Civitella del Tronto la storia, la fortezza, l’epopea – II di Gianandrea de Antonellis
Ai nostri giorni
Civitella continua ad essere un simbolo della resistenza del mondo della Tradizione, che non si arrende all’avanzare della modernità e del liberalismo.
Nel 1972 Paolo Caucci von Saucken, reduce dall’esperienza del raduno carlista di Montejurra, cercò un posto in Italia dove radunare annualmente i tradizionalisti italici. E nessun posto gli sembrò più significativo di Civitella del Tronto, la fortezza della eroica resistenza.
Iniziarono così gli Incontri Tradizionalisti, finora giunti alla 54° edizione, che nel marzo prossimo spegneranno el 55 candeline. Scrive Maurizio Di Giovine, l’attuale, instancabile organizzatore, nel bel libro che ha curato per il cinquantenario dell’iniziativa (Civitella del Tronto 1971-2020. Cinquant’anni di testimonianza a servizio della Tradizione, D’Amico, Nocera Superiore 2020):
Non è semplice raccontare il cammino percorso dai Tradizionalisti della penisola italiana attraverso cinquanta anni di Incontri annuali a Civitella del Tronto che si sono puntualmente ripetuti tra la fine della terza settimana di marzo, data corrispondente alla caduta della fortezza (20 marzo 1861), o in una data più prossima, in funzione delle esigenze del tempo.
Gli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto nacquero grazie all’intuizione di Paolo Caucci von Saucken il quale, dopo aver frequentato il professor Francisco Elías de Tejada nel corso della sua permanenza in Spagna, e dopo aver partecipato agli Incontri di Montejurra, comprese la necessità di riunire anche in Italia, con cadenza annuale, tutti quei giovani che rifiutavano le categorie politiche nate con il 1968. Civitella, per la sua storia, si presentava allo scopo.
Ci vollero anni per giungere a realizzare lo stile che oggi caratterizza gli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto. Inizialmente fummo influenzati dal pensiero antirivoluzionario di matrice francese; ma, dopo anni di riflessione, di messe a punto dei nostri punti di riferimento dottrinali, abbiamo abbracciato il tradizionalismo ispanico ritenendolo il più completo ed esauriente. A questo modello siamo giunti anno dopo anno, decennio dopo decennio, per costruire finalmente una comunità di persone e di idealità. Valori che ci rimandano a quello spirito di appartenenza che ispira il nostro agire quotidiano: il Tradizionalismo.
Grazie alla comprensione di cosa è il Tradizionalismo siamo riusciti a superare quella cultura francesizzante che ci poneva contro la Rivoluzione senza offrici la serenità di un pensiero più completo. Per anni ci siamo cibati della cultura antirivoluzionaria francese restando a volte intrappolati in un pensiero “reazionario” che sconfinava nell’apologia dell’assolutismo o che, comunque, conservava sia pur lontani richiami alla cultura illuministica. […]
Gli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto sono rimasti sempre indipendenti da qualsiasi movimento o associazione che si è avvicinata a noi. Il nostro Tradizionalismo è giunto al punto di non darsi mai una struttura burocratica. Siamo rimasti sempre liberi e fedeli di seguire un’idea e quanti si sono sempre sacrificati per difendere l’idea del Tradizionalismo. […]
È pertanto giusto iniziare proponendo a che legge, sia pure per sommi capi, la storia dei momenti ricorrenti dei nostri raduni. Ci sono voluti molti anni per perfezionare lo stile dei nostri Incontri ed i punti fissi che abbiamo raggiunto sono i seguenti: un convegno di studi che si svolge nel pomeriggio del sabato e si conclude nella prima serata. La cena comunitaria che si svolge il sabato sera. Il mattino della domenica inizia con la Santa Messa che negli ultimi anni si celebra nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Al termine del Sacro Rito vengono scanditi i nomi degli Amici che sono stati presenti agli Incontri degli anni precedenti e che ci hanno preceduti nella Gloria del Signore. Subito dopo ci si reca al monumento a Matteo Wade e si depone una corona d’alloro ai Caduti di Civitella del Tronto negli assedi del 1806 e del 1860-61. Vicino al monumento si svolge una prima commemorazione. Un oratore, scelto tra i partecipanti all’Incontro, è incaricato dell’Orazione. L’Incontro prosegue con la salita verso la Fortezza. È una sorta di pellegrinaggio che ci porta a calpestare una terra che ancora oggi custodisce le ossa dei soldati Napolitani, morti nel corso dell’ultimo assedio. Alla porta della Fortezza, vi è un secondo momento di riflessione. Per anni questo momento era stato affidato alla brillante oratoria del compianto Pino Tosca. Giunti in Fortezza ci si dirige verso la piazza d’Armi dove si innalza la bandiera del regno delle Due Sicilie al suono dell’Inno Reale. Ancora una commemorazione e poi ci si reca nel palazzo del Governatore dove un oratore commemora il Soldato Napolitano. Al termine si visita la fortezza e chi può si ferma nei ristoranti di Civitella del Tronto per il pranzo dell’arrivederci. Infine viene distribuita una cartolina a ricordo dell’Incontro.
Anno dopo anno, pioggia o sole, neve o vento, gli incontri si sono svolti seguendo questo cerimoniale. La presenza a Civitella è un segno di omaggio ai caduti, ai Martiri della Tradizione, e nel contempo rappresenta lo sforzo di voler mantenere accesa la fiaccola della continuità con il mondo che ci ha preceduti. A Civitella si va per conoscere altri “correligionari” (ci chiamiamo così tra noi), per informarsi sulle novità editoriali, per presentare e discutere progetti, per ascoltare le relazioni, per rendere una testimonianza.
Uno dei motti carlisti – oltre al fondamentale «Dio, Patria, Fueros, Re» – è quello che recita: «Di fronte a Dio non ci saranno eroi anonimi».
Per questo, al termine della Santa Messa (di sempre) vengono scanditi i nomi di coloro che hanno partecipato agli Incontri precedenti e che hanno raggiunto la Pace del Signore. «Questi nomi – dice ancora Maurizio Di Giovine – che scandiamo con religiosa commozione costituiscono la testimonianza più forte di ciò che è la Comunione degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto: una comunità spirituale di vivi e di morti, una comunità di Credenti».