CONFERIMENTO NOMINA A SOCIO ONORARIO DELL’ASS.ID.ALTA TERRA DI LAVORO
In ogni aggregazione umana, sia essa un gruppo anonimo che un’associazione legalmente costituita, tra i vari soci che compongono il sodalizio, vi sono individui che si distinguono per spiccate qualità che li fanno emergere sugli altri per una qualunque caratteristica: impegno o fattivo contributo sia per quanto concerne organizzazione che opere dell’ingegno.
La nostra Associazione, non sottraendosi a questa regola – quasi legge naturale – ha avuto il piacere, il privilegio e l’onore di poterne annoverare tra i propri simpatizzanti addirittura tre:
la signora Caterina Ossi
il dottor Erminio De Biase
il professor Vincenzo Giannone
ai quali ha ritenuto, per giusto attestato di stima e gratitudine, conferire la nomina di Soci Onorari.
Ognuno di essi, infatti,ha meritato il riconoscimento per aver offerto un contributo rivelatosi utile o per diffondere più capillarmente la conoscenza del nostro sodalizio o per l’ impegno nella ricerca storica e nella diffusione della verità “vera” tenuta nascosta dai cospiratori del cosiddetto Risorgimento e perpetuata da quanti, per meri interessi venali, sono saliti sul carro del vincitore e vi sono saldamente rimasti tramite una lunga catena di trasmissione nepotistica.
L’impegno profuso dai succitati Soci Onorari, è andato molto spesso anche al di là del contributo riferibile alle loro conoscenze professionali e si inserisce, pertanto, a pieno titolo nell’oggetto sociale del nostro sodalizio, che si propone la riscoperta, la valorizzazione e la conoscenza della nostra identità, del nostro glorioso passato di storia, cultura, civiltà e tradizioni.
Come non entusiasmarsi di fronte alla passione di cui intride i suoi interventi la trevigiana Caterina Ossi, definita “fiore che nasce nel deserto” dal nostro presidente, allorché alla fine di alcuni articoli lascia dei commenti, che molto spesso sono più incisivi dello stesso articolo di cui dovrebbero rappresentare il naturale commento? Quel deserto, purtroppo, siamo proprio noi, e l’ accorata voce della Ossi, fino a che ci limiteremo solamente ad esprimere su di essa apprezzamenti o critiche non cogliendo, invece, il chiaro invito a ridestarci dal letargo, rimarrà sempre la “vox clamans in deserto” di evangelica memoria.
Ascoltiamole, queste parole rivolte a tutti noi e cerchiamo di farne tesoro, mettendo da parte una buona volta egoismi ed ambizioni personali che non fanno altro che nuocere alla causa del nostro riscatto e del definitivo recupero della nostra dignità ingiustamente e gratuitamente offesa ed umiliata: << … Fu una dinastia (quella dei Borbone, n. d. r.) illuminata con la quale conosceste un periodo che vi portò ai vertici dello sviluppo e della ricchezza del mondo contemporaneo facendovi conquistare molti primati di cui ancora oggi andar fieri, se non fosse che nei libri di studio non se ne parli e pertanto molti anche dei vostri figli non ne sanno niente … a questo recente passato vi dovete riallacciare perché il Regno delle Due Sicilie non doveva essere cancellato dalla storia e sparire come se non fosse mai esistito. Foste avanguardia di sviluppo, di cultura, di bellezza, di saggezza … dovete esserne consapevoli e riemergere dal marasma mortificante dell’attualità politica di quest’Italia dove imperano la retorica, la furbizia, l’egoismo, l’incapacità di produrre cambiamenti verso un sostanziale miglioramento, perché malata di un cancro mortale fin dalla sua nascita.>>(da un intervento del 29 settembre 2018).
Ovviamente, non è solo per interventi come questo appena riportato che la Ossi è stata ritenuta degna dell’onorificenza, quanto per l’impegno quasi da missionaria profuso in una zona dell’Italia forse tra quelle dove hanno fatto più presa le farneticanti e infondate teorie lombrosiane, per far conoscere, come detto, la verità “vera” sulla nostra storia e sui nostri non lontani antenati, presentati da sempre nella maniera più mendace e ignobile da professionisti che, “raccontando” la storia obbedendo agli ordini superiori e disconoscendo quel patrimonio di civiltà che avrebbe potuto essere acquisito a maggior gloria del nuovo Stato, non fanno altro che rimarcare il fatto che, ancora oggi, l’Italia non è la patria di tutti e che (sempre da dimostrare, però) vi sono etnie superiori ed altre inferiori.
Un altro divulgatore di una storia purgata da tutte le farciture di cui l’ha imbottita la retorica risorgimentalista è Erminio De Biase, il quale, aggiungendo alla sua professione di docente quella di “ricercatore”, dedica parte delle proprie energie alla rivalutazione storica della sua e della nostra terra: la Nazione Meridionale, portando a conoscenza di chi ha orecchie per ascoltare e intelligenza per “intendere”le menzogne che hanno contornato il Risorgimento, nonché il ruolo che vi hanno avuto alcune nazioni – come l’Inghilterra – che nell’immaginario collettivo viene vista come la patria della gentilezza e della correttezza per antonomasia, per rivelarsi, poi, ben diversa dalle apparenze. Nel volume L’Inghilterra contro il Regno delle Due Sicilie, infatti, ci si può rendere conto del paradosso rappresentato dalla ostentata correttezza di facciata dell’Inghilterra e dalla sua smodata superbia. (Non a caso, in inglese, il pronome “io” si scrive con la lettera maiuscola!).
<<… L’Inghilterra non fu estranea a tutto questo, anzi. Fu proprio grazie alla sua regia, alla sua amichevole e disinteressata partecipazione che il più antico e più florido Stato della penisola italiana poté essere cancellato dalla storia. Fu per opera della Gran Bretagna, dei suoi finanziamenti, della sua protezione e dei suoi apporti che i traditori si vestirono da eroi, i vigliacchi ebbero i gradi del comando e l’infamia si mascherò da virtù. … Gli invasori (i piemontesi, n.d.r.), spacciando se stessi per eroi e padri di una patria che non è mai esistita, seppero fare in modo che i figli, i nipoti e i discendenti di coloro che da essi avevano ricevuto mortificazioni, fame e derisione, quando non venivano ammazzati, fossero paradossalmente loro grati e considerassero, invece, briganti i propri antenati che a quella ingiustizia storica avevano cercato di opporsi.>> (dal risvolto della copertina e dalla quarta di copertina).
Un altro “apostolo” del vangelo identitario – revisionista è il professor Vincenzo Giannone. Il suo primo grande merito – impossibile il solo immaginarlo – è stato quello di essere riuscito, come preside di una scuola della repubblica italiana, a far intitolare a Ferdinando II di Borbone l’istituto da lui diretto nel Comune di Scafati. Una volta libero da impegni di lavoro, lo si è visto sempre presente a convegni o a manifestazioni aventi ad oggetto il mondo identitario e la storia legata al Regno delle Due Sicilie, argomenti a cui ha apportato notevoli contributi, potendosi dire che stia dedicando totalmente le proprie energie alla “Nazione Napolitana”. Partito, infatti, nel 2016 con un prototipo di appena 140 pagine (già molto esaustivo, per la verità, a conferma della serietà e dell’onestà con cui erano state condotte le ricerche) “LA GARIBALDITE. Commedia eroica, farsa di cappa e spada di Giuseppe Garibaldi” in cui denuncia come Garibaldi, definito “vincitore delle porte aperte”, riuscì a conquistare il Regno delle Due Sicilie, sempre con lo stesso titolo, in un altro lavoro ha affrontato la situazione economica dopo l’unità, per approdare ultimamente, con una nuova GARIBALDITE, ad un voluminoso tomo di ben 1016 pagine, in cui, consultando tutte le fonti possibili ed immaginabili, denuncia tutte le falsità e le ipocrisie che hanno preparato ed accompagnato il Risorgimento e il suo più celebrato “eroe”.
Castrese Lucio Schiano 25.06.2021
Troppo buono, sono onorato e fiero della vostra amicizia… Grazie!
erminio de biase
Commossa per l’onore che mi fate di sentirmi dei “vostri”… non merito tanto! GRAZIE! caterina ossi