Da Putin un monito: non ripetete gli errori della rivoluzione d’ottobre
La fonte è sorprendente: Putin, ex Kgb, dunque erede della Rivoluzione d’Ottobre che portò i comunisti al potere. Ma il suo discorso, rivolto ai progressisti occidentali, è una lezione di storia: attenti perché i bolscevichi, distruggendo la famiglia, cancellando la storia, cambiando il linguaggio, hanno distrutto la Russia. Non ripetete gli stessi errori
Raramente i politici fanno discorsi profetici. E’ accaduto a Putin il 21 ottobre nel corso della riunione annuale del Valdai club: si parlava di “Rivoluzione globale nel 21° secolo: l’individuo, i valori e lo Stato”. Il presidente della Russia ha fatto un discorso complesso, articolato, molto interessante, di cui prenderò in considerazione un solo aspetto: le caratteristiche e il ruolo della rivoluzione. Tenendo conto che a parlare è l’erede della rivoluzione d’ottobre, ex ufficiale del Kgb, la posizione di Putin è sorprendente: “È più facile distruggere che creare, come tutti sappiamo. Noi in Russia lo sappiamo molto bene, purtroppo, per le nostre diverse e negative esperienze”; nel 1917 la Russia “avrebbe potuto affrontare i suoi problemi gradualmente e civilmente. Ma gli scontri rivoluzionari portarono al crollo e alla disintegrazione di una grande potenza”; “le rivoluzioni non sono un modo per risolvere una crisi, ma un modo per aggravarla. Nessuna rivoluzione valeva il danno che ha fatto al potenziale umano”.
A partire da queste considerazioni, Putin analizza la situazione dell’Occidente: “Siamo sbalorditi nel guardare ai processi in corso in paesi che sono stati tradizionalmente considerati campioni di progresso”; “Alcune persone in Occidente credono in una rimozione aggressiva di intere pagine della propria storia, credono nella “discriminazione alla rovescia”, di una minoranza che discrimina una maggioranza che richiede di rinunciare alle nozioni tradizionali di madre, padre, famiglia e persino di genere. Credono che tutte queste siano pietre miliari sulla strada del rinnovamento sociale”. Ancora: “La lotta per l’uguaglianza e contro la discriminazione diventa un dogmatismo aggressivo, al limite dell’assurdo, quando le opere dei grandi autori del passato, come Shakespeare, non vengono più insegnate nelle scuole o nelle università perché si ritiene che le loro idee siano scadute. I classici sono dichiarati in ritardo perché non rispettano l’importanza del genere o della razza. A Hollywood vengono distribuiti promemoria sulla corretta narrazione e su quanti personaggi e di che colore o genere dovrebbe avere un film”; “Contrastare gli atti di razzismo è una causa nobile e necessaria, ma la nuova “cancel culture” l’ha trasformata in “discriminazione alla rovescia”, cioè razzismo alla rovescia”.
Strabiliante la motivazione che spinge Putin a tratteggiare la follia della nostra società. Historia magistra vitae: Putin vorrebbe che i fatti della Russia rivoluzionaria ci allontanassero dalla strada che abbiamo imboccato: “Quello che voglio dirvi ora è che le vostre ricette non sono affatto nuove. Potrebbe essere una sorpresa per alcune persone, ma la Russia le ha già sperimentate. Dopo la rivoluzione del 1917, i bolscevichi, appoggiandosi ai dogmi di Marx ed Engels, dissero che avrebbero cambiato le forme e i costumi esistenti e non solo quelli politici ed economici, ma anche la nozione stessa di morale umana e i fondamenti di una sana società. Abbiamo sperimentato anche la distruzione dei valori ancestrali, della religione e delle relazioni tra le persone, fino al rifiuto totale della famiglia, l’incoraggiamento alla delazione persino contro i propri cari”.
“Guardate, state attenti a dove andate! Non vi capiti di andare dove i bolscevichi avevano pianificato di andare, non solo collettivizzando i polli, ma collettivizzando anche le donne. Ancora un passo e ci arriverete”; “Ripeto, non è una novità. Negli anni ’20, i cosiddetti Kulturträgers sovietici inventarono anche un nuovo linguaggio credendo di creare una nuova coscienza cambiando i valori proprio come intende fare ora l’Occidente. E come ho già detto, hanno fatto così tanti disastri che a volte si ha ancora i brividi guardando ad essi”.
Analizzando quello che è successo non solo in Russia nel 1917, ma anche in Francia ai tempi della rivoluzione (rivoluzione che però continua ad essere osannata), viene da chiedersi: se non correggiamo in fretta la rotta, quanto tempo passerà tra l’abbattimento delle statue, la proibizione dell’insegnamento, la riscrittura del linguaggio, la cancellazione della cultura, e il bagno di sangue?
Angela Pellicciari
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