COME LA RICETTA DELLA POLENTA DA FONDI ARRIVO’ A LONDRA!!
Oggi pubblichiamo una vera “chicca” per gli appassionati di storia e tradizioni fondane! Quella che si vede nell’immagine è una rara litografia ottocentesca, dal titolo: “Interior of a House at Fondi” incisa da James Godby su disegno di Peter van Lerberghi, proveneniente dal volume “Italian scenery representing the manners, customs and amusements of the different states of Italy […]” , pubblicato a Londra nel 1806 da Edward Orme e J. G. Barnard.
La litografia – apparsa già in diversi libri pubblicati a Fondi senza la sua didascalia originaria e quindi senza mai svelare il suo vero“significato” – è accompagnata da due testi esplicativi, uno in inglese e uno in francese, tradotti dal poeta di teatro e librettista italiano Serafino Buonaiuti. Van Lerberghi visitò Fondi nel 1804 ed ebbe modo di immortalare l’interno di un’abitazione o di una locanda in cui si fermò a consumare una frugale cena: qui si può notare, in primo piano sulla destra, un capace camino – elemento allora indispensabile in un ambiente rurale – impiegato sia per il riscaldamento domestico che per la cottura dei cibi. In basso a destra dei caratteristici recipienti da cucina: cesti di vimini, brocche di terracotta e paioli di metallo; in secondo piano tre uomini e una donna consumano la cena seduti attorno ad un tavolo. In primo piano, sulla sinistra, una ragazza indossante un abito tradizionale fondano trasporta un recipiente colmo di una pietanza di colore giallo: si tratta senza dell’alimento più diffuso a quel tempo tra la popolazione urbana e rurale del Bel Paese: la polenta. Nel testo del libro in cui fu inserita questa litografia l’autore inserì la minuziosa descrizione che Lerberghi fece del modo in cui questa (per lui insolita) pietanza – che l’inglese chiama “polenda” – veniva cucinata e consumata:
«questo frettoloso budino fatto con la farina di mais indiano, il grano comune d’America e di alcune parti d’Italia e Germania: un recipiente simile a quello che si trova vicino al camino è riempito d’acqua e sospeso sopra il fuoco; quando l’acqua è vicina all’ebollizione la farina viene delicatamente gettata dentro con la mano sinistra e costantemente mescolata con un bastone con la mano destra per evitare che formi grumi. Tutto ciò che è necessario fare è continuare a mescolare il tutto per qualche tempo e aggiungere del sale; i contadini di quasi ogni parte d’Italia iniziano la loro cena – che è quasi sempre al tramonto – con la polenda (sic!). Vi sono delle varianti preparate con farina di grano tenero o farina di castagne ma dalla popolazione il mais indiano è considerato il più nutriente. Generalmente la polenda viene versata sopra un tavolo di legno ben pulito per farla raffreddare e viene mangiata con dei cucchiai di legno. Le persone più abbienti la consumano versandola in recipienti di terracotta» . Non mancano in questo racconto i riferimenti ai costumi tradizionali dei personaggi ritratti e alle loro tipiche calzature (le cosiddette “ciocie”), costituite «da un solo pezzo di cuoio quadrato chiuso con una corda arrotolata intorno alla gamba fino al ginocchio» . Nella parte inferiore della tavola si legge in un corsivo elegante il titolo: Interior of a House at Fondi, mentre proprio al di sotto della parte incisa in caratteri molto piccoli è scritto: Van Ler Berghi del. (nell’angolo sinistro); Published e Sold Ian. 1806. by Edw.a Orme, 59 Bond Street, London (al centro); James Godby sculp. (nell’angolo destro). Pensate un po’…per uno strano scherzo del destino la ricetta della polenta da Fondi arrivò a Londra attraverso il racconto di un semisconosciuto viaggiatore inglese!!! (La tavola originale fa parte della collezione privata di M. Rizzi).
fonte