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C’ERA UNA VOLTA…BAULI: La Villa Marittima di Quinto Ortensio Ortalo

Posted by on Mar 6, 2019

C’ERA UNA VOLTA…BAULI: La Villa Marittima di Quinto Ortensio Ortalo

“Apud Baulos in parte Baiana piscinam habuit Hortensius orator in qua murenam adeo dilexit, ut exanimatam flesse credatur – Presso Bauli, nella zona di Baia, l’oratore Ortensio ebbe una piscina, in cui curò tanto una murena, che si crede averla pianta morta”. (Plin., Nat. Hist. Liber IX – 81)
La villa marittima di Quinto Ortensio Ortalo, il grande retore di età repubblicana, abbracciava l’intero banco tufaceo di Cento Camerelle e declinava, col suo insieme di terrazze e portici, dolcemente verso la Marina del Poggio e la Marina Grande di Bacoli.
Chi era Quinto Ortensio Ortalo?
Q. Hortensius non fu console ma anche uno dei massimi esponenti dell’arte oratoria romana del periodo repubblicano. Nato a Roma nel 114 a. C., da ricca e nobile famiglia plebea, fin da giovanissimo si dedicò all’avvocatura e prese attivamente parte alla vita politica, rivestendo numerose cariche pubbliche (questore, edile, pretore ed infine console). Cicerone, dalla sua Academia, così volle chiamare la sua villa posta tra l’Averno e le rive del mare di Lucrino, dedicherà a lui gli Hortensius; nel Brutus (46 a.C.) lo presenta come il massimo rappresentante in Roma dell’Asianesimo, indirizzo letterario fondato da Egesia di Magnesia nelle città greche dell’Asia Minore nel III secolo a. C. Questo tipico stile d’eloquio si basava sulla ricerca continua del ritmo, dell’uso frequente di frasi spezzate, di parole inventate e del largo uso di metafore. Durante la sua carriera politica proferì moltissimi discorsi, fra i quali, particolarmente degni di nota, pare fossero quelli pronunciati nel 95 a. C. in difesa Nicomede III Evergete, re di Bitinia, e nel 70 in favore di Verre e della legge Manilia. Nel 66 a.C. scrisse un poema sulla guerra marsica intitolato Annales, un’opera sull’arte del dire, chiamata Communes Loci, e finanche delle poesie erotiche. Nella Biblioteca Palatina, ad adornare le pareti, erano le imago clipeate (clipei) di Augusto e di Ortensio Ortalo, oltre ai ritratti di uomini distintisi nella retorica e nell’arte letteraria. L’oratore dedicò molto del suo tempo libero alla piscicoltura allevando, nelle peschiere della sua villa, pesce di qualità come le spaventose murene e le triglie. Morì nel 50 a.C.
Il sommo Orazio, a proposito delle triglie che negli allevamenti marini raggiungevano peso e dimensioni eccezionali, annotava: “Esalti, sciocco che sei, la triglia di tre libbre (ca. 1,450 kg), che poi sei costretto a servire divisa un pezzetto ciascuno”.
In epoca repubblicana il grande retore Quinto Ortensio Ortalo ospitò nella sua villa l’amico – rivale nell’arte oratoria Marco Tullio Cicerone che definì, nelle Dissertazioni degli Academica Priora, tritone e incantatore di pesci l’anfitrione, per la passione che questi aveva per la piscicoltura. Fu durante la sua prima apparizione pubblica, una causa retta nella Pro Quinctio (81 a.C.), che “l’arpinate” conobbe, come avversario prima e amico poi, Quinto Ortensio Ortalo.
Mesi dopo la villa fu ammirata dal console romano Quinto Lutazio Catulo, dal generale Lucio Licinio Lucullo e da Marco Tullio Cicerone, amico-rivale nell’arte oratoria di Q. Ortensio. Forse fu proprio da una delle terrazze panoramiche della villa, mentre con Catulo e Lucullo discettava d’eloquio o delle amate triglie di Ortensio, che l’arpinate disse: “Mirabile spettacolo! Noi qui da Bauli vediamo Puteoli e non possiamo vedere però il nostro amico Aviano, che forse passeggia nel portico di Nettuno”.
Cicerone nacque ad Arpino (Fr) il 13.1.106 a.C. e morì nei pressi della sua villa di Formia il 7.10.43 a. C., per mano di sicari inviati dal triunviro Marco Antonio. Nella villa di Bauli vi ambientò il Lucullus: “…da noi spesso venivano ricercate e discusse molte cose e una volta nella villa di Ortensio presso Bauli…”
Passata sotto l’egida del demanio imperiale e ampliata tra la fine del I secolo a. C. e gli inizi del secolo successivo, della villa fu ospite l’imperatrice Antonia Minore, madre dell’imperatore Claudio. Molto scalpore suscitò la notizia a Roma, tramandataci poi da Plinio il Vecchio, su come la bellissima Antonia, moglie di Druso, manifestasse il suo amore verso la murena preferita. L’amava così tanto che la rese diversa, riconoscibile dalle altre, adornandola di aurei orecchini. (Plin. Nat., Hist., IX, 172)
Agrippina, nuora di Antonia Minore e sventurata madre di Claudio Nerone, fu ospite di questa straordinaria residenza pochi giorni prima di essere uccisa. Era il 59 d. C. e l’occasione fu fornita a Nerone dalla festività Quinquatria dedicata a Minerva, con consacrazione delle armi a Marte, e celebrata il 19 marzo, cinque giorni dopo le idi di marzo.
Raccontava Tacito (Tac. Ann., XIV, 8, 9) che Agrippina fu uccisa nella sua villa presso Baia da tre sicari inviati da Nerone: Obarito, Erculeio e Aniceto, quest’ultimo Prefectus della Classis Misenensis.
Dal 69 d.C., anno della morte di Nerone, anche l’imperatore Vespasiano fu un assiduo frequentatore della residenza di Bauli, dilettandosi alla piscicoltura come tanti altri suoi predecessori.
Tacito, nello stesso testo annotava: “…ducitque Baulos, id villae nomen est, quae promontorium Misenum inter et Baianum lacum flexo mari adluitur…” – Questo è il nome di una villa che è lambita dal mare, nell’arco del lido tra il promontorio di Miseno e il lago di Baia -.
Forse è proprio di questa villa, che fu luogo rinomato per la villeggiatura quasi quanto la vicina Baiae, ma rispetto alla Pusilla Roma offriva una maggiore quiete, che l’oratore e letterato latino Quinto Aurelio Simmaco, prefetto e console ai tempi di Teodosio, scrisse: “…Lasciai quel luogo perché c’era pericolo che se mi fossi affezionato troppo al soggiorno di Bauli, tutti gli altri luoghi che mi restano da vedere non mi sarebbero piaciuti”. (Sim., Epist., 1, 8)
P.S. E’ nel Centro Antico, nel seicentesco Borgo di Cento Camerelle che c’è la tua Memoria. A volte può bastare anche solo una passeggiata…per conoscere la Storia della tua anima.

Ciro Amoroso

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