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COSA HA DETTO VERAMENTE FRANCESCO PROTO CARAFA

Posted by on Mar 24, 2022

COSA HA DETTO VERAMENTE FRANCESCO PROTO CARAFA

Con l’annessione si era aperto improvvisamente un nuovo mercato per gli industriali piemontesi, che lo videro come una grande opportunità di guadagno e lo sfruttarono con l’appoggio del governo. In realtà in quel momento nel regno sardo gli imprenditori e gli uomini che detenevano il potere erano in più modi collegati e anzi si può dire che si trattava di un unico gruppo di persone con interessi comuni.

Addirittura capitava che i ruoli tra i politici e gli affaristi si scambiassero (ci furono casi clamorosi) e in una situazione del genere era naturale che i primi e i secondi si sostenessero reciprocamente. Dopo l’Unità, quindi, chi doveva decidere fece in modo che qualunque cosa servisse a Napoli, e in generale nel Sud, fosse inviata dal Piemonte e questa situazione venne descritta dal deputato Francesco Proto Carafa, duca di Maddaloni, nell’interpellanza che inoltrò il 20 novembre 1861 alla presidenza della Camera, ma che non venne autorizzato a leggere. Proto Carafa, che era stato oppositore dei Borbone ed esule politico e pertanto non può essere considerato uomo di parte, tra l’altro dice: “Intere famiglie veggonsi accattar l’elemosina; diminuito, anzi annullato, il commercio, serrati i privati opificii per concorrenze subitanee, intempestive, impossibili a sostenersi per lo annullamento delle tariffe … E frattanto tutto si fa venire dal Piemonte, persino le cassette della posta, la carta per i Dicasteri, e per le pubbliche amministrazioni. Non vi ha faccenda nella quale un onest’uomo possa buscarsi alcun ducato, che non si chiami un piemontese a disbrigarla. A mercanti di Piemonte dannosi le forniture della milizia, e delle amministrazioni, od almeno delle più lucrose, burocratici del Piemonte occupano quasi tutti i pubblici uffici, gente spesso più corrotta degli antichi burocratici napoletani, e di una ignoranza, e di una ottusità di mente, che non teneasi possibile dalla gente di mezzodì. Anche a fabbricar le ferrovie si mandano operai piemontesi, ed i quali oltraggiosamente pagansi il doppio che i napoletani; a facchini della dogana, a carcerieri vengono uomini di Piemonte, e donne piemontesi si prendono a nutrici nell’ospizio dei trovatelli quasi neppure il sangue di questo popolo più fosse bello e salutevole. Questa è invasione, non unione, non annessione! Questo è un voler sfruttare la nostra terra, siccome terra di conquista. Il governo di Piemonte vuole trattare le province meridionali come il Cortes o il Pizarro facevano nel Perù e nel Messico.”Da quanto riferito dal deputato napoletano, è evidente che il Sud divenne presto un nuovo, grande, mercato per gli imprenditori piemontesi, ma è evidente anche che il regno sardo utilizzò lo stato conquistato per risolvere i propri problemi, e primo fra tutti, quello della disoccupazione (all’epoca vera piaga per il Nord, dove era già cominciato il drammatico fenomeno dell’emigrazione, descritto, tra gli altri, da De Amicis nel racconto ‘Dagli Appennini alle Ande’). L’interpellanza (che vale la pena di leggere integralmente e non è difficile scaricare da internet) è molto ampia ed elenca anche tutti gli altri mali causati al Meridione dalla nuova situazione politica. Si tratta di un documento particolarmente significativo, perché proveniente da un autore contemporaneo a ciò che stava accadendo e per questo in grado di rendere con immediatezza il clima di quegli anni, descrivendo i fatti con realismo e partecipazione, come nessuna ricostruzione storica a distanza di tempo potrebbe mai fare.

Enrico Fagnano

tratto dal mio libro LA STORIA DELL’ITALIA UNITA Ciò che è accaduto realmente nel Sud dopo il 1860 (pubblicato e distribuito da Amazon)

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