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Carnevale di Alessandria del Carretto 2020: i pulcinella belli e le maschere tradizionali

Posted by on Gen 29, 2020

Carnevale di Alessandria del Carretto 2020: i pulcinella belli e le maschere tradizionali

La sfilata delle maschere del Carnevale di Alessandria del Carretto, in provincia di Cosenza, è una delle antiche tradizioni della Calabria che, come è successo per altre usanze, si stava lentamente perdendo con il passare del tempo; dopo alcuni anni in cui i pulcinella belli non hanno animato più le strade del paese, la festa è stata recuperata e rimodernata dai giovani del luogo, trasformandola in una grande attrazione turistica e rianimando questo un piccolo centro grazie al recupero di pezzo di storia del folklore.

Ogni anno a Febbraio, in occasione della festa, le maschere tradizionali animano il centro storico del paese più alto del Parco Nazionale del Pollino; per l’occasione, oltre ai suoi abitanti, il paese accoglie migliaia di persone che vengono ad assistere a questa come ad altre celebrazioni come la Festa della Pita di inizio Maggio, un antico rito arboreo con cui il paese rende omaggio al suo patrono Sant’Alessandro.

Il programma completo del Carnevale di Alessandria del Carretto quest’anno ha incluso un ballo in maschera, seguito dalla sfilata dei costumi tradizionali del carnevale alessandrino, affiancata da spettacoli itineranti, musica e balli, il tutto accompagnato dalla possibilità di assaggiare una varietà di prodotti tipici nella cornice suggestiva di questo centro storico.

Siete pronti a godervi lo spettacolo di questo tradizionale Carnevale in Calabria?

I protagonisti della storia del Carnevale di Alessandria del Carretto sono U pohicinelle bielle” e u pohicinelle brutte, due maschere di carnevale dai tratti particolari.

I pulcinella belli sono maschere che prevedono pantaloni bianchi, camicia chiara, anfibi ai piedi e una maschera verniciata di bianco, dal taglio molto semplice; a fornire i colori ci pensa il “cappelletto”, un copricapo abbellito da nastri, piume, coccarde multicolore e svariati altri addobbi, tra cui il più particolare è sicuramente uno specchio.

L’ultimo accessorio è “u scruiazzo”, un bastone di legno lavorato e decorato da incisioni eseguite personalmente da maestri falegnami locali, con appese all’estremità delle sfere di tessuto colorate che propiziano fortuna e fertilità a chi assiste alla sfilata.

Associato ai rituali di fidanzamento tradizionali, l’attenzione che si dedica nel preparare e indossare questo costume può essere paragonata a quella che si mette nel preparare un abito di nozze.

A fare da contraltare ai pulcinella belli ci pensavano i pulcinella brutti, rappresentanti delle persone anziane, maschere spaventose composte da un costume nero in pelle di pecora o capra, ornato da campanacci e catene, che facevano pesanti scherzi a chi aveva la sfortuna di incrociare la loro strada e spargevano cenere per le vie del paese in un corteo “nero” e cupo che contrastava con quello “bianco” e allegro dei pulcinella belli.

Tra gli altri costumi importanti vale la pena menzionare l’Uerse, una maschera bestiale impressionante con grandi corna, che nella festa tradizionale attraversava il paese in catene, in una rappresentazione simbolica della potenza della natura che veniva domata e tenuta a bada.

La Coremme simboleggia la Quaresima e tradizionalmente il suo ruolo era quello di chiudere la festività. Il suo passaggio, che avviene dopo quello di tutte le altre maschere, segna la fine del carnevale e l’inizio, appunto, della Quaresima.

Tradizionalmente, le sfilate delle maschere del Carnevale di Alessandria del Carretto erano due, quella delle maschere belle e quella delle maschere brutte.

Le maschere belle sfilavano per prime, eseguendo passi di danze tradizionali al suono di una melodia per zampogna composta specificamente per loro, lanciando farina per le strade e augurando buona sorte ai partecipanti.

La tradizione di vestirsi ed i passi di danza venivano tramandate da una generazione all’altra assieme ad alcune parti del costume, mentre altre vengono preparate appositamente ad ogni ricorrenza.

Danzando una tarantella dai passi eleganti, usano il loro bastone per interagire con il pubblico ed augurare fortuna e prosperità; la maschera bianca nasconde il viso del portatore del costume e chi li incontra si può vedere negli specchi che portano sul cappello, come ad incoraggiare gli spettatori ad immedesimarsi con la figura felice dei pulcinella belli.

Finita la prima sfilata, aveva inizio quella delle maschere brutte, che si muovevano anche loro al suono di una zampogna, eseguendo una danza goffa e macabra, inseguendo gli spettatori per fare loro scherzi e spargendo cenere per le vie del paese.

Oggi le maschere brutte sono solo un ricordo e le vie del paese sono animate solo dai colori allegri e dal brio dei pulcinella belli, anche se i pulcinella brutti non sono dimenticati e occupano comunque un posto importante nella storia di questa festività.

L’Uerse, la maschera animale, sfilava per il paese trascinato in catene, venendo percosso quando tentava di divincolarsi.

A chiudere la festività c’era la sfilata della Coremme, rappresentata come un’anziana signora vestita a lutto, il cui passaggio segnava la fine del carnevale e l’inizio del periodo quaresimale.

Un vero carnevale tradizionale, in cui le maschere rappresentavano i vari momenti belli e brutti dell’esistenza, le forze della natura e come l’uomo si rapporta con esse, in un rito il cui ripetersi ogni anno rispecchia la natura ciclica della vita.

fonte testo https://www.festedicarnevale.it/calabria/carnevale-alessandria-del-carretto/

foto inviate da antonio arvia

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