Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Cronache dal brigantaggio e dintorni di Valentino Romano (XV)

Posted by on Mag 8, 2025

Cronache dal brigantaggio e dintorni di Valentino Romano (XV)

Il fiume della Storia trascina e sommerge le piccole storie individuali, l’onda dell’oblìo le cancella dalla memoria del mondo; scrivere significa anche camminare lungo il fiume, risalire la corrente, ripescare esistenze naufragate, ritrovare relitti impigliati sulle rive e imbarcarli su una precaria Arca di Noè di carta.

Claudio Magris

Il Lacrima Christi del Barone Ricasoli

Napoli, marzo 1862

Sbaglia di grosso chi crede che la scelta di produrre vino sia una pratica recente tra i politici accorsati: la storia, senza ricorrere a Cincinnato, è vecchia almeno quanto l’unità d’Italia.

Uno dei primi atti del barone Bettino Ricasoli, appena insediatosi dopo l’immatura ed imprevista scomparsa di Cavour, è quella di abolire la luogotenenza nelle provincie meridionali e trasferirne  parte dei compiti ed incombenze a un militare che andrà a sommare in sé la carica di Comandante del VI Corpo d’Armata a Napoli e quella di prefetto per la stessa provincia: il prescelto è il generale Alfonso Lamarmora, del quale si dice un gran bene.

I due non si conoscono ancora personalmente ma, per ragioni d’ufficio, instaurano una fitta corrispondenza che sfocerà poi in consuetudine, se non in un rapporto di vera amicizia. E dobbiamo alla pubblicazione del loro fitto epistolario se oggi possiamo leggere la storia del Lacrima Christi.

Il 28 febbraio del 1862 Ricasoli scrive a La Marmora: Eccellenza, non si metta a ridere se comincio di cosa che deve molto contrastare con le cure nostre: ma non è male dare al nostro pensiero qualche lieto indirizzo almeno per il suo riposo.

Mi pare pure giusto: anche i politici hanno diritto a qualche svago, che diamine! Le cure della nazione spesso non lo consentono e i lieti indirizzi passano in secondo piano: quando ce se ne rende conto, magari è pure tardi. In effetto mi sono ricordato forse un poco tardi delle mie antiche letizie e dove presto tornare presto: mi sono ricordato  dei miei campi e delle mie vigne e ho pensato a Lei, che mi avrebbe potuto fare cosa piacevole.

La Marmora sobbalza: vuoi vedere – pensa – che questo adesso vuole pure che gli coltivi le vigne?

Si tranquillizzi il generale, Ricasoli chiede solo che gli procuri dei magliuoli (sarments) di Lacrima Christi. Dubito che sia un poco tardi; ma il tentar e non è male . Ne vorrei un migliaio, di buone qualità, con il nome vernacolo varietà per varietà. Ella mi farebbe grande piacere se potesse procurare alle mie vigne questa qualità di vite scelta nel suo proprio territorio. Io faccio l’augurio di bevere insieme all’E.V. alla salute d’Italia la prima bottiglia…

La Marmora si rallegra certamente ma non si può trattenere da una risposta pungente: malgrado la di lei raccomandazione io non potei fare a meno di ridere quando mi vidi incaricato di una commissione agricola, del che poco o nulla mi intendo.

Comunque una preghiera del capo e pur sempre un ordine e il generale si adopera per accontentarlo: chiede aiuto al Principe di Fondi, il quale ha immensi poderi di ogni sorta. Ma costui, che non ne ha, gli indica l’unico possessore conosciuto, il Principe Ottaiano. Qui si presenta un piccolo problema: il nobile, accusato di aver favorito uno degli uomini della banda La Gala, è stato accusato di manutengolismo ed arrestato; anche se poi è stato prosciolto da ogni accusa, è poco probabile che sia disposto a collaborare. Il Principe però, come la gran parte dei meridionali, non è rancoroso e accetta di buon grado di collaborare: purtroppo la Stagione – fa sapere a La Marmora – è assai troppo inoltrata per questi pianta menti.

La Marmora chiede perciò lumi al Ricasoli che, nel frattempo, è stato sostituito alla Presidenza del Consiglio da Rattazzi e se ne è tornato alle sue amate vigne: V.E. mi dirà se vuole che io la commissione affidi per il dicembre al Principe Ottaiano, o se intende aspettare.

Nel novembre La Marmora ritorna alla carica: ieri venni a trovarmi il Principe Ottaiano per dirmi che i maglioli e le radicette di viti che ella fin dalla primavera scorsa aveva esternato di avere sono tutte pronte e che essendo propizia la stagione per piantarle, la prega a volergli indicare dove e a chi deve indirizzare.

Ormai siamo in ballo e balliamo, sembra dire La Marmora precisando che pagherei io stesso l’ammontar e di quella piccola spedizione, se pur Ella lo desidera.

Ricasoli, che in questo momento non ha un cavolo da fare, risponde immediatamente: accetto pure l’offerta che l’E.V. mi fa di pagare l’importo di quelli magliuoli. E ti pareva! Aggiunge, è vero, un timido debbo pregarla di dirmi dove io potrò rimborsare l’E.V. Campa cavallo!!! Le barbatelle vengono quindi spedite ma La Marmora non ne chiede il rimborso. Infatti Ricasoli, nell’aprile del 1864, riscrive al generale e, dopo aver precisato di non aver avuto notizie in merito al pagamento, spiega che, pagate o meno, le piante crescono stupende, e presto ne daranno frutto che io conto di bevere con Lei e alla salute d’Italia e di lei.

Fin qui la storia delle barbatelle. Il carteggio ci consente di dire il pagamento sia stato onorato o no. Io propendo per la seconda ipotesi. Anzi, quel folletto impertinente, che talvolta mi si agita dentro il cervello, mi fa pensare che non siano state pagate nemmeno al Principe Ottaiano. Una cosa è certa: c’era proprio bisogno di scendere da queste parti per procurarsi le barbatelle? Se ce le chiedevano, gliele mandavamo pure a casa e, per giunta, senza spese. La storia invece è andata  com’è andata e ci hanno fregato non solo le barbatelle del Lacrima Christi ma anche tutte le altre… lacrime!

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