RICASOLI PRECIPITATO DALLA ROCCA TARPEA (Pubblicato il 4 marzo 1862)
Fatale è Roma, e bastò un Campidoglio di tela fabbricato con quattro travi in faccia al palazzo del ministero per trar giù Ricasoli e i suoi compagni, e imbrogliare sempre più l’imbrogliatissima questione romana. A Roma non si va, diceva D’Ondes Reggio alla Camera dei Deputati «e; se si va, a Roma non si resta. Là, come a nuova Babele, si confonderanno le lingue, e si disperderanno le genti» (Atti Uff., N. 359, pag. 1385). E la semplice immagine di Roma, l’ombra sola d’un finto Campidoglio confuse le lingue, precipitò i ministri, fe’ ribassare i nostri bassissimi fondi, ci gettò nei dubbi, nelle ciancie, ne’ timori, ne’ pericoli d’una crisi ministeriale.
VITUPERII E CALUNNIE CONTRO IL NOSTRO SANTO PADRE PIO IX (Pubblicato il 1° dicembre 1861).
Restammo per molto tempo in forse se convenisse all’armonia far cenno di due atroci calunnie gettate recentemente contro il nostro Santo Padre Pio IX, e non tornasse meglio lasciarle sepolte nel pubblico disprezzo. Ma dopo di averci pensato seriamente ci risolvemmo di discorrerne, perché coteste nuove infamie mettevano sempre più in mostra lo schifoso aspetto della rivoluzione, e indirettamente rispondevano ai ministri, che vorrebbero recare in Roma la libertà di Torino, e affiggere alle cantonate di S. Pietro, e vendere sotto le finestre del Vaticano i cartelloni e i giornali che si spacciano sulle rive del Po.
GLI ELETTORI DELLA VENEZIA E IL BARONE R1CASOLI (Pubblicato il 29 novembre 1861).
Il sedicente Comitato centrale Veneto presentò al barone Ricasoli il risultato delle operazioni elettorali tentate dall’Austria nella Venezia; e il bar. Ricasoli rispose che «la concorde astensione di più della metà dei votanti è nuova ed indubbia testimonianza dei sensi onde sono animate quelle generose provincie».
IL CAPITOLATO PROPOSTO DA RICASOLI AL PAPA (Pubblicato li 26 novembre 1861).
È nostro intendimento esaminare i due principali documenti sulla questione romana, che il barone Ricasoli, presidente del ministero, presentò nel 1861 al Parlamento; e dopo di avere detto nell’articolo anteriore dell’Armonia, degli errori, delle contraddizioni, delle logomachie, delle assurdità, delle ridicolaggini contenute nella lettera che il gran barone voleva inviare al Papa per mezzo dell’ambasciata francese, oggi discorreremo del capitolato che teneva dietro alla lettera istessa come conseguenza delle premesse in quella contenute.
GREGORIO XVI E L’IMPUDENZA DEL SIGNOR BETTINO RICASOLI
(Pubblicato il 23 novembre 1861).
Nella lettera al Papa, che il barone Ricasoli presentò alla Camera insieme cogli altri documenti troviamo citate le seguenti parole del Papa Gregorio XVI, nella sua opera: Il Trionfo della Santa Sede, discorso preliminare:, i Un ingiusto conquistatore con tutta la sua potenza non può mai spogliare la nazione, ingiustamente conquistata dei suqi diritti. Potrà colla forza renderla schiava, rovesciare i suoi tribunali e i suoi magistrati, uccidere i suoi rappresentanti; ma non potrà giammai, indipendentemente dal suo consenso, o tacito, o espresso, privarla dei suoi originarii diritti relativamente a quei magistrati, a quei tribunali, a quella forma cioè che la costituiva imperante».