Nel 1972 un gruppo musicale milanese che suonavano Rock Progressivo, gli Stormy Six, fanno uscire un album dal titolo “Unità d’Italia” che irrompe a piedi uniti nella storia unitaria facendo conoscere i fatti di Pontelandolfo, Pietrarsa ecc ecc destando scalpore e sconcerto. Al contempo il mondo della letteratura produce dei romanzi un po “particolari” come per esempio il famoso “Gattopardo”, l’Alfiere e La Signora Ava legati all’Italia postunitaria fino ad arrivare al capolavoro di Carlo Alianello“L’eredità della Priora” che nel 1980 diventa uno sceneggiato diretto da Anton Giulio Majano riscuotendo un successo dirompente per il tema trattato ma anche per la colonna sonora che ormai conoscono anche le pietre sul Kilimagiaro, composto da Musicanova, “Brigante se More”. Da quel momento nel mondo della musica popolare il Brigantaggio Insorgente diventa uno dei temi più trattati e più suonato nelle piazze, e tanti sono musicanti e cantori che cominciano a ricercare e a studiare la storia post unitaria per narrare in musica i briganti che hanno scritto la storia dei propri territori. L’alta Terra di Lavoro è stata una delle terre che più ha partorito Insorgenti che non accettavano l’Unità d’Italia perché legati alla patria napolitana ed ultima a cadere ed è per questo che in questi anni ci sono stati musicanti, cantori e autori che hanno portato in scena il mondo del Brigantaggio dando un contributo importante a far conoscere la nostra storia anche attraverso l’arte in musica. Una memoria storica della musica popolare tra le più importanti della nostra terra è Pierluigi Moschitti che nascendo in quel di Lenola ha studiato il brigantaggio di frontiera abbracciando quello del Regno Napoletano e dello stato Papalino fondando gruppi di musica popolare come Briganti di Frontiera e i Briganti dell’Appia che continua ad esibirsi divulgando la nostra storia sempre con il solito entusiasmo. Pierluigi ha, altresì, un percorso artistico variegato ed importante che merita di essere conosciuto e martedì 7 marzo ’23 alle 21 lo farà per la rubrica “Musicanti e cantori in alta Terra di Lavoro, per vederlo basta cliccare di seguito
Il Covid anche per l’inizio del 2021 non permette di riprendere le attività teatrali, musicali, culturali e non permette nemmeno la ripresa dei convegni in presenza che riempivano molti nostri sabato invernali e primaverili. .
Un appuntamento fisso erano i convegni del 7 marzo dedicati aSan Tommaso d’Aquino che si tenevano ogni anno a Roccasecca ma L’Ass.Id. Alta Terra di Lavoro, nonostante la situazione, s’è messa in testa di organizzare un convegno su San Tommaso d’Aquino in diretta streaming il 7 marzo 2021 dal titolo “San Tommaso d’Aquino, dal Regno Siciliae un pensiero universale” andando ad aggredire il luogo comune che parlare di un personaggio così particolare si rischiava si prenderle di sana ragione ma dopo aver visto i risultati del canale ufficiale dell’associazione su youtube e su facebook che lo hanno proiettato le cose sono andate diversamente.
Nonostante una materia così ostica il successo e stato importatante al di la di qualsiasi più rosea previsione e questo grazie al Prof. Fernando Di Mieri, un tomista di fama internazionale, che è riuscito a rendere fruibile San Tommaso d’Aquino ai comuni mortali come noi facendo comprendere con parole molte semplici concetti complessi ed articolati.
Una grande mano l’ha data Fernando Riccardiche grazie alla sua capacità comunicativa e grazie alla sua conoscenza del suo illustre conterraneo si è messo a servizio della trasmissione e degli spettatori indirizzando magistralmente la materia su binari che hanno portato San Tommaso dritto verso il pubblico che ha assistito al convegno.
Francesco Rotondi, sempre più a suo agio nel coordinare e nel presentare i convegni nel piccolo schermo, ha aperto e chiuso il convegno e una nota particolare la merita Loredana Terrezza che ha cantato alla fine della trasmissione il “Pange Lingua”, l’unico canto sacro scritto da San Tommaso d’Aquino.
Fondamentale è stato il brigantaggio insorgente per aprire il baule della storia napolitana violentemente e atrocemente chiuso nel 1860 quando è stato deciso che doveva nascere l’Italia, come è stato importante elencare i primati che il Regno delle Due Sicilie aveva inanellato nell’ultimo secolo della sua esistenza. Quella fase storica è finita e come bisogna lasciare nel tempio sacro della nostra storia il brigantaggio insorgente, tranne nel caso escono fuori documenti importanti e inediti, anche l’elenco dei primati deve essere adagiato nel suddetto tempio per evitare di sconfinare nel provincialismo e infantilismo perchè la sua funzione l’ha esaurita. Il nostro Regno è stato certificato dalle ricerche e dai fatti che aveva pregi e difetti ma era uno stato sovrano che avevo intrapreso la strada dell’innovazione e del progresso, senza mai sconfinare nel progressismo, irta certamente di ostacoli, ma che guardava al futuro a testa alta e con idee chiare divenendo in breve tempo un Regno all’avanguardia e tecnologicamente avanzato superando così l’atavico problema della penisola italica della carenza di materie prime. Quello che bisogna fare è continuare a ricercare e divulgare le politiche economiche, finaziarie, industriali e sociali nel suo insieme in maniera più articolata e approfondita come sta facendo da anni con grande passione e capacitàAlessandro Fumiada Messina che grazie alla referenza di Pino Aprile venerdi 3 alle 21 ci presenterà per la rubrica “Incontro con l’autore” il suo saggio “Messina capitale dimenticata” e ci dirà, altresì, qualche notizia sul 1848, per vedere basta cliccare di seguito
Il nostro amato Regno “che bello”!!! e nonostante sia territorialmente piccolo ma, per quello che ha dato all’umanità e che continua a dare, è di dimensioni illimitate possiamo dire tranquillamente universale. In molti mi diranno che sono un disco incantato ma poco importa e non mi stancherò mai di gridarlo ad alta voce e anche Monteroduni sede principesca grazie al Castello Normanno e alla famiglia Pignatelli, con un centro storico aristocratico, con una tradizione culturale soprattutto nella musica e vecchia dogana che dalla Terra di Lavoro ti faceva entrare nelle terre molisane, una volta abruzzesi, sta contribuendo a farmi perdere la voce per gridare al mondo la grandezza della patria napolitana. Monteroduni già qualche anno fa l’apprezzammo per avere presentato nel suddetto Castello Pignatelli il testo del Petromasi sull’epopea della marcia dei Sanfedisti guidata dal Card. Ruffo ma grazie all’invito del M.so Paolo Zampogna, che conobbi al concerto dell’ Piccola Orchestra Ecletnica inserito nella rassegna musicale “FESTIVAL POPOLARE DELLA TERRA DI LAVORO E DELL’ORGANETTO” organizzata a Coreno Ausonio nell’estate 2022, ho scoperto “La Mascarata” un carnevale identitario di origine Borbonica che la comunità di Monteroduni ha recuperato insieme ad un corredo di musiche, ballate e rituali che vede come protagonisti, “per grazia di Dio” i giovani. Come abbiamo visto, mia moglie ed io, i primi costumi le prime musiche e le prime “abballate” subito abbiamo pensato alCarnevale di Alessandria del Carrettoche guarda caso è altra sede principesca napolitana grazie alla famiglia “del Carretto” ma per farci spiegare meglio questo recupero fondamentale per le terre molisane e per tutto il Regno abbiamo scomodato il M.so Paolo Zampogna che martedi 28 febbraio alle 21 ci terrà compagnia nell’abituale rubrica “Musicante e Cantori in alta Terra di Lavoro” e per vederlo basta cliccare di seguito
Che brutta e lombrosiana la parola “Terrone” che da oltre un secolo viene usata per disprezzare e umiliare le genti meridionali una volta e per svariati secoli, napolitane e siciliane. Anche per la parola “Briganti” si può dire la stessa cosa ma grazie al grande lavoro di tanti studiosi e ricercatori non è più un termine negativo ma un motivo di vanto anche se in alcuni casi usato e abusato in tutte le salse. Da una decina d’anni però, “Terrone” è diventata un’etichetta che si pronuncia ad alta voce e con orgoglio e se c’è stata questa metamorfosi lo dobbiamo a Pino Aprile che in concomitanza con il 150^ anniversario dell’Unità d’Italia, pubblica il libro “Terroni” . Pino è sempre stato un giornalista importante e direttore con incarichi di rilievo in testate di primo piamo ma sconosciuto ai più, come per me, ma dopo questo successo letterario è diventato una vera e propria “star” che ha fatto arrivare attraverso il suo lavoro, la nostra storia ovunque. Per noi identitari napolitani è stato di fondamentale importanza perchè ha portato fuori dai salotti la “questione napolitana” nata dopo il 1860 che rischiava di diventare un argomento d’elites portandola alla ribalta nazionale. C’era un fiume carsico che da un secolo e mezzo scorreva nelle viscere della terra che in tutti questi anni s’è ingrossato a dismisura e Pino Aprile ha avuto il merito di individuare il punto critico nel terreno e con una sola picconata ha fatto emergere il suddetto fiume inondando tutto il territorio della patria napolitana andando oltre i confini naturali e geografici portando la narrazione storica risorgimentale, occultata per troppi decenni, nelle masse. Come in tutte le inondazioni anche il fiume “carsico identitario” porta con se acqua surgiva e limpida ma al contempo detriti e melma che non ci deve far preoccupare perchè la cosa importante è che questa inondazione non si arresti e sta a noi navigarlo evitando di farsi impigliare nelle secche o dai vari ostacoli che si trovano nelle tumultuose acque. Dopo TerroniPino ha continuato a studiare e ricercare scrivendo tanti altri libri fino ad arrivare alla sua ultima fatica, “Il Nuovo Terroni” che venerdi 24 febbraio alle ore 21 ce ne parlerà in una chiacchierata che promette di fare scintille come si evince dal titolo della trasmissione e per vederla basta cliccare di seguito
Granzie alla bella esperienza che stiamo vivendo con il Comitato Pro Pulcinella Patrimonio dell’Unesco da un idea e volontà del Prof. Emerito Domenico Scafoglio, stiamo scoprendo tante meravigliose maschere disseminate da nord a sud del Regno che ci ha aperto un mondo fatto si di pulcinella e maschere, ma soprattutto di uomini e donne che ci sono dietro queste raffigurazioni. Una bellissima comunità che abbiamo conosciuto qualche anno fa è quella di Castiglione Messere Marino che, seppur a fatica, sono riusciti a non far morire ma addirittura a rilanciare il loro stupendo “Lu Pulgenella” una maschera che conosceremo meglio martedi 21 di febbraio alle ore 21 chiacchierando con Mariano Di Stefano e per vederlo basta cliccare di seguito