Alta Terra di Lavoro

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CENNO STORICODIFERDINANDO II RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE PERFRANCESCO DURELLI

Posted by on Mag 3, 2023

CENNO STORICODIFERDINANDO II RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE PERFRANCESCO DURELLI

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XII
Tra le speciali amministrazioni e gli stabilimenti finanzieri che influiscono, ed hanno un’azione diretta a sostenere il credito, ed a recare potente ausilio al commercio ed a’ traffichi, voglionsi annoverare i Banchi; e certamente per le cure provvidentissime di re Ferdinando il Banco delle due Sicilie venne riordinato sopra vastissime vedute di pubblica economia, con svariate ed estese guarentigie da sostenere il confronto, e forse da primeggiare su tutt’i pubblici Banchi delle altre nazioni.


Non appena la instituzione de’  Banchi ebbe vita, l’utilità ne fu riconosciuta, e rapidamente vennero essi introdotti nelle metropoli, e nelle città principali di tutta Europa. Essendo creazione italiana a simiglianza di tutte le grandi scoverte, senza accennare a quello antichissimo che stabiliva Venezia fin dal 1170, certo è che Genova, premuta da incomportevole ed esorbitante debito pubblico, fondava nel 1407 con ordinamenti ammirevoli, giudiziosi, ed affatto nuovi il famoso Banco e il Magistrato di S. Giorgio ricco di guarantigie, di privilegi, di singolari prerogative.
Tralasciando di nominare le altre città italiane che posteriormente instituirono Banchi, la sola nostra Napoli ne fondava otto dal 1575 al 1640. I famosi Banchi di Amsterdam e di Amburgo non ebbero vita che nel cominciamento del secolo XVII; e la Banca d’Inghilterra, il più grande

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ed accreditato stabilimento odierno, non è anteriore al 1694, come il Banco di Francia instituito da Law non ebbe origine prima del 1716 (1).
Comeché i Banchi in origine fossero stati semplicemente di deposito, e poscia addivenuti anche di circolazione e di sconto, non di meno i Banchi di Napoli addimandati Cassa di Corte e Cassa de’  privati, hanno una utilissima e singolare fisonomia che molto li fa differire da quelli degli altri paesi. Perciocché conservando l’idea del deposito, alla Cassa di Corte è aggiunta una Cassa di sconto, ed a quella de’  privati è addetta in parte la pegnorazione di vari oggetti.
I Banchi, per consenso unanime de’  cultori delle scienze economiche e de’  pubblicisti, quando sono saggiamente amministrati ed hanno un capitale stabile da ispirare confidenza, ed apprestare guarantia soddisfacente tanto pe’ depositi che vi si fanno, quanto per le perdite cui possono soggiacere per le loro operazioni, sono essi una instifuzione che appresta innumerevoli vantaggi alla società sotto tutti i rapporti del vivere civile, agevola la pubblica e privata economia, favorisce la finanza pubblica e le fortune private, e le condizioni dell’agricoltura, del commercio, delle industrie e delle manifatture.
Niuno ignora i vantaggi principali derivanti da’ Banchi, e fra gli altri son da notare specialmente le facilitazioni commerciali sia allo straniero, sia nell’interno del paese; le agevolezze pe’ traffichi e le contrattazioni; la facilità per «deporre danaro in sicurezza;
(1) Ved. il nostro Opuscolo col titolo; Del Banco istituito in Bari.

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l’impiego utile della moneta a vantaggio pubblico o privato; il trasporto materiale di essa a scanso di pericoli e di spese; la rappresentanza monetaria che rendesi guida costante de’  traffichi, del commercio esterno ed interno, ed in generale di tutte le contrattazioni; la direzione degl’interessi sulla moneta e la diminuzione dell’alta ragione di essi, che agevola la circolazione, ed il corso de’  cambi; l’aiuto che offrono ne’ prestiti e nelle anticipazioni; il valore che sostengono alle carte di commercio, di cambio, di credito, e di altri effetti che ne’ Banchi si scontano o si fanno pegnorati; il soccorso che prestano a negoziare i valori; ed altrettanti vantaggi che sono strettamente rannodati a tutto l’andamento economico, finanziere, e politico del paese, per modo che la floridezza de’  Banchi afforza, ed è documento sicuro del buon andamento del Governo, come per contrario la loro decadenza, o il fallimento è cagione infausta di gravissimi disastri.
I valori che emettono i Banchi tanto maggiormente sono ricercati e ricevuti, per quanto minor rischio ed incomodo si sperimenta nel trasferimento del dominio; e per quanto minori sono le difficoltà per ritrovare il possessore del numerario depositato. Inoltre questo mezzo cosi utile ed efficace a far prosperare il commercio e le industrie molto più rendesi vantaggioso col favorire e promuovere la libera e spedita circolazione dei valori che rappresentano i Banchi, affinché ognuno possa avvalersene a maniera di lettere di cambio ricettibili in ogni Cassa regia o provinciale.
Da queste dottrine fu mosso re Ferdinando per promuovere

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efficacemente la prosperità del Banco, e condurlo al miglior sistema che potesse mai desiderarsi. Ed in vero vuol essere ricordato che i nostri antichi Banchi tenevano un patrimonio di meglio di 13 milioni di ducati, i depositi di numerario oltre a 20 milioni, un credito ed una opinione immensa, e da questo ragionevolmente derivavano straordinari benefici. Ma quando il Governo dell’occupazione militare riformando i nostri Banchi proponevasi, senza veruna guarantigia di dare ad essi, come proclamava, quel grado di confidenza indispensabile per la pubblica prosperità, il patrimonio del Banco delle due Sicilie era ridotto appena alla cifra non maggiore di ducati 2,222,871 con un debito per polizze in circolazione, ed altri pagamenti non adempiuti in ducati 968 mila.
Laonde scaduto il nostro Banco dall’antica grandezza, ed al ritorno di re Ferdinando I nel 1815 trovato vuoto di danaro, con le sue polizze che scapitavano del dieci in dodici per cento, e co’ suoi beni amministrati dalla Gassa di ammortizzazione, fu primo pensiere di quel Sovrano di dare al Banco un positivo ordinamento, siccome avvenne a’ 12 dicembre 1816.
E da quell’epoca rianimandosi la fiducia e la confidenza pubblica, il Banco delle due Sicilie pe’ provvedimenti di Ferdinando II riacquistò l’antico splendore, e fu condotto al miglior metodo di azienda finanziera, ed a stabili e provvidi ordinamenti. Con un capitale di un milione di ducati, vi ha un Consiglio di Reggenza che dirige l’andamento ed il servizio del Banco, e rende i suoi contj annuali alla G. C. de’  conti.

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E comeché fosse distinto in due Casse, quella di Corte cioè pel servizio della Tesoreria e delle amministrazioni finanziere, e quella de’  privati pel servizio di altre particolari amministrazioni e dell’universale, re Ferdinando volle aggiunta un’altra Cassa di Corte, posta nell’edilizio dello Spirito Santo. E posteriormente nello interesse del commercio ne’ reali domini, volle il re che due altre Casse dipendenti dal Banco fossero instituite in Palermo ed in Messina (7 aprile 1843),
Né qui si arrestarono le provvidenze. Imperciocché fin dall’anno 1848 era intendimento del Monarca di fondare un Banco, diremo soccorsale a quell’uno delle due Sicilie, nella città di Bari, una delle più popolose, floride e ricche città del reame. Quel proponimento restò sopito per condizioni forse non favorevoli a quell’epoca, o per regolamenti non reputati soddisfacenti alle intenzioni benefiche del Sovrano. Ma poscia (18 maggio 1857) un’altra Cassa del Banco quivi in Bari volle instituita sopra larghe vedute, non essendosi portata veruna dissimiglianza tra la Cassa di Corte, qual è in Napoli, e quella stabilita in Bari, con raggiungimento di una Cassa di sconto e con l’impiego della moneta. alla pegnorazione, specialmente a pro delle classi bisognose.
Lo stabilimento di cotesto Banco quanto utile tornasse alle province formanti l’antica Puglia non è chi non vegga; e fu questo in vero grande imprezzabile beneficio di re Ferdinando per quelle ricche ed industriose contrade. Posta Bari presso che nel centro della Peucezia, avente a mezzogiorno la Japigia, o Terra di Otranto,

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a settentrione la Daunia o Capitanata, a ponente la Basilicata, a levante l’Adriatico, tutte queste province segnatamente, anziché avvalersi del Banco di Napoli per lo deposito, l’uso, e la destinazione della moneta, troveranno comodo, agevolezza, risparmio nel Banco di Bari. Quindi aumentata, favorita, migliorata la condizione di quelle province per ogni specie di contrattazione, pel loro commercio, per le loro industrie, e più di ogni altro per lo miglioramento dell’agricoltura, cui è addetta con ispecialità la Puglia Daunia nelle contrattazioni e nel commercio de’  cereali, e nelle agevolazioni che possono ritrarre gli agricoltori ed i possessori di piccoli poderi per trovare ausilio nelle loro esigenze.
L’alto sconto della moneta, ossia l’interesse delle somme tolte a prestanza da’ privati riesce senza dubbio dannevole a far prosperare l’agricoltura, e prepara la rovina delle fortune commerciali. L’ingordigia de’  capitalisti va in cerca di un lucro immoderato, e le usure si vedrebbero, senza i Sovrani provvedimenti, trafficate vergognosamente ad un ammontare eccessivo ed incomportevole; il che sarebbe grave delitto solo a pensarlo. Di qui è che il Banco da re Ferdinando stabilito in Bari appresta grande agevolezza all’agricoltura, al commercio, all’industria di quella città e delle province della Puglia, facendo diminuito l’alto interesse, perché a cagione delle operazioni della Cassa di sconto, i capitalisti son costretti in certa guisa a somministrare, lor malgrado, Ja moneta a più equa e moderata ragione, non conducendo a’ loro interessi di tenerla infruttuosa.

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Le città e le province pugliesi anche un altro notevole vantaggio son venute a ricevere dal Banco stabilito in Bari. ché nelle contrattazioni ritraggono risparmio di tempo e di spesa, e più ampia sicurezza. Le contrattazioni stipulate in carte bancali con autentiche notarili non solo hanno data certa, senza formalità del registro, ed-acquistano valore di carte pubbliche, ma non importano veruna spesa a carico de’  contraenti, quale che sia l’indole del contratto.
Non può poi sconoscersi Futilità del Banco in Bari, relativamente agl’interessi di tutto il reame, ove si ponga mente alla vasta estensione del commercio e de’  traffichi delle province pugliesi con lo straniero pe’ prodotti indigeni de’  cereali, degli olì, del vino, della seta, delle mandorle, delle lane, de’  formaggi, ed altro, che con la circolazione delle carte bancali e con le operazioni della Cassa di sconto in Bari trova migliori mezzi di facile contrattazione e di trasferimento della moneta, e rendesi perciò più animato, energico ed attivo, e sarà maggiormente per divenirlo se il commercio coll’Oriente troverà più agevoli vie di comunicazione col mezzo delle ferrovie e de’  vapori condotti a’ porti di Brindisi, di Taranto, di Manfredonia, e della stessa Bari.
Da ultimo in quanto al commercio ed a’ traffichi dello interno, gran pro ne deriva benanche a tutte le province del reame. Le quali presso che tutte pel commercio e pe’ traffichi de’  loro prodotti convengono nella Puglia, dove sono celebrate le fiere antichissime instituite. fin da’ tempi dello Svevo Federico in Gravina, in Barletta, in Foggia;

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dove la pastorizia tiene ir centro delle sue industrie per le lane ed i formaggi ne’ vastissimi erbaggi del Tavoliere; dove fecondano belle numerose razze di cavalli; dove ricche ed accreditate case commerciali trovansi stabilite; dove da ultimo stranieri di tutte parti del mondo, e regnicoli di tutte le province del reame, continentali ed insulari, mantengono estese relazioni commerciali, agricole, industriali con gli abitanti della doviziosa e fertilissima Puglia (1).
Non abbiamo creduto inutile trattenerci ad esporre cotesti vantaggi e la utilità che dallo stabilimento del Banco in Bari derivano a quella città, alle province pugliesi, ed a tutto quanto il reame, affinché meglio risaltassero le solerti cure di re Ferdinando per far migliorata la condizione de’  popoli di quelle ubertose contrade, per la protezione da lui accordata con ogni maniera di conforto al commercio, all’agricoltura, all’industria, e per accrescere e mantenere la ricchezza pubblica e privata.
XIII
Siccome cennammo che il Banco de’  privati e la Cassa dello Spirito Santo dal danaro depositato praticano la pegnorazione sopra materie di oro, di argento, di:rame, di panni, di telerie, ed altri obbietti di valore; così re Ferdinando riordinò con novelli e migliori Statuti il sistema e l’andamento della pegnorazione (14 aprile 1832); e l’interesse su le somme prestate,

(1) Durelli — Opuscolo citato…

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che nel 1818 era al nove per cento, restò ridotto al sei, come di presente si riscuote.
Oltre questa operazione di anticipare danaro sopra depositi e pegni di vari obbietti, i Banchi di Napoli, secondo l’antichissima loro instituzione, facevano anche lo sconto delle lettere di cambio, e di altre scritte di commercio e di finanze, instituzione che riesce utilissima al commercio ed a’  commercianti, e di grande agevolezza per sopperire a’  bisogni privati. Questo sistema fu conservato, e per questo scopo nel 1818 fu instituita la Cassa di sconto, come opera aggiunta alla Cassa di Corte del Banco delle due Sicilie.
La Cassa di sconto richiamò benanche l’attenzione di re Ferdinando per migliorare i metodi della sua azienda, e l’andamento amministrativo. Una Commessione di quattro negozianti esamina le lettere di cambio ed altri valori da scontarsi, tenendo il suo patrimonio di un milione che fu anticipato dalla Tesoreria.
L’interesse dello sconto fu prima fermato al sei per cento per le lettere di cambio; per lo sconto de’  semestri della rendita del debito pubblico l’interesse è del tre; e pe’ valori de’  quali lo sconto è domandato dalla Tesoreria, l’interesse è del due per cento.
Ad attestare pertanto invittamente la prosperità delle operazioni della Cassa di sconto sotto il governo di re Ferdinando, si vuol ricordare la disposizione (24 aprile 1857) con che venne notificato all’universale il ribasso dal quattro e mezzo al quattro per cento dell’interesse

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sulla somma che presta la Cassa su gli estratti di rendita al cinque per cento iscritta sul Gran Libro, e su i certificati di credito della Tesoreria; come anche il ribasso dal quattro al tre e mezzo per cento dell’interesse su la pegnorazione degli estratti di rendite iscritte al quattro per cento.
Il quale abbassamento dello sconto depone apertissimo non solo delle- provvidenze benefiche di re Ferdinando, ma ben ancora della condizione’ prosperevole, alla quale pervenne il paese durante il suo governo. Non ignoriamo la quistione disputata tra gli economisti, alcuni sostenendo di essere il basso interesse del danaro la misura della crescente prosperità degli Stati, altri la misura delle ricchezze di un paese, altri il punto di paragone per calcolare la felicità delle nazioni, altri in fine di stare il basso interesse al commercio come l’anima al corpo. A ciascuna di queste proposizioni potrebbesi obbiettare scientificamente non essere il basso interesse prova certa di ricchezza nazionale, come il troppo alto non essere indizio di povertà. ché il ribasso come può nascere dall’abbondanza della moneta, può nascere egualmente dal suo ristagno e dalla sua inerzia; ed il ristagno, o la inazione de’  capitali è un male gravissimo.
A parte le dottrine. Che il ribasso dell’interesse per le operazioni della Cassa di sconto si rivelasse incontrastabilmente va effetto della prosperità sociale del paese, ed un punto di paragone delle sagge provvidenze governative e finanziere di re Ferdinando per immegliare la condizione agricola, industriale e commerciale delle popolazioni, a noi pare che faccia d’uopo di considerare questo avvenimento

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meno nel riscontro unico delle operazioni della Cassa di sconto, quanto nel rapporto e nel confronto della rendita iscritta sul Gran Libro del Debito pubblico.
Ed in vero tra le instituzioni finanziere di tutti i Governi dell’Europa è precipua la creazione della rendita dello Stato, addimandata per eccellenza Debito costituito, o consolidato. Cotesta rendita costituisce omai il termometro non solo del grado di vita prosperevole e doviziosa delle nazioni, sotto il rapporto finanziere, pubblico e privato, ma ben anche vien esprimendo la vita politica delle nazioni medesime, ossia la pace, la pubblica tranquillità, la sicurezza. Qualunque oscillazione, qualsiasi menoma alterazione negli avvenimenti politici, o finanzieri è rivelata quasi istantaneamente nel corso della rendita, ossia delle iscrizioni sul Gran Libro. Il corso pubblico della rendita, alto o basso, depone della floridezza o delle angustie del Governo, o della finanza.
E ben a ragione. Perciocché il Gran Libro del Debito pubblico tiene a fondamento e si sostiene all’appoggio di due elementi, il credito della nazione, e la guarantigia del Governo. Se per avventura non si trovassero in buona condizione la proprietà e l’industria; non regnassero l’ordine e la pace; non vi fosse buona fede e fiducia nella nazione e nel Governo; se l’una e l’altro non avessero credito per loro stessi, il Gran Libro indarno potrebbe sostenersi nell’alto corso della rendita. Ogni alterazione, ogni scemamento di credito o di guarantigia diminuisce necessariamente la concorrenza; ingenera il dubbio e la sfiducia nell’animo specialmente

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dei negoziatori stranieri, che rappresentano gran parte della rendita costituita, e quindi non potrebbe sostenersi l’alto corso della rendita.
Ognun sa che i mezzi fittizi, gli spedienti simulati per far comparire nelle finanze un credito inesistente,. oltre di essere pregiudizievoli al Governo, sono di brevissima durata, perché è impossibile d’ingannare a lungo i prestatori, o di simulare la pace, l’ordine e la ricchezza là dove si viva nella guerra, nello squilibrio, nella povertà. Dunque l’alto corso della rendita iscritta è indizio infallibile e sicuro della florida condizione del paese, della stabilità e del credito del Governo, della pace e dell’ordine pubblico.
Or se nel fatto la rendita iscritta napoletana si sostenne quasi costantemente nell’alto corso durante il governo di re Ferdinando, ne consegne che venne sempre accennando allo stato prosperevole del paese; e la condizione permanente della floridezza e dell’agiatezza pubblica, e della stabile tranquillità è derivata da’ provvedimenti del saggio Sovrano.
Posto quinci l’alto corso della rendita pubblica, è rischiarato agevolmente che l’abbassamento dello interesse nelle operazioni della Cassa di sconto, mentre in altri paesi dell’Europa vien elevandosi, non può derivare che dalla cagione medesima ond’è sostenuto il corso alto della rendita iscritta, ossia dalla floridezza del paese e della pubblica finanza. Perciocché diminuendo il Governo il profitto che ritrae dal capitale fruttifero posto in circolazione nel Banco, o Cassa di sconto, viene a manifestare di trovarsi la Finanza

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in tanta condizione vantaggiosa, per quanto la porzione della ricchezza pubblica prodotta e destinata alla riproduzione sia di lunga mano maggiore e sovrabbondante alla soddisfazione de’  pubblici bisogni, per guisa che si tiene pago di ricavarne un lieve e moderato profitto.
Col decreto del 12 dicembre 1816 il Sovrano si avea riserbato di estendere le operazioni della Cassa di sconto alle anticipazioni di danaro sulle mercanzie esistenti in Dogana, come anche di stabilire le norme per eseguirsi presso il Banco delle due Sicilie l’opera della pegnorazione delle monete estere di argento e delle verghe di simile metallo. Dopo volger lungo di anni, re Ferdinando» volendo accrescere, son parole del Decreto (3 febbraio 1858) vieppiù il movimento de’  fondi «Iella dote propria della Real Cassa di sconto, ed estendere le funzioni de’  suoi capitali in una larga proporzione a favore del commercio e delle industrie nazionali, facilitando le attuali operazioni della Cassa anzidetta, ed aggiungendo vene delle altre di grande utilità e di non lieve importanza alla crescente prosperità economica del reame, venne a stabilire due altre novità in questa branca finanziera, le meglio adatte per la prosperità del commercio e per diffondere le ricchezze del regno. Egli autorizzò la Cassa di sconto a fare a’ negozianti a determinate scadenze prestiti di somme garantiti dal valore delle mercanzie depositate ne’ loro magazzini nella gran Dogana di Napoli, costituite a titolo di pegno a favore della Cassa, mediante verbale amministrativo, senza che sieno amosse da’ magazzini di deposito. Sanzionò inoltre diffinitivamente l’opera della pegnorazione

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delle monete estere di argento e delle verghe di simile metallo presso il Banco della due Sicilie. Per le quali nuove operazioni fu dettato ed approvato un analogo regolamento.
Il massimo valore di sconto fatto dalla Cassa in un anno per lo giro di quattro volte è stato in sei milioni di ducati, il minimo per un milione, che vai dire di ventiquattro, o di quattro milioni. Né vogliamo omettere di riferire che nel mese di agosto 1854 tra pegni del Banco e della Cassa, tra il negoziato di sconto e la moneta effettiva, ci avea un valore reale in ducati 14,714,532 e 23.
Di tanti innumeri vantaggi derivati al commercio dalle operazioni della Cassa e dall’opera della pegnorazione re Ferdinando non volle che ne restassero private le province pugliesi; e perciò avendo toccato avanti della somma utilità della fondazione del Banco in Bari, qui non lasceremo di aggiungere che a quel Banco restò benanche annessa una Cassa di sconto, cui è pur aggregata l’opera della pegnorazione a vantaggio inenarrabile del commercio e delle industrie di Puglia (30 maggio 1857).
Cade qui opportuno di toccare benanche delle utili e fondamentali riforme arrecate da re Ferdinando alla Borsa de’  Cambi, dove si stringono le contrattazioni commerciali, e si diffiniscono i corsi legali de’  fondi pubblici e delle merci. Su le norme di quanto trovasi stabilito ne’ paesi più inciviliti e commercianti di Europa, restò sanzionato il regolamento organico della Borsa (3 dicembre 1842) con determinare il numero degli Agenti di Cambio, de’  Sensali, de’  Deputati di Borsa,

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e con statuire le regole confacenti a fermare il corso de’  cambi e de’  fondi pubblici, delle derrate, e di altri valori; e da ultimo l’azione di vigilanza attribuita alla Camera consultiva di Commercio.
In questo ramo però importantissimi mutamenti e sapientissime provvidenze re Ferdinando venne sanzionando per favorire le contrattazioni, e mantenere inviolati il credito nazionale, e la buona fede ch’è base del commercio. Epperò per far rimossi i danni derivanti dalle contrattazioni a vuoto, infausta cagione della mina di opulenti famiglie, sanzionò doversi reputate semplici promesse le vendite degli effetti pubblici, mancanti della consegna effettiva, o del deposito del titolo; e così anche dichiarò i contratti de’  cereali, quante volte non portassero la indicazione della qualità e del luogo della esistenza de’  generi (3 dicembre 1842).
E siccome per l’addietro per le formolo de’  contratti introdotte dall’uso a non poche frodi andò esposto il traffico de’  cereali, re Ferdinando decretava provvidi e confacenti regolamenti per evitare le frodi delle compre-vendite ne’ caricatoi di Barletta e di Manfredonia (3 dicembre 1842 ).
Finalmente eransi levati clamori nelle diverse piazze di Europa, e sommo scredito ne derivava alla buona fede, ed alla lealtà commerciale, in quanto che il traffico degli oli in Gallipoli era decaduto dall’antico lustro a cagione della immessione che facevasi in cabotaggio di altri oli in quel caricatoio, affermandosi falsamente essere di Gallipoli. Provvide perciò il re che gli oli che da altre province quivi s’immettessero

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in cabotaggio, restassero separati e non andassero confusi con quelli di Gallipoli, dovendo gli oli essere sempre accompagnati dal certificato di origine (12 dicembre 1844).
Poste siffatte prescrizioni onde sono regolate le operazioni della Borsa di commercio in Napoli, re Ferdinando prese in considerazione che nelle attuali condizioni della piazza di Bari si rendesse utile di aggiungere l’instituzione di una Borsa di Commercio agli altri importanti stabilimenti commerciali di cui trovasi dotata quella città. Ond’è che venne decretando lo stabilimento di una Borsa anche in Bari (20 dicembre 1858), e sanzionava per essa, per gli agenti di cambio, e sensali regi il correlativo regolamento, in conformità di quanto praticasi nella Borsa di Napoli, con la clausola. che siffatto regolamento restasse modificato nella maniera medesima di quello sanzionato per Napoli nel 1842, ove facessero uopo modificazioni.
Rimane a toccare dell’azienda della moneta, odi quell’amministrazione che della Zecca si addimanda, della quale è capo eziandio il Reggente del Banco. Al carico principale d’improntar la moneta, la Zecca. fin dal 1824 ebbe l’altro benanche dell’assicurazione de’  diversi titoli che contener debbono i lavori di oro. e di argento di qualsiasi maniera, della incisione delle medaglie, e di verificare la falsità della moneta ne’ giudizi civili.
La regia Zecca, fondata dal primo Carlo Angioino, non aveva. Ricevuto fin dall’epoca viceregnale alcun notabile miglioramento, sì che Re Ferdinando pose pur mente di apportare un compiuto e graduale mutamento a questa dipendenza fmanziera sommamente interessante.

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Il metodo di lavorazione ha raggiunto la maggior perfezione con tanto aumento di lavoro, da potersi attendere alla coniazione di straordinaria quantità di moneta dodici volte maggiore dell’ordinario prodotto degli anni andati. Ond’è che infiniti valori che restavano per l’addietro inoperosi o abbandonati, son venuti ad animare il commercio, e ad imprimere più rapido movimento alla circolazione della moneta.
Dal 1851 in poi l’opera della Zecca è cresciuta moltissimo una co’ guadagni per la straordinaria quantità di moneta che si è coniata, essendosene improntata in certe occasioni sino a sessantamila ducati al giorno. E vogliamo notare che tra il 1852 ed il 1856 fu coniata moneta nella nostra Zecca nella somma di ducati 32,380,775, alla quale, come osserva lo storico della nostra Finanza (1), se vuol contrapporsi la somma dei colonnati estratti, e quella parte dell’oro che effettivamente circolava, risulta che di tanta abbondanza di moneta coniata soli diecisette in dieciotto milioni accrebbero la nostra circolazione, che non sorpassando, come credesi, gli ottanta milioni di ducati all’anno, fu grande avvenimento quello di accrescersi in quattro anni di molti milioni di ducati, sicché ne derivò, come avviene in casi simigliami, l’aumento del prezzo di tutte le cose ed il ribasso degl’interessi.
La Zecca per le cure di re Ferdinando venne fornita d’un gran numero di macchine, le migliori che potessero trovarsi  in siffatti stabilimenti,

(1) Bianchini. Storia delle Finanze. Lib. 7, cap. 5.

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ed il suo antico edifizio in varie parti fu bellamente rifatto. E da ultimo volendo il re provvedere al modo di rendere durevoli e capaci di ulteriore sviluppo i perfezionamenti arrecati all’arte d’incidere nel Gabinetto d’incisione presso la Regia Zecca, stabilì la fondazione di una scuola per istruire gli Alunni presso cotesto Gabinetto sì nella parte generale e teoretica, come nella parte tecnica dell’arte d’incidere sopra acciaio, affidando al Direttore del Gabinetto d’incisione l’insegnamento per la parte teoretica, il disegno e la plastica (15 giugno 1858).

fonte

https://www.eleaml.org/sud/banchi/banchi_1859_cenno_storico_Ferdinando_II_re_regno_Due_Sicilie_Durelli_2012.html

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