Valentino Romano, saggista di chiara fama e accurato, attento, appassionato ricercatore storico del brigantaggio del Sud postunitario, nonché paziente e solerte archivista, è stato sempre e lo è ancora studioso del ribellismo dei contadini meridionali, avendo al suo attivo numerosi saggi, ricchi di storie diverse legate ai vari briganti del passato, pubblicati con numerose e accreditate Case editrici non solo del Sud ma anche del Centro-Nord d’Italia. Carocci editore, Casa editrice di spicco a Roma, ne è un esempio. Con Carocci Valentino Romano ha ultimamente pubblicato il saggio storico Filomena, la regina delle selve – Storia e storie delle donne del brigantaggio -.
Il 15 settembre 1595 Francesco Venzi e Domenico Carlino, “algozini” della Regia Udienza di Terra d’Otranto, con atto rogato dal notaio Lucrezio Perrone di Lecce, chiedono che il magnifico Cola Maria De Loria di Gravina, inquisito nella R. Udienza e nella Corte di Leporano per l’omicidio di Giovanni Andrea Doto, goda del Reale Indulto. In cambio – in virtù dei Regi Bandi e delle Regie Prammatiche – offrono la testa mozza di un fuorgiudicato sanvitese.
Briganti e galantuomini, soldati e contadini, edito da Laruffa, l’ultimo lavoro di Valentino Romano, uno dei più autorevoli storici del brigantaggio postunitario italiano, è giunto in libreria quasi inaspettato.
Immaginiamo un campo di calcio con le due curve contrapposte e pensiamo queste due ultime stracolme entrambe di fans esasperati dell’una e dell’altra squadra in campo: striscioni, cori, motteggi, insulti. Insomma, tutto quello che caratterizza una “normale” partita di calcio.
Nel brigantaggio post-unitario, espressione sociale di nuove ed endemiche difficoltà meridionali, confluiscono motivazioni diverse, dall esasperazione contadina per l insoluto problema delle terre al legittimismo borbonico, dall avversione verso i galantuomini pronti a schierarsi con la nuova classe dirigente all ostilità per le regole imposte dal governo piemontese, dalla leva obbligatoria al prelievo fiscale. Costante ed evidente risulta l attrito del nascente stato italiano nel penetrare nei territori annessi.
Caro Claudio, ho appena finito di vedere tutto lo spettacolo, senza nemmeno perdermi un frame: veramente bello e coinvolgente, complimenti! La cosa che più e favorevolmente mi ha colpito è il “passo lungo” della narrazione: dal 1799 al 1915 e dintorni, insomma. Ed è giusto che sia così, è quello che – spesso vox clamantis in deserto – vado sostenendo da sempre: non si può comprendere a fondo la ribellione contadina meridionale se non la si contestualizza in un arco temporale più vasto. Cosa che voi avete fatto egregiamente, senza retorica, con molta freschezza narrativa unita alla intensa compartecipazione emotiva. Il monologo di Fra Diavolo, quello sulla grassazione di Cosimo Giordano, quello di Domenico Fuoco, la manutengola che porta i viveri al marito alla macchia, il riferimento alla repressione “nordista” di Bava Beccaris e le vessazioni delle migliaia di nostri conterranei nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, sono tutti degli autentici gioielli narrativi. In un periodo in cui impazza su Netflix una narrazione farlocca sui “briganti” (e sulla quale mi sono già espresso pubblicamente sui social, cogliendone qualche aspetto positivo, ma anche quelli (maggiori) negativi, non è davvero poco! Complimenti a tutti! Complimenti, in particolare, al bravissimo attore dei monologhi che ho citato prima. Complimenti, ancor più in particolare, a te che, da quanto ho intravisto, sei stato l’artefice di tutto. E, soprattutto, grazie a te per avermene consentito la visione. Un caro saluto e ancora grazie,