COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (XVIII)
III. CONTEGNO DE’ REGII RAPPRESENTANTI DEL NUOVO REGNO ITALICO ALL’ESTERO.
I giornali di Torino annunziano «che contro quel governo si mostra in modo straordinario irritata ed ostile la Prussia, per avere scoperto, che fino ad un certo punto il copte di Launay ministro italiano a Berlino segua gli esempii de’ Boncompagni, de’ Migliorati, ed altri agenti diplomatici, che hanno procurata la rovina de’ regni dov’erano accreditati».
Varii giornali della Prussia, e dell’Alemagna affermano ohe il conte de Launay, come uno de’ segreti corrispondenti della Gazzetta di Colonia, si dilettava a procurare imbarazzi al governo prussiano censurandone gli atti, ed a morderlo in varii modi. Da ciò si teme una rottura tra i due gabinetti».
2. Nell’ultima rivoluzione di Grecia si riconosce da’ diarii europei la sistematica ingerenza della diplomazia di Torino, attuata con i maneggi del suo ministro colà conte Mamiani.
3. La Porta Ottomana domanda il richiamo del nuovo ambasciatore italiana in Costantinopoli, marchese Camillo Caracciolo di Bella per aver parlato pubblicamente su la imminente caduta dell’impero turco.
4. Della degradazione politica del nuovo regno italiano parla il deputato Ferrari, quando nella tornata de’ 29 novembre rinfaccia al governo… «Il Piemonte nel 1848 voleva l’ajuto del re di Napoli in Lombardia, nell’atto stesso in cui gli toglieva la Sicilia! Io non vi avrei trattenuto della necessità di conservare la vostra dignità, se le confidenze indecorose e le umili preghiere, non ci riconducessero allo antico dominio dei Cesari. Noi, ci rivolgiamo a Napoleone III come gli antichi italiani si rivolgevano ad Arrigo VII, a Ludovico il Bavaro, ed a Carlo V; gli chiediamo soccorso, lo diciamo liberatore; nelle stesse nostre collere gli trasmettiamo 253 l’antico dovere e il correlativo diritto di provvedere alla nostra salvezza. Voi compromettete la idea della indipendenza del regno. E l’imperatore francese, che vi resiste, e poi cede, quasi fosse nostro re costituzionale, vi abitua a riverirlo, ad inchinarlo, e se continuate in questo modo, verrà giorno al fine, che voi avrete compromessa la vostra dignità a tal punto, che mal vi separerete dagli antichi italiani da voi derisi come Cesarei.
«E la nostra diplomazia trovasi appunto in questa via; e pur troppo si inaugurava il nuovo regno con la cessione di Nizza, e Savoia».
Su l’attitudine delle Potenze estere verso il Piemonte, non si può far meglio, che trascrivere il giudizio d’una recente pubblicazione officiosa inspirata in regione eminente: – Ora il grande scopo è di consolidare l’ordine europeo, conciliando i diritti riconosciuti, con le legittime aspirazioni nazionali, e con i principi di libertà» (opuscolo Unità politica nel governo).
Generalmente adunque la politica verso il regno italiano è l’abbandono morale di tutte le Potenze. La pubblica opinione profondamente commossa ha reso giustizia alla forzata unità italica con definirla: – «un controsenso sotto tutti gli aspetti, al punto di vista storico, al punto di vista geografico, al punto di vita delle differenze radicali, che separano naturalmente i varii Stati autonomi della penisola, i quali richiedono ordinamenti distinti, e separati, come la esperienza di tre anni ha dimostrato. È oramai certo, che la unità s’infranga, perché ogni giorno mette semprepiù in chiaro la sua intrinseca impossibilità, non meno, che i suoi esteriori i pericoli. La unità italiana è adunque religiosamente impossibile; geograficamente impossibile; politicamente, tradizionalmente, storicamente impossibile: la logica comanda di evitarla» (1). (1) L’union italienne nuovo opuscolo francese. 254
CONClUSIONE
Nel dar termine a questa quale che siasi rassegna gioverà riportare la ipotiposi su lo stato generale d’Italia al cadere dell’anno 1862: – «Non uniti né concordi i cittadini, ma promosse soscrizioni per premiare il fratello che ucciderà il fratello (1); – non raggiunta la indipendenza nazionale; ma servi gli italiani di ogni potente straniero; – non bene speso il pubblico denaro, né sollevato il popolo, ma sopraccaricato d’imposte, vuoto l’erario, immensi i debiti, difficili, e sempre rovinosi i prestiti; – non favoriti gli studii, ma corrotti i cuori ed oscurate le menti con false ed empie dottrine; – non floridi i commerci, né arricchite le città, ma frequenti i morti di fame nella stessa Torino. Tristissimo il presente, peggiore l’avvenire, incerti i nuovi possessi, perduti gli antichi!».
«Il 1862 nacque come i due suoi predecessori dallo incesto del tradimento con la menzogna, e mori fornicando con la ipocrisia e con la rapina.
«Danzò e s’inebriò su i cadaveri; insultò codardamente agli esuli; – penetrò ne’ segreti della coscienza, della fede, della gratitudine, e li calpestò forsennato; a’ segreti del postribolo e del lupanare educò la generazione crescente de’ suoi satelliti. Popolò gli ergastoli, stipendiò carnefici, nobilitò spie, i delatori, i birri; eresse templi a bugiardi dei; – il vero tempio di Dio vero fé profanare da apostati. Sedusse la innocenza, carpi firme ed indirizzi a’ deboli ed ignoranti, innalzò cattedre alla seduzione; il libertinaggio, e la industria meretricia fece soggetto di pubblica rendita e di favore. Per lui non vi è casa senza una vedova, non famiglia senza un orfano, (1) Circolare dell’interno 29 dicembre, accennata nel corso di questo lavoro, pag.226. e 227. 255 non popolo senza pastore, non chiesa senza levita, non eremo senza dolori. – Spogliò i monti, distrusse i frutti de’ campi, inaridì i commerci, uccise le industrie; disse al padre di tradire il figlio; ordinò al figlio di ammanettare il padre (1); i fratelli per lui denno spiare i fratelli, e le spose a’ carnefici denno consegnare gli sposi, Giudici, e magistrati incontaminati gettò alla elemosina, disonorò probi impiegati, sollevò in alto una turba di protervi, di ebeti, di gozzovigliatori. – Salutiamo concordi l’aurora del 1863, che si avanza. Salutiamolo foriero di pace al travagliato Pontefice, alla sua Chiesa, a’ suoi ministri, all’orbe cattolico universo. Il diritto eterno, e la eterna giustizia trionfi su la terra. I voti legittimi de ‘popoli sieno esauditi». (1) Vedi i bandi, le circolari, il sommario cronologico della guerra civile, pag.128. e seguenti. 257
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