nell’Italia—Settentrionale; penisola nell’Italia—Centrale, e nell’Italia—Meridionale; e isola nella Sicilia, nella Sardegna, e nella Corsica. L’Italia non ha perciò nulla di ciò che costituisce l’unità sostanziale di un paese; vi manca niente meno che l’elemento unitario geografico. Questa mancanza dell’unità geografica non saprebbe non essere un impedimento perenne, incessante, irremovibile, assoluto alla di lei unità politica. Come possono queste tre divisioni geografiche non costituire tre diversi paesi, con diversi bisogni, e quindi con diversi interessi? Qui vi ha una forza irremovibile, indistruttibile, potentissima di disunione, che una Roma, che un Teodorico poterono comprimere la quale però non mancò appena che la mano che la teneva compressa ne fu ritirata, di rialzarsi, e di farsi viva. Questa sostanziale mancanza di unità nelle parti con le quali si vuol fare la nuova Italia è da sé sola più che sufficiente a impedire l’unione italiana e a rendervi impossibile ogni spontaneità. Per rimovere un tal ostacolo vi vorrebbe un Alessandro, un Giulio Cesare, un Napoleone; e vi vorrebbe il Senato e il popolo romano acciò l’opera si consolidasse.”

Direi che le parole di Catinelli oggi suonano profetiche, finanche un politologo come Miglio avrebbe basato la sua proposta federalista sulla distinzione in tre Italie: Nord-Centro-Sud. Su questa lunghezza della penisola italica si sono schiantati anche i Cinquestelle – al di là della inesperienza politica della maggior parte di essi – non riuscendo a farsi portatori di istanze di territori tanto diversi.

Nato a Gorizia il 30 marzo 1780, il Catinelli svolge i primi studii nella città natia, passa all’università di Vienna nel 1796; quando l’Imperatore d’Austria bandisce una leva generale contro il Buonaparte, egli entra come volontario nel corpo formato dagli studenti dell’Università di Vienna. Dopo la pace di Campoformio, passa nell’Accademia degli ingegneri, e scoppiata nuovamente la guerra, rientra nel 1799 nell’armata Austriaca. Partecipa, in qualità di sottotenente dell’esercito austriaco, alla campagna d’Italia, durante l’occupazione del Piemonte è al comando di un reggimento e prende parte ai combattimenti presso Susa, distinguendosi nella battaglia di Marengo nell’Alessandrino (14 giugno 1800). Il reggimento viene trasferito nel Veneto, e nell’ottobre 1800, chiamato a Verona, è promosso primo-tenente e assegnato allo Stato Maggiore della brigata del gen. L. Rousseau. Combatte in Trentino nel 1801.

La sua carriera militare prosegue con nomina a capitano, durante la battaglia di Caldiero (30-31 ottobre 1805) rimane ferito gravemente ad una gamba che lo renderà zoppo per il resto della sua vita. Soccorso dall’amico tenente colonnello Nugent, viene trasportato ad Este e di qui a Padova e a Venezia, rimanendo, per due mesi fra la vita e la morte. Nel gennaio 1806 viene trasportato a Gorizia, da dove passa per le cure termali a Baden e poi ad Abano. Nel febbraio 1807 viene trasferito nel Corpo Reale Invalidi; chiede ed ottiene il pensionamento col grado di maggiore, ma poco dopo viene richiamato in servizio e messo a disposizione dell’arciduca Massimiliano per l’organizzazione della Landwehr.

Nel 1809, sebbene ancora sofferente, viene coinvolto in parecchi fatti d’arme, fra l’altro prese parte col reggimento Reisky agli scontri di Ratisbona, Eckmühl e Abensberg meritandosi gli elogi del suo comandante. Per quanto promosso tenente-colonnello, richiede nuovamente nella primavera del 1810 d’essere pensionato. Essendosi il governo di Vienna impegnato a licenziare i sudditi stranieri, il Catinelli, divenuto suddito francese in quanto nato a Gorizia, viene accontentato.

Nel momento più critico della campagna del 1811, Lord Bentinck incarica il Catinelli (arruolato come altri centinaia di italiani nella Italian Levy per costituire un reggimento italiano in funzione antinapoleonica) di rappresentarlo presso il Re di Napoli e presso il feld-maresciallo conte di Bellegarde.

Alla fine del ’12 prende parte alle operazioni militari in Spagna, dove dirige l’attacco a San Felipe, partecipa alla battaglia di Castalla e all’assedio di Tarragona. Nel 1813 l’ufficiale della Italian Levy, veterano della Spagna, sottopone a Lord Bentinck un ardito piano per scatenare una rivolta antinapoleonica nell’Italia centrale. In dicembre, al comando di Catinelli il 3º Reggimento, provvisto di armi per equipaggiare gruppi di insorti, e con l’appoggio di una piccola flotta britannica, sbarca sulle coste della Toscana, a Viareggio (10 dicembre 1813). La spedizione si risolve in un fiasco. Occupa facilmente Lucca, ma si trova di fronte ad una popolazione che non dimostra alcun sostegno al progetto di insurrezione. Dopo un vano tentativo di espugnare la piazzaforte di Livorno la forza anglo-italiana si reimbarca (15 dicembre 1813).

Nel febbraio del 1814 il Catinelli svolge un’importante missione a Napoli, dove il Bentinck sta trattando un armistizio col Murat, e il 7 aprile sbarca a La Spezia e partecipa alla presa di Genova da parte degli Inglesi, venendo promosso colonnello.

Nel 1815, dopo aver compiuto missioni a Londra e a Genova, viene invitato a entrare nell’esercito sardo. Nel 1816 è a Parigi e a Londra, col Bentinck, nel luglio 1817, chiede e ottiene il congedo dall’esercito britannico.

Girovaga per qualche mese, tra Gorizia e Vienna. Nel febbraio 1818 torna e nella città natale, dove il 28 aprile sposa Anna de Gironcoli da cui ha sette figli. Nell’ottobre 1821 accetta l’invito dell’arciduca Francesco di andare a Modena a dirigere l’Accademia militare, che abbandonerà l’anno seguente per fare definitivamente ritorno a Gorizia.

Nel 1824 si iscrive alla Società agraria e nel 1825 entra a far parte della Deputazione centrale quale consigliere; grazie al suo impulso, vengono eseguite sperimentazioni, viene arricchita la biblioteca e si introducono nuove macchine e specialità agricole extraeuropee.

Svolge importanti studi storico-geografici sul corso del Timavo e dell’Isonzo, viene consultato per la costruzione dell’acquedotto per Trieste e per il prosciugamento del bosco di Montona in Istria; pubblicò quattro opuscoli sul progetto di collegamento ferroviario da Trieste a Vienna.

Nel 1848, viene eletto rappresentante di Gorizia alla Costituente austriaca, ma trova Vienna in pieno fervore rivoluzionario. Si dimette da deputato e torna a Gorizia, dove subisce gli attacchi del Costituzionale di Trieste.

Nel 1849, inizia a scrivere Sopra la questione italianastudi, che verrà pubblicata solo nel 1858 dal Patemolli a Gorizia. Il grosso volume, ha anche un’edizione ridotta a Bruxelles.

Si tratta di una opera ben documentata, grazie alle sue conoscenze dirette degli eventi, conoscenze dovute alle molte ed importanti missioni affidategli dall’arciduca Massimiliano d’Este, dall’arciduca Carlo, dal duca di Modena, ed alla stima di illustri personaggi dell’epoca, da Filippo duca d’Orleans a Lord Wellington, e particolarmente dal generale Lord Bentink e dal maresciallo Nugent. Vi consigliamo a tal proposito di leggere “La mission du lieutenant-colonel Catinelli aux quartiers-généraux de Bellegarde et de Murat du 11 au 17 février 1814.” che fa parte dell’ottimo e documentatissimo testo “LE PRINCE EUGENE ET MURAT 1813-1814 – Opérations militaires négociations diplomatiques, Albert Fontemoing, Editeur, 1902”, nel quale leggiamo:

“Quelques historiens ont bien cité son nom; mais, sans même prendre la peine de rechercher d’où venait le personnage que lord William Bentinck chargeait, au moment le plus critique de la campagne de 1814, de le représenter auprès du roi de Naples et du feld-maréchal comte Bellegarde, ils se sont contentés de déclarer, en se basant sur la désinence italienne de son nom qu’il ne pouvait s’agir que d’un officier sarde ou piémontais au Service de l’Angleterre.

Le fait même que le nom de Catinelli parait, à notre connaissance, à deux reprises dans la correspondance de Napoléon, aurait cependant  dû suffire pour appeler leur attention, éveiller leur curiosité et peut-être leur épargner cette erreur.”

L’’opera uscita alla vigilia della unità d’Italia ha scarsa fortuna. Probabilmente a causa del suo lealismo dinastico (3) e della sua visione dei destini della penisola italica. Non a caso egli è considerato uno dei maggiori esponenti del cosiddetto antirisorgimento.

Il Catinelli si spegne quasi novantenne a Gorizia il 27 luglio 1869.

______ NOTE _______

(1) «Una penisola lunga, un po’ troppo lunga, dissero gli Arabi, che la tormentarono per tanto tempo senza riuscire a possederla tutta intera, come del resto tante altre nazioni dominatrici, tranne Ro-ma, che però la immerse in un grande impero.» Cfr. Giorgio Ruffolo, Un paese troppo lungo – L’u-nità nazionale in pericolo, Super ET, Passaggi Einaudi, 2011.

(2) Cfr. Studj sopra la Questione Italiana, Carlo Catinelli Gorizia, Dalla tipografia Paternolli, 1859, Cap. VI pag. 212.

(3) «Il mio nome suona italiano; sono però per nascita, e per sentimento il Lettore non tarderà ad accorgersene — austriaco. Questa circostanza, congiunta con l’altra, che di tutte le pretensioni, che costituiscono la questione italiana, quella, che dalla suindicata agitazione si considera come la principale e più importante è lo strappamento del regno Lombardo—Veneto dall’Austria, po-trebbe facilmente farmi supporre passionatamente contro l’Italia preoccupato.»  Cfr. Studj sopra la Questione Italiana, Carlo Catinell,i Gorizia, Dalla tipografia Paternolli, 1859,

Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui – l’ho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org – Buona lettura!

fonte

https://www.eleaml.org/ne/stampa-1820/zde-carlo-catinelli-studi-sopra-questione-italiana-2020.html

https://www.altaterradilavoro.com/?s=carlo+catinelli

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