Alta Terra di Lavoro

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C’ERA UNA VOLTA…LA SIBILLA CUMANA (e c’è ancora) e La TERRA DEL MITO

Posted by on Feb 22, 2019

C’ERA UNA VOLTA…LA SIBILLA CUMANA (e c’è ancora) e La TERRA DEL MITO

Cuma fu fondata da coloni Calcidesi dell’isola di Eubea intorno al 720 a.C., dal calcidese Megastene e dal cuma…no Ippocle. I due stabilirono un accordo: il primo si sarebbe attribuita la colonizzazione, l’altro il nome; ecco perché la Polis si chiama Cuma, mentre la fondazione è calcidese.
Scrive il geografo greco Strabone: “Cuma, colonia antichissima dei Calcidesi e dei Cumani, la più antica fra quelle di Sicilia e d’Italia”.
Le fonti ricollegano strettamente l’Eubea ad Hera. Da un’annotazione ad Apollonio Rodio, poeta egizio del periodo tolemaico, apprendiamo che l’intera isola di Eubea era sacra a questa divinità.
Anche la città di Cuma fu consacrata a questa dea?
A giudicare da quanto riportato sul dischetto bronzeo (fig. 1: Sors-Sorte) sembrerebbe proprio di sì, almeno in un primo momento.
La frase a spirale riportata sulla sors è in alfabeto calcidese e va letta dall’interno verso l’esterno.
L’arcaicità dell’alfabeto, che ci riconduce alla metà del VII sec. a.C., fa assumere a questo dischetto un interesse particolare: si parla di una sede oracolare, ma la divinità ad essa connessa è Hera; Apollo non è evidentemente ancora presente. E’ quindi Hera e non Apollo che vegliava sul corretto iter di consultazione oracolare, con la sentenza: “Hera, non permette che si torni a consultare l’oracolo”, negando all’interpellante, che aveva estratto la sors, di interrogare l’oracolo. Ciò è confermato anche dall’appellativo Herophile dato alla Sibilla Cumana, nome che mostra chiaramente una tradizione precedente alla collocazione di Apollo a Cuma quale nume profetico per eccellenza.
E’ storicamente certo che ad un certo momento della storia si ebbe una trasmutazione di divinità, passando da Hera ad Apollo, con consequenziale cambiamento delle procedure di consultazione oracolare. L’oracolo per sortes venne accantonato ed al suo posto apparve sulla scena del Mito la mantica estatica, la Sibilla: la ragione viene neutralizzata e al suo posto subentra il cosiddetto principio divino, che senza fatica è in grado di conoscere il presente e il futuro.
La mantica, cioè la capacità di derivare da Zeus la parola giusta per governare le cose del mondo, per ben parlare nelle assemblee, per ordinare il cosmo del sacro, arriva con Apollo, dio fondatore della città di Cuma, e la sua divina compagna, la Sibilla.
Molte volte la Sibilla Cumana è stata assimilata a quella Eritrea per vari motivi, uno fra questi perché originaria proprio della città di Eritre. Infatti lo Pseudo-Aristoteles in “De Mirabilibus Auscultationibus” dice: “A Cuma in Italia viene mostrata, secondo quello che si dice, una camera sotterranea che sarebbe stata quella di Sibilla la profetessa. Si dice che sia vissuta per lunghissimo tempo, rimanendo vergine, originaria dell’Eritrea, ma alcuni abitanti d’Italia la dicono di Cuma ed altri la chiamano “Melankraira”. Si dice che questo posto sia sotto il controllo dei Lucani”.
Anche Licofrone conosce la caverna di Cuma ed utilizza solo lui, insieme allo Pseudo Aristotele, la parola Melankraira in un altro passaggio.
Varrone, a proposito della Sibilla Cumana, la citava con altre varianti, come: Amaltheia, Herophile, Demophile e Cassandra.
L’ORACOLO DI APOLLO
Il dromos è stretto e lungo, avvolto dalla caligine della tenebria, frequentato da mille ombre dell’Averno che incutono timore e ti accompagnano nel mesto cammino. Dall’oikos endotatos, si alza una voce, rauca, fredda e potente, mentre un gelido vento si dipana dagli ostia centum e fa turbinare foglie di vite e di palma, penetrandoti l’anima.
Dal fetido antro oracolare, la Sibilla scandisce lentamente il suo vaticinio: “Ibis redibis…”, dando inizio al suo responso enigmatico.
“Ibis redibis non morieris in bello” dice, raggelandoti le membra.
Questa è l’enigmatica risposta che la Sibilla diede ad Enea ed a tutti i guerrieri che la interpellavano, in procinto di partire per il campo di battaglia.
Ma la frase, in quanto priva di punteggiatura, si presta a una doppia interpretazione, in quanto facendo pausa prima o dopo il “non”, il significato della frase viene ad essere “Andrai, non tornerai, morirai in guerra”, oppure “Andrai, ritornerai, non morirai in guerra”.
Ah, la Sibilla…
P.S. In recenti scavi a Cuma sono state rinvenute altri dischetti di bronzo, ma privi di iscrizioni. Nel 2011, nel corso di un’indagine di scavo archeologico sull’acropoli di Cuma, fu rinvenuto un piccolo bronzetto raffigurante una figura femminile nuda, databile alla fine dell’VIII sec. a.C., in atto di cantare e suonare la cetra (strumento tipico ad Apollo), in cui è suggestivo poter riconoscere la Sibilla Cumana.
Ph. 1) Cuma: Il dromos del c.d. antro della Sibilla. Foto di Nick D’Orsowsky;
Ph. 2) Cuma: Oikos endotatos, stanza da cui la Sibilla pronunciava i suoi vaticini. Foto di Nick D’Orsowsky;
Ph. 3) La sors, la sorte: dischetto bronzeo di Cuma, con la frase “Hera, non permette che si torni a consultare l’oracolo”; VII-VI sec. a.C. Napoli, collezione privata del principe Riccardo Carafa;
Ph. 4) Cuma: Statuina in bronzo della Sibilla e di un guerriero.
Buena Vida \lsdlo

Ciro Amoruso

LA TERRA DEL MITO: FUOCO, ARIA, TERRA E ACQUA


Qui, nella Terra Flegrea…dove tutto è nato.
Nella tradizione ellenica gli elementi sono quattro: il fuoco, la te…rra, l’aria e l’acqua.
Su questa base è formulata la teoria dei quattro elementi naturali, introdotta a partire dal VI secolo a.C dal filosofo greco antico Anassimene di Mileto e successivamente dal filosofo siceliota Empedocle, con la quale si indicherebbe Zeus, il dio della luce celeste come il Fuoco, Era, la sposa di Zeus è l’Aria, Edoneo (Ade), il dio degli inferi, la Terra e infine Nesti (Persefone?) l’Acqua.
Il fuoco, elemento purificatore e vivificatore, racchiude in sé il principio della vita, che scaturisce dalla sua energia. L’aria, intangibile, è l’energia vitale che respiriamo, senza la quale non sarebbe possibile vivere; non può essere afferrata e rappresenta il respiro cosmico. L’acqua, fonte della vita, dalla sorgente diventa torrente, poi fiume fino a giungere nel mare, oltrepassando gli ostacoli che incontra nel suo cammino, arrivando fino ad addentrarsi nelle profondità della terra. La terra, solida e rigogliosa, simboleggia la materia primordiale, accoglie la vita e la nutre.
(Ph. 1) La Magia dei Colori. I quattro elementi: Fuoco, Aria, Terra e Acqua, nella straordinaria immagine di Nick D’Orsowsky.
(Ph. 2) Tiziano: Concerto campestre, 1509, Parigi, Museo del Louvre. La donna alla fonte è una personificazione dell’Acqua. Il suonatore di liuto rappresenta il Fuoco. L’uomo con i capelli scompigliati dal vento simboleggia l’Aria. La donna di spalle raffigura la Terra.
Buena Vida

Ciro Amoruso

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