Il Carnevale di Frosinone è conosciuto specialmente per due elementi: il primo è la “ràdeca”, una verde foglia di agave con la cui punta si tocca la testa dei forestieri venuti in città a festeggiare. Si tratta di uno strano rito che si fa risalire assai indietro nel tempo, alle cerimonie che, prima in Grecia e poi a Roma, si celebravano in onore del dio Priapo, simbolo di fecondità. In tali feste il fallo diventava oggetto di culto ed era utilizzato come monile da portare al collo o al braccio e finiva per diventare un potente amuleto contro invidia e malocchio.
A sancirlo è stato il Consiglio Comunale. La massima assise cittadina ha preso atto della relazione storica firmata dal professore Fernando Riccardi, segnalato dall’Ass.Id. Alta Terra di Lavoro, il quale, dopo aver esaminato un estratto del Codex Diplomaticus Caijetanus al n. XCVI ha affermato che “grazie all’atto di locazione di un mulino sul fiume Garigliano, nel territorio del Comune di Castelforte, risalente al 997 ed inserito diligentemente del Codex Diplomaticus Cajetanus, apprendiamo che già alla fine del X secolo si inizia a parlare della “pizza”.E ciò non accade a Napoli, come in molti potrebbero pensare, bensì nei pressi di Gaeta e, più precisamente, a Castelforte, senza nulla voler togliere, ovviamente, alla capitale del meridione, che quella prelibatezza l’ha perfezionata e diffusa in tutto il mondo. D’altro canto è bene far notare che le prime origini del “Castrum Forte” (da cui poi Castelforte), si fanno risalire a cavallo tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo. E quel “castrum”, ossia quel fortilizio, del quale ancora oggi si notano i resti, era stato edificato sulle prime propaggini dei monti Aurunci proprio per tenere sotto controllo il fiume Garigliano che a quel tempo era perfettamente navigabile. Proprio in quel particolare contesto, poco prima del fatidico anno mille, troviamo, per la prima volta nella storia, la parola “pizza”. Qualcuno si diverte ad andare ancora più a ritroso nel tempo, risalendo agli antichi egizi oppure al periodo romano, facendo comparazione con alcuni tipi di focacce lievitate e quant’altro. E’ indubbio, però, che la parola “pizza” la troviamo per la prima volta in quell’atto del 997 del quale abbiamo appena parlato. Un primato che appartiene tutto a Castelforte e che, fino a quando non si registreranno altre scoperte, sarà difficile negare o sminuire”.
Intorno al 1850 il re di Napoli Ferdinando II di Borbone pensò bene di rispolverare un progetto cui già suo nonno aveva messo mano sul declinare del secolo precedente: lo sfruttamento delle miniere di ferro in Terra di Lavoro. Nel 1778 a Settefrati, in località Madonna di Canneto, a più di mille metri di altezza, era iniziata la costruzione di uno stabilimento siderurgico i cui macchinari, servendosi della forza motrice generata dalle acque del fiume Melfa, alimentavano le cosiddette “macchine soffianti” che trasformavano la limonite estratta dalle miniere in ferro e ghisa.
Garibaldi riuscì a conquistare il Regno delle Due Sicilie con grande facilità. Forse neanche lui, partendo da Quarto di Genova (oggi dei Mille) il 5 maggio del 1860, sperava di risolvere la questione in maniera così agevole.
Sabato scorso sulla seconda rete della Rai, per la trasmissione “Tg2 Dossier”, è andato in onda, poi replicato anche nella mattina di domenica, un documentario dal titolo “Italia unita, l’impresa di 160 anni fa”.
Il 17 marzo del 1861, come sappiamo, il Parlamento di Torino proclamava la nascita del Regno d’Italia con Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re dello stesso.
Il documentario, ben realizzato, ha visto la partecipazione di un cospicuo numero di accademici, storici, giornalisti e scrittori, senza trascurare la testimonianza dei discendenti diretti dei protagonisti più famosi.
di seguito l’anteprima del pensiero di Fernando Riccardi che verrà trasmesso sabato 20 marzo 2021 alle ore 17:30
clicca di seguito e vedrai l’intervento di Fernando Riccardi all’ora indicata
Divulghiamo in replica un importante convegno in diretta streaming con due autorevoli studiosi come relatori, Fernando Riccardi storico laborino che tutti conoscono per la sua preparazione e capacità comunicativa ed esperto del risorgimento ma visto da un angolazione diversa, che è stato affiancato da uno storico del cicolano, per esattezza di Pescorocchiano, Luciano Salvatore Bonventre esperto anch’egli di storia napolitana identitaria sconosciuto ai lidi borbonici ma dal grande spirito napolitano.
Hanno parlato, proprio nel giorno dell’ennesima festa nazionale che cade ogni anno il 17 marzo quando 160 anni fa fu proclamata l’unità d’italia, di come s’è arrivati alla malaunità, da molti cosi definita, raccontando anche di retroscena poco conosciuti e poco trattati.
Come al solito ha chiuso il convegno Raimondo Rotondi con un monologo teatrale in lingua laborina.