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Cinipide vs Torymus: modelli e previsioni

Posted by on Apr 4, 2017

Cinipide vs Torymus: modelli e previsioni

Molti castanicoltori si chiedono quando finirà l’incubo del cinipide.

Questo equivale a chiedersi quando, il numero di cinipidi/galle si attesterà (in un equilibrio dinamico con il Torymus sinensis e gli altri antagonisti autoctoni) su valori stabilmente al disotto della soglia superata la quale si hanno danni consistenti alla produzione di castagne.

La situazione sembra variegata: alcuni si chiedono se, con il 10% di galle parassitate dal Torymus sinensis, quest’ultimo non debba più essere lanciato; il che equivale a chiedersi se, con quella percentuale di parassitizzazione, il T. sinsensis abbia potuto già costituire una popolazione vitale, in grado, cioè, di non estinguersi e che, quindi, può fare a meno di ulteriori lanci, cioè immissioni di rinforzo con esemplari (le famose 100 “coppie”) provenienti dall’esterno; altri si sentono al sicuro con il 95% di parassitizzazione; altri ancora denunciano il mancato insediamento del Torymus in quanto esso è stato ucciso dai fitofarmaci.

Per rispondere alla domanda iniziale si può procedere in due modi: visto quanto finora fatto in termini di “lanci”, si può aspettare che le cose si risolvano (magari continuando come prima, con le immissioni, anche se le condizioni non sono più quelle iniziali) oppure si può costruire un modello1 che permetta di prevedere quali condizioni dovranno verificarsi (e, quindi, cosa fare per arrivarci) per avere, prima e meglio possibile, la desiderata soluzione del problema creato dal cinipide galligeno del castagno.

Giusto a titolo di esempio: detto X il numero di cinipidi/galle, detto Y il numero di tali galle che vengono parassitate dal T. sinensis e dagli antagonisti autoctoni, dato anche il numero di T.sinensis a loro volta parassitati da superparassiti (e quant’altro gli esperti ritenessero indispensabile considerare per avere un modello semplice ma realistico…), bisognerebbe trovare una relazione che permetta di prevedere l’evoluzione del sistema infestazione del cinipide /resistenza dei torimidi riassunta in una equazione rappresentata da un grafico. Questo, quindi, renderebbe possibile sapere quali condizioni, quali valori avranno i “numeri” di cui sopra (X,Y etc) quando sarà raggiunto l’equilibrio dinamico ma “stabile” (fissata la soglia massima di gemme infestate che non deve essere superata pena il calo inaccettabile della produzione), equilibrio, sotto soglia danno, che (fermi restando gli altri fattori biotici – uomo etc. – e abiotici – forti, persistenti piogge nel periodo in cui sfarfalla il Torymus, per esempio – che su di esso possono influire) scongiuri, con i valori di quei “numeri” previsti dal modello, esplosioni demografiche nella popolazione del cinipide, esplosioni che potrebbero danneggiare seriamente la produzione degli anni successivi e reinnescare il processo di recupero da parte del Torymus.

Sicuramente può essere fatto dalle nostre Università, anche, magari, ricorrendo ad altri esperti del settore (un po’ come si è fatto per la Xylella fastidiosa, almeno per quanto riguarda un certo aspetto del problema batterio/ulivi2).

Non sarebbe uno “sterile” esercizio accademico3: potrebbe tornare utile per guidare la gestione dei lanci (che, in alcuni casi, avrebbero già dovuto ispirarsi a conoscenze acquisite) e del castagneto più in generale. Con il modello, si potrebbe capire quanto siamo lontani dalla situazione ottimale e cosa, quindi, bisognerebbe realmente fare per raggiungerla; quando ci si dovrebbe fermare o quanto dovremmo rallentare con i lanci; dove farli e dove fermarsi …

Si potrebbe, così, risparmiare denaro pubblico (che, speso male, in un settore così delicato e ancora parzialmente sconosciuto, potrebbe anche peggiorare la situazione già di per sé critica) destinandolo, magari, alla ricerca sulla castanicoltura o al sostegno alle aziende colpite; si potrebbero accelerare i tempi della ripresa e dare una speranza più concreta ai castanicoltori e a tutti coloro che vivono dell’indotto della castanicoltura.

Oltretutto non ha senso dire di non capitozzare, di non sostituire impianti centenari di varietà locali con cultivar, estranee al territorio ma resistenti alla “vespa cinese”, a chi, trovandosi in difficoltà, non ha un barlume di speranza perché non ha nessuna informazione che possa fargli recuperare un minimo di fiducia.

 

N.B. Nel caso della Puglia, il modello riguarda la distribuzione sul territorio dell’ospite, l’ulivo, non quello del vettore del batterio, la cosiddetta mosca sputacchina (Philaenus spumarius), né il batterio stesso (Xylella fastidiosa). Nel nostro caso, invece, servirebbe sapere qualcosa d’altro: non l’ottimale distribuzione dei castagneti – ché quelli sono e quelli ci si augura che restino – ma il numero minimo di galle che conviene avere per poter mantenere una popolazione vitale di antagonisti, una popolazione che, cioè, non corra il rischio di estinguersi e sia in grado di mantenere a livelli sotto soglia il numero, l’abbondanza del cinipide. Sapere questo, può servire a guidare i lanci ulteriori del Torymus sinensis in una fase in cui (a giudicare dai dati ufficiosi che girano in rete) si è ancora lontani dal raggiungimento dell’equilibrio dinamico auspicabile.

Fiorentino Bevilacqua

02.04.17

 

 

Note

  1. http://www.ecologicacup.unisalento.it/index.php/2016-06-14-11-00-23/elenco-tematiche/21-modelli-matematici-in-ecologia?showall=1 … qui è possibile trovare una semplice ma chiara descrizione di cosa sono i modelli in ecologia.
  2. http://www.lescienze.it/news/2017/02/28/news/modello_diffusione_xylella-3439269/ … qui l’articolo che descrive il caso della Xylella fastidiosa.
  3. http://periodicounitn.unitn.it/archive/periodicounitn/numero42/lotta_malattie.html … qui la recensione di un libro frutto “del dibattito e del lavoro di diversi esperti internazionali” riunitisi al Centro di Ecologia Alpina dell’Università di Trento. Si parla di ecologia della malattie della fauna selvatica e dei relativi modelli matematici “applicati a problematiche ecologiche e sanitarie”; sicuramente non è impossibile, per gli esperti, passare dai cani al castagno, dalle zecche al cinipide.

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