A Natale dello scorso anno, Tommaso Palermo lanciò una bella idea, subito raccolta da Lettere Meridiane: una «tombola foggiana» che dia modo – giocandoci – di conoscere qualcosa di più sulla storia della nostra città, e possa dunque contribuire ad amarla e farla amare di più. Come merita.
Per ragioni di tempo non fu possibile realizzare allora l’iniziativa, che rilanciano per Natale 2024, sperando di poterla portare a compimento.
E’ bene supporre che ci siano stati diversi momenti della fondazione di Napoli tra insediamenti, popolamenti, nuove conquiste e migrazioni; la città fu abitata prima da popoli trogloditi di razza egeo-pelesgica (neolitica) poi gli antenati dei greci come gli Ausoni e gli Apudi e altri come gli Achei e gli Opici e successivamente giunsero popoli ellenici come i Rodii, Calcidesi o Cumani, Teleboi, Corinzi e probabilmente i Fenici di cui si hanno testimonianze archeologiche.
Angelo Forgione – Prima di lasciare questo mondo e dopo aver letto il mio saggio Made in Naples, dalle pagine de Il Tempo, Ruggero Guarini aveva raccolto pubblicamente una mia proposta all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, chiedendo anch’egli di ridiscutere la storia della pizza Margherita, pur estremizzando un po’ il concetto. Di fatto, nel complesso universo dell’identità napoletana da ricostruire descritto nel mio libro trova ovviamente spazio la brillantissima stella del piatto simbolo di Napoli, ma anche dell’Italia, che ha davvero superato ogni frontiera, divenendo vero cibo globalizzato senza marchio.
Anno 1078, il Monastero di Montecassino, acquisisce, mediante l’ultima donazione realizzata da Giovanni, Conte regnante di Suio, il possesso della Contea, che entra così a far parte delle pertinenze del potente Cenobio. L’abate del periodo, Desiderio, futuro papa Vittore III, innovativo precursore dei tempi, concede ai Suiani la Chartae Libertatis, tra i primi documenti nella storia dell’umanità che riconosce alcuni dei diritti inalienabili dell’uomo, come rendere la donna padrona del proprio destino consentendole di scegliere lo sposo, sottraendola così alla sottomissione nei confronti dell’uomo, nella quale giaceva. Il dipinto, dell’artista Miriam Tramonte, riportato in gigantografia murale, illustra il messaggio in quattro figure fondanti: DESIDERIO ABATE – S.MICHELE – DONNE CHE DANZANO GIOIOSE – SUIO. L’Abate è ritratto con lo sguardo rivolto all’Arcangelo, nell’intento di cercare ispirazione e carpire consiglio per concepire la carta; il patrono invece, nel gesto di indicare all’Abate Suio e otto donne ( presunto numero di torri presenti a Suio in antichità) che danzano, sette più una sposa. Quello di Michele è un fermo comando: dai respiro al mio popolo, dona diritti e libertà. La sposa, è l’emblema massimo della nuova condizione ottenuta dalla donna. Le donzelle descrivono inoltre le otto beatitudini evangeliche, considerate il modello da seguire per vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, come amava fare Desiderio.
Nel murale è contenuta per intero la carta delle libertà tradotta in italiano
“CHARTAE LIBERTATIS” IL MURALE.
STRADA DELL’ ARTE DI SUIO.
ELABORAZIONE COMPLESSA DELL’OPERA APS TERRA DI SUIO.
IL QUADRO ORIGINALE È CONSERVATO NELLA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO IN SUIO.
Il periodo che va dal 31 ottobre al 4 novembre non è solo la festa di Halloween, le feste in maschera in stile americano e i dolcetti per i bambini. In questi 4-5 giorni da sempre si “festeggia” il Giorno dei Morti, ovvero commemorazioni in onore dei morti che proprio in questi giorni sono in transito tra il mondo dei vivi e quello dell’Ade. Miriadi sono le tradizioni che dal Nord ma soprattutto al Sud dello stivale, avvengono proprio per questa ricorrenza.
«Memorie Meridiane», la rubrica del nostro blog che offre ad amici e lettori gadget digitali sul nostro passato e sulla nostra identità, vi regala oggi un’autentica rarità: una delle prime carte, forse la più antica, del Gargano e delle isole Tremiti. Venne pubblicata nel 1568, come supplemento di una delle tante edizioni del «Descrittione di tutta Italia» di Leandro Alberti.