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CARLO GIORDANO MORTO NEL 1861 DURANTE L’ASSEDIO DI GAETA

Posted by on Giu 2, 2023

CARLO GIORDANO MORTO NEL 1861 DURANTE L’ASSEDIO DI GAETA

CARLO GIORDANO
UN SOLDATINO DI 16 ANNI NATO AD AROLA , MUORE NEL 1861 DURANTE L’ASSEDIO DI GAETA

Carlo Giordano era un giovane di sedici anni che frequentava la Scuola Militare “Nunziatella” di Maddaloni , da dove fuggì per dare man forte ai militari borbonici sui bastioni di Gaeta, durante l’assedio degli invasori piemontesi del 1860/1861.

Morì sugli spalti assieme a tanti altri soldati come lui per cercare di difendere fino alla morte il

proprio Re e la sua Patria dall’assurda invasione dell’esercito piemontese, decisa senza una preventiva dichiarazione di guerra .

Questo è scritto in una lapide affissa nella frazione Arola di Vico Equense, sua città di nascita e di appartenenza.
Tanti soldati come lui si rifiutarono di rinnegare il proprio Re e l’antica Patria combattendo con onore contro gli invasori piemontesi .
La targa termina con la frase ” I POCHI CHE SANNO S’INCHINANO”

Non tutti fecero come questo giovane. Non

pochi alti ufficiali dell’esercito borbonico passarono subito dalla parte dei piemontesi.

Altrettanto fece Giacomo Guarinelli , militare e architetto di corte che con le sue cognizioni sulle postazioni di difesa della Fortezza Borbonica di Gaeta, consenti’ ai piemontesi di colpire precisi obiettivi militari da lui stesso predisposti.

Il Regno delle due Sicilie finì la sua storia a Formia ,dove era il quartier generale dei piemontesi sistemati nella Villa Real Ferdinando ( restaurata pochi anni prima , proprio dall’arch. Guarinelli) con una resa dei Borbonici che costrinse il Re Francesco II a lasciare , dopo 126 anni i regni di Napoli e di Sicilia,

Questo giovane di Arola , sicuramente transitò per il nostro territorio proveniente dalla scuola militare di Maddaloni e diretto a Gaeta, deciso a difendere le sue idee e la sua patria.
Fu per lui , putroppo , un viaggio di sola andata , come spesso succede in ogni guerra.
Formia non lo rivide più passare. Arola e i suoi familiari lo piangono ancora adesso.

Raffaele Capolino 

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