CONVEGNO AD ATINA IL 30 GENNAIO 2016
sabato 30 al palazzo ducale di atina abbiamo tenuto il convegno sul libro indicato dalla libreria Neapolis “saggio critico sulla mozione d’inchiesta di francesco proto duca di Maddaloni”. è stata una bellissima serata e di grande spessore culturale grazie alla superba relazione di Fernando Riccardi e grazie all’interesse del pubblico che attraverso gli interventi del magistrato dr. Edoardo Vitale responsabile dell’Alfiere, il Preside della scuola Primaria di Scafati Ferdinando II Vincenzo Giannone e grazie a Fiorentino Bevilacqua che mi ha inviato un pensiero veramente appassionato della giornata di sabato che di seguito potete leggere. Grande interesse hanno mostrato il maestro Ottavio Cicchinelli, Avv. Loreto Martini, Gen. Giuseppe Catenacci e il Sind. Silvio Mancini che ci fa comprendere come ormai in tanti vogliono conoscere l’altra parte della storia che è stata fino ad ora dimenticata……………
A margine dell’Incontro di Atina sulla Mozione di inchiesta presentata da Marzio Francesco Proto Carafa Pallavicini, duca di Maddaloni.
Splendida kermesse, quella di questa sera ad Atina: ricca di suggestioni, informazioni, spunti e presenze del mondo … “revisionista”, meridionalista, “neoborbonico”.
Stupenda anche la cornice, il contenitore: Atina, che non conoscevo.
Splendido Borgo: tra i più belli mai visti; tra i migliori conservati. Non bisogna andare al Nord, in questa o quella regione per trovare splendidi , analoghi esempi di architettura e urbanistica.
Paese da visitare, da non perdere, in assoluto. Ma anche, simbolicamente adatto ad una circostanza di riscoperta della verità storica e, dunque, del valore che questa Terra aveva e dei torti subiti che quei valori, quelle valenze hanno eliminato nella parte di esse che poteva (e doveva, per rendere possibile il risorgimento del nord) essere fatta scomparire, o precipitato nell’oblio per quella parte di esse che neanche il vero re bomba, con tutti i suoi militari requiescat, i suoi politici e poteri forti alle spalle, potevano far sparire, a partire da allora e fino ad oggi.
Nel momento in cui scopriamo, riscopriamo o ricordiamo ciò che veramente eravamo, sia pure in maniera marginale e indiretta dallo scritto di uno di quelli che sostennero e vollero la “rivoluzione” (per poi pentirsene, visti i risultati, subito dopo, pochi mesi dopo), lo facciamo in un contesto urbanistico che ci fa capire quanto siano dimenticate (anch’esse!) le bellezze urbanistiche che abbiamo qui, nella nostra Terra, e quanto, anche in questo, anche nel turismo in casa nostra, siamo stati educati ad essere nord centrici. Non solo non ci hanno lasciato che gli occhi per piangere (come preconizzò Francesco II in una civilissima e accorata lettera al suo Popolo) ma, soprattutto, ci hanno obnubilato la mente al punto che non riusciamo a vedere (nel bene, nel positivo) altro che … loro.
Fare dei paragoni, dire che Atina è bella perché … somiglia a quella cittadina del centro-nord; che è splendida sì, ma perché, in fondo, non ha nulla da invidiare a quell’altro, celebrato borgo del nord, nord- est, nord – ovest o di chissà dove, significa essere ancora, anche noi, nord centrici. Se così fosse (e per chi non crede più che il grido di dolore si levasse dalla nostra terra PRIMA del 1860, così non è), non sarebbe una colpa, una colpa nostra: siamo stati educati a ritenere che tutto, ma proprio tutto il positivo, il bello, ciò che funziona, fa riferimento a, è del, è nel nord.
Poi cominci a capire; cresci, leggi qualcosa che a scuola mai ti hanno fatto studiare; qualcosa che non hai trovato, per lungo tempo, neanche nei mezzi di informazione (se non in quelli una volta marginali, di nicchia); allora cominci ad appassionarti. Dunque, scopri: ti indigni, ma ora sai altro. Ti amareggi (in prima battuta, solo in prima battuta) ma capisci cosa ti hanno taciuto e il perché lo hanno fatto. Capisci che nell’oggi c’è la continuazione di quell’ieri infausto per noi, solo per noi (del resto, se non fosse stato infausto per noi, non avrebbe potuto essere positivo e risollevante per loro, loro che di risorgere erano gli unici che avevano un disperato bisogno: “Napoli starà peggio, ma noi staremo meglio”; “O la guerra [di conquista del ricco Regno delle Due Sicilie] o la bancarotta”; “Il Piemonte è perduto”; “Le sue finanze non si ristoreranno mai più” … a meno che, appunto … la guerra di conquista del Sud).
A questo ci arrivi leggendo: documenti, testimonianze di uomini illustri, prelati, semplici cittadini.
E allora vedi le cose sotto una luce nuova e su di te non fa più presa né la perdurante propaganda che vorrebbe mantenerti in una consapevolezza negativa di te stesso, né quel battage continuo che vorrebbe farti credere che per te meridionale ( ma meridionale di chi?) , dal 1860, le migliori anime della … patria si stanno battendo per risollevarti dalla miseria (quale, se è lecito? E come, con quali strumenti normativi? Con quali provvedimenti amministrativi? Forse quelli attuati e taciuti perché indicibili se non previa massiccia edulcorazione che ne trasfigurava solo l’apparenza, lasciando intatta l’impresentabile sostanza anti meridionale?!?).
Dunque, se vedi qualcosa di positivo, di bello di buono, non è più come una volta quando, ancora succube della strumentale educazione alla minorità che avevi ricevuto, consideravi il dato positivo trovato qui, al Sud, come un’eccezione che confermava la regola di un Sud che possedeva solo cose negative; no: quando sai non è più così perché con la conoscenza sei diventato libero da certi paradigmi e questo ti da una autonoma capacità di pensare. Innanzi tutto … vedi, sei libero di percepire. In più, ogni cosa assume il significato e il valore che essa ha realmente: e la constatazione che hai qualcosa di bello ma trascurato, ignorato dai grandi circuiti dell’informazione nazionale, del turismo gestito da capitali nord centrici, allora capisci e vedi in quella trascuratezza, in quell’oblio cominciato sui banchi di scuola (e che oggi si estende anche alla letteratura, vista la recente eliminazione degli autori meridionali, anche premi Nobel, dai programmi delle scuole!) un ulteriore strumento dell’educazione all’inferiorità, della manipolazione che inculca in te, meridionale (prima o poi bisognerà trovare un nuovo termine, da tutti condiviso), l’idea di essere inferiore.
Atina è una perla di per sé; ma lo è anche in chiave simbolica.
Le montagne sono qui, al Sud; la neve è qui; il mare è qui; le intelligenze sono qui; i borghi, le città d’arte, la gente genuina, i prodotti agricoli, le forze, le energie le capacità di progettare di fare …
Non sono solo qui, ci mancherebbe; ma qui ci sono.
Prendiamone coscienza, noi.
Manca qualcosa; manca molto: capitali, grandi banche, industrie anche questo fatto scomparire all’indomani dell’unità e fino a pochi anni fa…fino ad oggi.
Prendiamo coscienza anche di questo.
Il furto più grande che si possa subire è quello dell’identità e della libertà di pensare, prima di tutto se stessi, come singoli ma anche come Popolo.
Coscienza di noi, di ciò che siamo (e perché lo siamo!) ed eravamo: questa è la base di tutto.
Fiorentino Bevilacqua
di seguito anche un bellissimo ed originale video su Atina