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Cuma e la Sibilla Cumana – Cuma and Sibyl of Cuma

Posted by on Feb 20, 2018

Cuma e la Sibilla Cumana – Cuma and Sibyl of Cuma

Cuma fu una città della Magna Grecia fondata tra 725 e il 740 a.c., dove risiedeva la Sibilla Cumana, famosa per i suoi vaticini scritti su foglie di palma e affidati al vento.

La Magna Grecia, che comprendeva una vasta area tra l’Italia meridionale e l’Asia minore, rappresentava lo sbocco di una parte delle nuove generazioni greche che non trovavano spazio vitale nella loro terra. Era un flusso migratorio continuo teso a fondare colonie che riproducevano in piccolo la patria abbandonata. Queste colonie furono denominate dagli stessi fondatori “Magna Grecia” poiché ospitavano una popolazione di gran lunga superiore alla madrepatria come numero e per gli alti livelli culturali, economici e sociali raggiunti.

Queste migrazioni venivano precedute da una visita dell’Ecista, capo della spedizione, al famoso oracolo di Delfi, per individuare il luogo dove fondare la nuova colonia.

Cuma fu fondata da genti originarie di Cuma Euboica e di Calcide, che erano città vicine situate sull’isola Eubea a 50 km. a nord di Atene, nonché da genti provenienti da Cuma Eolica, che si trovava sulle coste occidentali della Turchia, a sua volta colonia della Cuma Euboica.

Era situata nei pressi del lago di Averno tra gli attuali comuni di Bacoli e Pozzuoli (Campania), su una collina che da un lato era protetta da un promontorio affacciato sul mare, da altri due lati da vaste paludi oggi individuate come lago Fusaro e Nuova Colmata, che la mettevano a riparo dalle mire dei vicini.

Di fronte, sull’isola d’Ischia si trovava Pitecusa, nei pressi c’erano Dikaiarchea (Pozzuoli), Partenope e Neapolis, che erano tutte colonie fondate dai greci. Queste città erano governate, come nella madrepatria, dall’aristocrazia con una forma di governo “democratico”, ognuna di esse possedeva un proprio esercito.

Da Cuma si diffuse in Italia l’alfabeto greco che fu adottato dagli Etruschi e dai Latini. Al predominio culturale seguì un predominio militare, poiché la stessa governò sul litorale campano fino a Punta Campanella. Tra il 500 ed il 400 a.c. ci furono diverse guerre tra i Cumani e i loro vicini di Capua, di origine etrusca, che si risolsero tutte a favore di Cuma, tanto che i Campi Flegrei venivano considerati come “Campagna di Cuma”.

Solo i romani ebbero il sopravvento, comunque nominarono Cuma “civitas sine suffragio” e, poiché si schierò con Roma contro Annibale, fu elevata al rango di “Municipium”, adottando la lingua latina. Ai cavalieri campani che avevano combattuto con Roma venne riconosciuta la cittadinanza romana e divennero residenti di Cuma. Essa fu scelta per la sua tranquillità e salubrità come luogo di villeggiatura dai ricchi romani.

A Cuma risiedeva la Sibilla Cumana che era la somma sacerdotessa del tempio di Apollo (divinità del Sole) e di Acate (divinità della Luna). Le varie sacerdotesse che si susseguivano nel tempo erano vergini dedicate al tempio e al loro dio. Il tempio di Apollo sorgeva sulla parte più alta di Cuma, ed era visibile dal mare a chilometri di distanza.

La Sibilla abitava in una grotta nella sottostante collina, l’ “Antro della Sibilla”, che si sviluppava con rettilineo lungo 144 metri, con volta trapezoidale, in cui erano presenti diverse aperture simmetriche. In tale grotta si aprivano delle stanze sotterranee che svolgevano il ruolo di tempio e di residenza della Sibilla. L’antro, a causa delle diverse aperture, era percorso costantemente dal vento.

Nel pavimento della grotta si aprivano delle fenditure da dove fuoriuscivano gas di natura vulcanica contenenti anidride solforosa che, aspirati intensamente dalla Sibilla, la facevano andare in trance. Da questo stato di “furore” scaturivano i vaticini le cui parole venivano riportate su varie foglie di palma, le quali poi erano esposte alle violenti correnti d’aria presenti nell’Antro (perciò i vaticini erano denominati sibillini). Le predizioni venivano lette e interpretate così come erano state mischiate dal vento.

Virgilio nell’Eneide cita la Sibilla “Deifobe di Glauco” mentre guida Enea negli inferi e gli fornisce il suo vaticinio. Ovidio parlando di Enea narra che Apollo, innamorato della Sibilla, chiese a Deifobe cosa desiderasse di più, lei prese un pugno di terra e gli chiese di vivere un numero di anni pari ai granelli di terra che aveva nella mano, dimenticando di chiedere anche la giovinezza eterna. Così visse e invecchiò per tanto tempo da diventare sempre più esile e minuta, diventò piccola come una cicala e fu rinchiusa in una gabbietta appesa nel tempio.

La Sibilla e i riti dedicati ad Apollo sopravvissero ancora qualche secolo dopo la cristianizzazione di Cuma avvenuta intorno al terzo secolo d.c.

Nel medioevo Cuma fu conquistata prima dai Bizantini e poi dai Longobardi e fu sottoposta al dominio del Ducato di Napoli. Seguì un lungo periodo nel quale la città decadde sotto le scorrerie dei pirati saraceni. Diventò un luogo di rifugio degli stessi, per la sua posizione strategica e per la presenza di numerose grotte dove i saraceni potevano nascondersi.

Nel 1207 i napoletani, sotto la guida di Goffredo di Montefuscolo, decisi a mettere fine alle scorrerie dei saraceni rifugiati attorno a Cuma, li affrontarono sconfiggendoli definitivamente e distruggendo la cittadina. Gli abitanti di Cuma trovarono rifugio a Giugliano, dove il vescovo trasferì le reliquie e il culto dei santi protettori Massimo e Giuliano.

Per molti anni Cuma rimase disabitata. Ancora nel 1600, attraverso una incisione dell’epoca, si nota l’esistenza, in rovina, del nucleo cittadino e della cattedrale costruita dove una volta era il tempio di Apollo. Durante il regno borbonico le paludi nei dintorni di Cuma vennero bonificate. Dopo la II guerra mondiale Cuma si è andata ripopolando, oggi è una frazione del comune di Bacoli.

Amedeo Maiuri, studioso di archeologia e dal 1924 sovraintendente alle antichità di Napoli e del Mezzogiorno, nel 1932 curò il recupero del sito archeologico dell’antica città di Cuma e scoprì il luogo dove si trovava l’antro della Sibilla, occultato da una frana sull’ingresso. Oggi il sito, compreso l’antro della Sibilla, è accessibile a turisti e studiosi.

La diocesi di Cuma esiste tuttora come sede vescovile titolare (cioè senza territorio ma solo come carica onorifica). Stranamente il vescovo titolare attuale è Monsignor Julio Maria Elias Montoya, di nazionalità colombiana, vicario apostolico di El Beni (Colombia).

 

versione inglese 

 

Cuma was a city of Magna Greece founded between 725 and 740 BC, where the Sibyl Cumana lived, famous for his prophecies written on palm leaves and entrusted to the wind.

The Magna Grecia, which included a large area of southern Italy and Asia Minor, was the outlet of a part of the new generation Greek who could not find vital space on their land. It was a continuous flow of migrants tended to found colonies that reproduced the abandoned homeland; These colonies were called “Magna Grecia” by the founders since housed a population of superior number to the motherland and for its cultural, economic and social performance.

These migrations were preceded by a visit of the “Ecista”, leader of the expedition, to the famous oracle of Delphi, to locate the site to found the new colony.

Cuma was founded by people originating from Euboian Cuma and Halkida, who were nearby towns located on the island Evia (Eubea) 50 km. north of Athens, as well as people coming from Aeolian Cuma, which was located on the west coast of Turkey, in turn colony of Euboian Cuma.

It was located near Lake of Averno between the current municipalities of Bacoli and Pozzuoli (Campania), on a hill on one side was protected by a promontory overlooking the sea, the other two sides it was protected by vast marshes today identified as the lake Fusaro and “Nuova Colmata”, that put in shelter from the mire of the neighbors.

Pitecusa, founded by the Greeks, was opposite, on the island of Ischia, Dikaiarchea (Pozzuoli), Partenope and Neapolis, fuonded of the Greeks, were near. These cities were ruled, as in the mother country, the aristocracy with a form of “democratic” government, each of them had its own army.

Cuma spread in Italy the greek alphabet which was adopted by the Etruscans and Latins. The cultural dominance followed a military dominance, since the same ruled the Campania coast to Punta Campanella. Between 500 and 400 BC several wars were between the Cumans and their neighbors of Capua, of Etruscan origin, which all were resolved in favor of Cuma, so that the Campi Flegrei were regarded as “Country of Cuma”.

Only the Romans had the upper hand, however, appointed Cuma “civitas sine suffrage” and because he sided with Rome against Hannibal, was elevated to the rank of “Municipium”, adopting the Latin language; Campanian knights who had fought with Rome was recognized Roman citizenship and became residents of Cuma. It was chosen for its tranquility and health as a holiday site by wealthy Romans.

A Cuma resided the Sibyl of Cuma “Sibilla Cumana” which was the high priestess of the Temple of Apollo (deity of the Sun) and Achates (deity of the Moon). The various priestesses that followed one another over time were virgins dedicated to the temple and to their god. The temple of Apollo stood on the highest part of Cuma, and was visible from the sea in kilometers away.

The Sibyl lived in a cave below the hill, the Sibyl’s Cave “Antro della Sibilla”, which was developed with a straight cave 144 meters long, with trapezoidal ceiling, where there were several symmetrical openings. In this cave opened underground rooms that held the role of the temple and residence of the Sibyl; the antrum, due to the numerous openings, was crossed constantly by the wind.

In the floor of the cave opened fissures where sulfur dioxide vulcanic gas flowed out that, sucked hard by the Sibyl, made her go into a trance, the predictions gushed from this state of “furor”, whose words were reported on various Palm leaves, which were then exposed to violent air currents present in the cave (so the predictions were called “sibilline”); the predictions were read and interpreted as they had been mixed by the wind.

Virgil mentions the Sibyl “Deifobe di Glauco” guiding Aeneas in the underworld and giving him his prediction, in the Aeneid. Ovidio speaking of Aeneas narrates that Apollo, in love with Sibyl, asked Deifobe what she wanted more, she took a handful of sand and asked to live a number of years as there are grains of sand she had in hand, forgetting to ask also eternal youth. Thus she grew old and for so long as to become more and more slender and petite, she became small as a cricket and was locked in a cage that was hung in the temple.

The Sibyl and rituals dedicated to Apollo survived even a few centuries after the Christianization of Cuma occurred around the third century AD

In medieval Cuma was conquered first by the Byzantines and then by the Lombards and was subject to the dominion of the Duchy of Naples. There was a long period in which the city declined under the raids of the Saracen pirates. It became a place of refuge of the same, for its strategic location and the presence of numerous caves where the Saracens could hide.

In 1207 the Neapolitans, led by Godfrey of Montefuscolo, determined to put an end to the incursions of the Saracens refugees around Cuma, met them finally defeating and destroying the town. The inhabitants of Cuma found shelter in Giugliano, where the bishop transferred the relics and the worship of saints and patrons Massimo e Giuliano.

Cuma remained uninhabited for many years; yet in 1600, through an incision at the time, it is known to exist, in ruins, the city and the cathedral built where there was the temple of Apollo; during the Bourbon kingdom marshes near Cuma were drained. After Second World War Cuma went repopulating, today is part of the municipality of Bacoli.

In 1932 Amedeo Maiuri, a studious of archeology, since 1924 superintendent for the antiquites of Naples and Southern Italy, oversaw the recovery of the archaeological site of the ancient city of Cuma and found the place of the Sibyl’s cave, hidden by a landslide in front of the entrance. Today the site, including the cave of the Sibyl, is accessible to tourists and studious.

The Diocese of Cuma still exists as a honorary bishop’s seat (ie without territory); strangely the current titular bishop is Monsignor Julio Maria Elias Montoya, from Colombia, Apostolic Vicar of El Beni (Colombia).

fonte

napolihistory.com 

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