CELLOLE – L’Ariella ‘scopre’ la tela sugli eventi del 1799 e sul prodigio dell’apparizione della Madonna di Costantinopoli
CELLOLE – L’evento organizzato dall’associazione ‘Ariella di musica, cultura e tradizioni’, presieduta da Biagio Palladino ed Elena Sorgente, introdotto da Maria Liguori e che ha visto la partecipazione dell’assessore Di Meo e del consigliere Lauretano, dedicata ai moti del 1799 che hanno interessato anche Terra di Lavoro ed il Ducato di Sessa Aurunca, di cui Cellole faceva parte, ha toccato il cuore di tutti. Lì dove c’è memoria, c’è volontà di preservare le proprie origini e le proprie tradizioni. L’associazione ‘Ariella’ nasce proprio con questo obiettivo: tenere vivo nell’animo dei cellolesi la storia di un popolo sulla quale gettare le basi del futuro. Il sodalizio ha attivato una serie di ricerche legate ai fatti del 1799 per comprendere più chiaramente cosa accadeva a Cellole in quel periodo. “Abbiamo ritenuto doveroso come associazione culturale impegnarci nella ricerca, non soltanto consultando i libri di storia, ma anche i documenti presenti negli archivi- ha precisato Biagio Palladino-. E ci siamo imbattuti nella storia di un prodigio tramandato di generazione in generazione dai nostri avi cellolesi secondo il quale i soldati francesi giunti alle porte di Cellole sarebbero stati bloccati nella loro corsa dall’apparizione della Madonna. I cavalli si sarebbero inginocchiati dinanzi a quella visione spirituale e a quel punto i soldati avrebbero deciso di tornare indietro e non occupare anche il nostro paese”. Tale prodigio viene raffigurato anche in una tela, svelata per l’occasione e custodita gelosamente dai familiari, di Francesco Girone, padre del professore Domenico Girone (membro dell’Ariella), realizzata nel 1946 a testimonianza del fatto che alcune storie, pur non potendo essere comprovate, sono radicate nella cultura cellolese e vanno alimentate. “Noi apparteniamo ad una grande storia: la storia di Cellole. Una storia che in alcune circostanze è stata voluta cancellare, come quella della nostra fede- ha dichiarato Elena Sorgente-. Posso immaginare il desiderio di Francesco Girone che nel 1946 ha sentito l’antico dovere di raffigurare in una tela il prodigio del 1799, perché tutti potessero guardare e capire, anche senza saper leggere. Ci siamo chiesti in questi mesi, infatti, se sia mai possibile che tutti i territori circostanti siano stati devastati dall’avanzata francese e Cellole no? Cellole dov’era? Cellole c’era- continua Sorgente-. Abbiamo trovato un buco nero nelle nostre ricerche sul 1799 a Cellole. Ma tanti, come Vito Cicale e padre Giacomo, hanno attivato prima di noi una ricerca per riempire questo buco nero. Ci sono persino dei libri antichi come quello di Nicola Borrelli dei primi dell’800 in cui si parla di questo prodigio. La Madonna di Costantinopoli, protettrice di Cellole, apparsa ai soldati francesi alle porte della città. La fede non può essere comprovata- ha continuato Elena Sorgente-. Ma speriamo che anche questa parte di storia possa avere il giusto riconoscimento”. Il convegno organizzato dall’Ariella, in collaborazione con Claudio Saltarelli dell’Associazione Identitaria Alta Terra di Lavoro, ha voluto soffermarsi sugli accadimenti del 1799 che interessando tutto il Regno di Napoli inevitabilmente si avvertirono anche nel Ducato di Sessa Aurunca. Gli esperti presenti come Fernando Di Mieri, Storico della Filosofia, e Fernando Riccardi, giornalista storico, hanno concentrato i loro interventi su una rivisitazione e reinterpretazione degli episodi in questione. “Non è nostra intenzione lanciare un messaggio diverso dei fatti riportati dai libri di storia- ha introdotto Biagio Palladino-, ma solo fornire due visioni differenti di quanto accaduto. Sta poi ad ognuno di noi interpretare i fatti come ritiene più opportuno”. Il professore Di Mieri ha voluto fornire una chiave di interpretazione degli eventi prettamente teologica. “Nel 1799 il mondo culturale si divide, non è vero che gli intellettuali stanno da una parte e il popolo dall’altra. Chi vuole fornire un’interpretazione di quei fatti come la divisione, il contrasto tra borghesia e ceti rurali sbaglia, interpreta in termini parziali. La visione è molto più ampia e si può pensare maggiormente ad uno scontro tra culture, i sanfedisti da una parte e i giacobini dall’altra”, afferma Di Mieri. “Il 1799 deve essere visto come l’anno in cui i francesi, reduci della loro rivoluzione, hanno tentato di scristianizzare la tradizione religiosa del nostro popolo. Non a caso il cardinale Ruffo utilizza come simbolo della lotta dell’invasione straniera il simbolo della croce”. E Riccardi si sofferma proprio sulla figura del cardinale Fabrizio Ruffo e su quella dell’abate di Cellole, Mattia de Paoli. “Ruffo viene spesso presentato come una leggenda nera dai libri di storia. Ma lui era lungimirante, innovativo”, afferma Riccardi. “Come l’abate Mattia de Paoli, uomo di grande cultura, personalità carismatica che prese in mano le redini del suo popolo invitando i suoi cittadini cellolesi a combattere e proteggere la loro terra dall’invasore. Memorabile è il proclama violentissimo in cui li invita a prendere le armi sotto la guida di un famoso insorgente, Leone Di Tora di Lauro. Insomma, gli uomini di chiesa divennero in quel periodo dei veri e propri soldati”. “Il 1799 è un periodo di svolta- afferma invece Claudio Saltarelli-, dove si consuma un vero e proprio scontro di civiltà tra la tradizione e il modernismo, l’applicazione del pensiero unico che ci ha portato alla creazione del positivismo, alla prima guerra mondiale e alla seconda guerra mondiale dove alcuni valori sono stati sovvertiti. Il 1799 era l’anno in cui una componente aristocratica e popolare cercava di contrastare questo cambiamento. E’ uno scontro di civiltà attualismo. Ed è un nervo scoperto ancora oggi”. Nel corso del convegno l’associazione Ariella ha intonato alcuni canti popolari e si è potuto assistere anche a due monologhi in lingua laborina dedicati a Fuoco e a fra’ Diavolo ed interpretati da Raimondo Rotondi.
Matilde Crolla
IL VIDEO ESCLUSIVO DEGLI INTERVENTI E DEI CANTI DELL’ARIELLA
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