CORENO CHIAMA E VILLA LATINA RISPONDE CON IL FESTIVAL DELLA ZAMPOGNA
Chi avrà la pazienza e la bontà di leggermi penserà ma che “ci azzecca” il titolo parlando del Festival della Zampogna di Villa Latina? Ebbene “c’entra eccome se c’entra” infatti come già scritto a Coreno Ausonio con il “FESTIVAL POPOLARE DELLA TERRA DI LAVORO E DELL’ORGANETTO” in alta Terra di Lavoro tira un vento nuovo un vento antico, un vento reale, un vento sacro che viene dalla storia, una storia piena di arte, di cultura e di civiltà dalla dimensione universale, quella laborina napolitana, che qualcuno ha pensato di sotterrare come fa un fiume carsico con lo scopo di applicare la teoria di Milan Kundera ma alla fine è tornato in superfice.
A Villa Latina sabato 10 settembre 2022 il vento sembrava un tifone che non è arrivato dall’esterno, ma è nato dall’antica Agnone invadendo tutta la Valle di Comino, tutta l’alta Terra di Lavoro e tutta la penisola italica. Un tifone che non aveva dentro di se grandine, pioggia e vento mortifero ma gioia, arte, cultura e questo grazie al Festival della Zampogna che dopo molti anni ha deciso di fare un salto di qualità sulla falsa riga della Notte della Tammorra di Napoli che ha ospitato, per volontà di Carlo Faiello, nel 2019 i zampognari di Villa Latina con le ballatrici del laboratorio TraDanze. Domenico e Angelo Fusco tornando nella loro antica Capitale, Napoli, hanno capito di quale mamma sono figli, artisticamente ovviamente, e che bisognava riportare la propria terra, la propria gente e le proprie zampogne a corte sapendo che si sarebbero scontrati con delle resistenze e con dei pregiudizi che come spesso accade in questi casi diventano anche molto velenosi. L’occasione l’hanno colta nell’edizione 2022 quando hanno compreso che anche il sindaco Luigi Rossi stava maturando l’idea che Villa Latina aveva bisogno di andare oltre attraverso la riscoperta di un passato identitario e glorioso, unica strada per continuare nella tradizione, ed è stato organizzato un evento che rimarrà nella storia di Villa Latina e non solo. Importanti avvisaglie le avevo colte quando a Luigi, mi ha autorizzato a dargli del tu, e a Domenico, dopo il bellissimo spettacolo del 11 giugno ”Voci, canti e suoni dei Briganti in Terra di lavoro” presentato proprio a Villa Latina, gli comunicai che l’Ass.Id.Alta Terra di Lavoro aveva deciso di premiare Marco Tomassi per il Premio Terra Laboris 2022 ed in contemporanea mi comunicarono che volevano che il suddetto Premio venisse consegnato nell’ambito del Festival della Zampogna.
Nelle settimane successive l’Ass. della Zampogna e del Presepe ha lavorato per organizzare il Festival nei minimi particolari per arrivare alla giornata del 10 di settembre ’22 che è stata strutturata in maniera molto semplice ma con grande attenzione, e come scritto pocanzi ha preso ispirazione dalla struttura della Notte della Tammorra infatti i ¾ della giornata sono stati dedicati all’identità con un raduno spontaneo degli zampognari venuti da tutti il Regno che hanno suonato in tutti modi e in tutte le salse. Estrema attenzione è stata data, altresi, alla cucina infatti all’immancabile “pezzata”, uso termine di capracotta, di pecora cucinata in maniera sublime è stato affiancato un primo piatto composto dal sugo di pecora e dai paccheri mitici di Spigabrunabio di Rosa Viola realizzati con il grano duro del senatore cappelli, seguiti da dolci tipici e il tutto bagnato con vino di produzione autoctona.
Dopo la celebrazione della Sacra Messa è cominciata l’ultima parte della giornata iniziata con la consegna del Premio Terra Laboris a Marco Tomassi che ha visto le tante aziende e associazioni presenti orgogliose e fiere di dare i propri doni a Marco che è riuscito a governare la sua forte emozione solo quando s’è messo a suonare la sua amata Sordellina Napoletana. Il numerosissimo pubblico con attenzione ha ascoltato il percorso che ha seguito Marco per arrivare a ricostruire l’aristocratico strumento apprezzando anche il fuori programma di Laerte Scotti con il suo organetto ha deliziato il pubblico è andato in visibilio quando a seguire s’è esibito Piero Ricci con la sua Piccola Orchestra Ecletnica regalando momenti musicali di altissimo livello, musica colta, musica tradizionale con radici che affondano nella storia molisana e laborina sorprendendo i presenti che fino a quel momento pensavano che la zampogna fosse un antico strumento adatto solo per le novene natalizie. Piero Ricci ha fatto comprendere che la zampogna è uno strumento aristocratico e che l’ha riportato a Corte, quella napoletana, dopo che lo aveva fatto Giovanni Paisiello piu di 200 anni fa e, insieme ai suoi ragazzi, ha dimostrato la sua nobiltà fin dalla mattina quando s’è confuso con i zampognari radunatisi fin dalla prime ore suonando insieme a loro dimostrando che l’umiltà appartiene solo ai grandi e che la vera cultura è quella che nasce dal basso e non imposta dall’alto da salotti giacobini.
Alla fine del concerto assistiti da un’aria elettrica e spumeggiante in massa ci siamo spostati al di fuori della Chiesa per ascoltare il gran finale con il concerto di Carlo Faiello che ha chiuso alla grande l’esilarante giornata portando per la prima volta la sua musica in alta Terra di Lavoro e grazie alla comunità di Villa Latina. Da segnalare che forse mai è accaduto di aver assistito a due grandi concerti nel giro di poco tempo di cui uno in esterno e l’altro in interno, non è stata preparata la cosa ma quando si hanno le idee chiare sul da fari le sorprese guarda caso sono sempre…..”sorprendenti”.
Su Carlo è stato scritto tanto ma due parole bisogna dirle perché anche sabato 10 settembre ’22 per come ha gestito alcune situazioni bisogna chiamarlo Re Carlo, di Napoli ovviamente, perché ha voluto inserire nel suo concerto le ballarelle dell’alta Terra di Lavoro come ha già fatto in altre occasioni, e ha fatto suonare zampogna, ciaramella e organetto portando sul palco Angelo, Diego e Laerte.
I ragazzi erano emozionati ma hanno suonato magnificamente grazie alla loro bravura ma grazie anche a Carlo che si è messo al loro servizio compresi i suoi “Cavalieri”, e li ha accompagnati per tutto il tempo che hanno suonato permettendo a Re Carlo di vincere un’altra scommessa riportare a corte la zampogna accompagnata dall’organetto ma non facendo esibire i musicanti laborini in assolo per salvare le apparenze dando un confetto al pubblico, ma integrandoli nella sua orchestra incurante di quello che poteva accadere per la sua reputazione artistica e dei suoi ospiti laborini, i veri Re non hanno paura di prendersi delle responsabilità ma se ne fanno carico. Angelo, Diego e Laerte non so un domani faranno i medici, i carpentieri, i macellai o i contadini e continueranno a suonare per mestiere o per diletto ma ricevendo sulla “spalla” la chitarra, non la spada ovviamente, da Carlo Faiello hanno preso il titolo di Cavalieri della Musica. I Cavalieri sono tali non soltanto quando sanno maneggiare bene la spada ma anche perchè hanno la capacità di leggere le diverse situazioni e i nostri ragazzi tra emozioni e difficolta oggettive per aver suonato senza prove con la Corte Napoletana sono riusciti a venir fuori dalle difficiltà inevitabili.
In questa notte magica non ci sono solo vincitori ma anche degli sconfitti, sorvolo sulle solite malelingue invidiose che compaiono come cavallette quando ci sono cambiamenti in atto e non meritano nemmeno un accenno, ma chi ha fatto il tonfo più grosso è “il folklore” un fenomeno creato nella prima metà dell’800 dalla positivista borghesia giacobina per ridicolizzare la cultura popolare, contenitore di antica civiltà, pensando di abbattere uno dei più fedeli soldati messi a difesa delle consuetudini.
La zampogna è tornata a corte, sempre quella napoletana, dopo che Giovanni Paisiello piu di 200 fa, come già accennato, ce la portò la prima volta continuando ad essere suonata da chiunque e più o meno bravo come è giusto che sia, ma non si può più fare confusione, il folklore ha la sua rispettabile dimensione ma la cultura popolare è un’altra cosa e che torna ad essere incorniciata nell’aristocrazia musicale e artistica in genere.
Qualche giorno fa nel commentare il suddetto evento di Coreno misi in risalto che in alta Terra di Lavoro, grazie ad Alessandro Parente e a Laerte Scotti, si era ripresa la strada maestra che porta verso la corte artistica napoletana a cui si apparteneva auspicando che si formasse un ponte verso Villa Latina per il bene di tutto il movimento dei musicanti e cantori dell’alta terra di lavoro per arrivare alla sua completamente deciociarizzato, e sabato 10 settembre 2022 a Villa Latina questo opera architettonica s’è formata e segno del destino, per non scomodare il trascendente, i punti terminali del ponte non sapevano l’uno dell’altro. La conferma di questa nuova era me l’ha data il Sindaco di Luigi Rossi che in un confronto dove si parlava in quale periodo fosse meglio organizzare il Festival della Zampogna per non confondersi nell’affollato calendario, mi ha risposto che una data vale l’altra perché non si può tornare più indietro e a Villa Latina il Festival della Zampogna si organizzerà sempre in questo modo. Io rispondo che, come a Coreno Ausonio, si sono assunti una responsabilità enorme nel proporre un evento ad altissimo contenuto artistico, identitario e culturale e se si tornerà indietro sarà un vero fallimento. Per continuare non si può solo pensare di farlo un giorno l’anno nell’evento sfruttando gli scambi culturali ma bisogna farlo ogni giorno con la ricerca, lo studio che ti permettono di recuperare le antiche identità e tradizioni che sono finite nelle valige dei nostri emigranti, e chissà dove si sono perse, ma sono ancora presenti negli archivi di Caserta e Napoli anche se non è cosa facile consultarli. Ci sono tanti amici a cui chiedere su come muoversi a cominciare dagli Arianova di Pignataro Maggiore che vengono dal cuore della Terra di Lavoro e come a Sessa e Mondragone hanno recuperato tanti canti, sonate e balli antichi e dove le tracce di folklore sono veramente rare. Non è semplice l’operazione perchè l’attrazione verso il folk è troppo forte e sempre finanziata ma ci sono buone entità che coprono l’alta Terra di Lavoro che hanno fatto un buon lavoro, a Sessa la famiglia Virgulto, a Coreno Alessandro Parente, a San Giorgio-Pontecorvo-Cassino la Controra, a San Donato V.C. Fulvio Cocuzzo (Fernando Cedrone aveva iniziato un bellissimo discorso ma ha deciso di prendere altre strade), i Bifolk che da Santa Francesca di Veroli che si può considerare un prolungamento del Regno, sono un punto di riferimento da anni e Benedetto Vecchio che rappresenta un pò tutta l’alta Terra di Lavoro. Manca all’appello Alvito anche se ha tanto da offrire ma deve trovarle e Villa Latina si trova a metà del guado ma come ha dimostrato alla Notte della Tammorra del 2019 ha tutte le carte per attraversare completamente il Rubicone che certamente farà nell’edizione del 2022 a cui saranno presenti e metteranno in soffitta definitivamente lo spettacolo folkloristico.
Come Ass.Id.Alta Terra di Lavoro siamo veramente contenti per quanto è accaduto in questa estate, e da qualche anno, che culminerà con la presenza, per la seconda volta consecutiva, dei musicanti e dei ballatori dell’alta Terra di Lavoro che riporteranno a Napoli, questa volta nella sua sede naturale che è P.zza Mercato, l’identità laborina attraverso la ballarella e il saltarello e pur sapendo quale è stato il nostro contributo e quello che ancora daremo lasciamo ad altri esprimere un giudizio sul nostro operato.
Volutamente nel titolo Festival della Zampogna ho omesso la parola “cultura” perchè la zampogna è cultura oltre ad essere lo strumento preferito di nostro Signore.
Di seguito due video in anteprima, in ordine di apparizione, sulle apparizioni di Angelo, Diego e Laerte
Claudio Saltarelli